Al cuore si comanda?

21 Ottobre 2018



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Si può dare ordini al cuore utilizzando solo la ragione? Non è forse il desiderio segreto di tante madri che vorrebbero che i figli e le figlie trovassero partner affidabili e benestanti, anziché fare di testa loro? E forse è anche il desiderio di tanti, sopraffatti da amori che essi stessi reputano irragionevoli ma a cui non possono sottrarsi.

Il libro "Ragione e Sentimento", uno dei capolavori di Jane Austen, mette in rilievo due elementi che spesso sembrano stridere tra loro, quando si parla d’amore. Razionalità – intesa come buon senso -, e cuore – nel senso di passione esuberante. La scrittrice incarna queste due caratteristiche nei due personaggi principali.

Elinor, la maggiore, è equilibrata, ponderata nei comportamenti e nella buone maniere, Marianne, di due anni più giovane, è sentimentale, esuberante, un po’ scriteriata e crede che l’amore viva solo in gesti eclatanti di romanticismo e seduzione.

Corteggiata da un gentiluomo serioso e un po’ più grande di lei – ha ben trentacinque anni! -, il Colonello Brandon, Marianne lo dileggia con sua sorella, scoprendo che per il freddo indossa un panciotto di lana. Si innamora follemente, invece, di Willoughby un giovane bellissimo e frivolo, che la soccorre dopo una caduta e la porta a casa in braccio, come un antico cavaliere, riempiendola di lusinghe e di slanci passionali. Peccato che la ragazza si illuda e che il principe azzurro, superficiale e dedito alla bella vita, si sposi con un’altra donna molto benestante, riducendola quasi in fin di vita per il dolore.

A sua volta Elinor, che prova sentimenti per Edward, un giovane indeciso già precedentemente promesso a un’altra e per questo vincolato dall’onore, sopporta con stoicismo i preparativi del matrimonio del suo amato senza palesare nulla, nemmeno ai suoi cari, decisa a che il cuore non abbia il sopravvento e che la dignità e il giudizio prevalgano.

È evidente che questo romanzo di età vittoriana inneggi al contenimento delle espressioni esteriori dell’amore, ritenute all’epoca disdicevoli. Per alcuni critici, inoltre, "Ragione e Sentimento" è un elogio, da parte della Austen, dei matrimoni progettati con il buon senso, ovvero tenendo conto delle qualità morali e sociali dei coniugi, a prescindere dalle passioni. E che quindi, in sintesi, il romanzo insegni che al cuore si può comandare.

Alla fine, Marianne accetta di sposare il Colonnello Brandon, uomo generoso e anche benestante e per una serie di fortunate circostanze, l’esitante Edward, pur dopo un rovescio di fortuna, viene sciolto dalla promessa e sposa la paziente e ragionevole Elinor.

Tuttavia è evidente che Marianne si innamori veramente del Colonello Brandon, e che quindi la sua sia una scelta di cuore.  Brandon ha continuato ad amarla in silenzio, ha provveduto alla sua famiglia, l’ha vista malata e sofferente, meno bella di prima, e ugualmente il suo amore è rimasto intatto, se non accresciuto. Marianne dopo il matrimonio è radiosa, più di quanto era mai stata prima. Si scopre felice di far felice il suo Colonnello, mentre lui, rinato, ritrova verve giovanile e sorriso. C’è voluto del tempo, ma pian piano è nata un’affinità forte e sincera.

Entrambi hanno sofferto per amore: Brandon in gioventù, Marianne per la recente scottatura. La giovane, uno dei personaggi più riusciti della Austen, è cambiata profondamente dall’inizio del romanzo, ora ha chiuso con il passato e con la passata infatuazione: è alla ricerca di una nuova se stessa. E’ entrata in quello stato nascente che le permette di accorgersi finalmente del gentiluomo che le è sempre stato accanto: e di colpo ha piena consapevolezza del suo nuovo interesse per lui. La verità nel porsi l’uno all’altra ne cementa l’unione e il loro patto di rendere la loro vita reciprocamente piacevole la rende una coppia molto riuscita.

Dal libro è stato tratto un film di successo con Emma Thompson, Kate Winslet, Hugh Grant e Alan Rickman, attori talmente adatti ai loro rispettivi ruoli, che non è nemmeno necessario indicare i loro personaggi.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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