I film di Natale

3 Dicembre 2018



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A Natale e, in genere, durante le feste, uno degli svaghi più diffusi è quello di andare al cinema. In Italia ,nel giorno di Santo Stefano le sale da cinema registrano il tutto esaurito. Chi riesce poi a sfuggire alle maratone di film natalizi in tv? Di solito sono sempre gli stessi titoli, che non deludono mai l’auditel (d’altronde perché le reti li riproporrebbero in continuazione?).

Sotto una copertina e mentre fuori c’è freddo, non è mai tempo sprecato rivedere il capolavoro di Frank Capra “La vita è meravigliosa” per la quattrocentesima volta e aiutare l’angelo Clarence a mettere le ali dissuadendo dal suicidio il mitico James Stewart, o infilarci nella 34ma strada per assistere al suo miracolo, o sederci sorridendo nella "poltrona per due" di Eddie Murphy e Dan Akroyd .  Parlando poi d’amore, non c’è nulla di meglio che rivedere "C’è posta per te", che ha il suo climax proprio nei giorni decembrini, con Meg Ryan che addobba la sua vetrina natalizia pensando a Tom Hanks.

Sul versante italiano, invece,  è impossibile non imbattersi nei cinepanettoni con De Sica figlio e Boldi come protagonisti assoluti, senza dimenticare che però hanno avuto come illustri antenati De Sica padre e Alberto Sordi con "Vacanze d’Inverno" del 1959, ambientato a Cortina. Dopo  quaranta’anni la saga di "Vacanze di Natale" è stata trasportata ovunque; a New York, a Miami, in India, sempre con enorme successo di pubblico. Per chi però non ama il genere commerciale, ci sono anche eccezioni apprezzabili d’autore, dove però, sempre, se non si ride si sorride, sebbene a volte amaramente,  come  in "Baci e Abbracci" di Virzì, "Benvenuti in casa Gori" di Benvenuti, nel cinico"Parenti serpenti" di Monicelli e nel film cult di Pupi Avati "Regalo di Natale".

E’ evidente che in questo genere vero e proprio -  il film natalizio-  ci sono due filoni distinti e per certi versi contrastanti. Tanto che viene da chiedersi: perché i film natalizi americani ispirano lacrime e buoni sentimenti e quelli italiani risate e spunti grotteschi?

Se in un primo tempo chi scrive ha ritenuto la tradizione anglosassone del Natale talmente legata al capolavoro di Dickens “The Christmas  Carol” da impregnarne anche i film (La vita è meravigliosa ripropone, in fondo, uno stratagemma narrativo simile alla notte di Scrooge ), però non riusciva a individuare una giustificazione al caso italiano, il cui prodotto natalizio più emblematico è, appunto, il cinepanettone.

Da un colloquio con il critico cinematografico Enzo Latronico e l’attore e regista Corrado Calda, sono emerse alcune considerazioni.

“Essenzialmente i film di Natale americani sono diversi perché profondamente diverso è il cinema americano rispetto a quello italiano”, osserva infatti Latronico. Il cinema americano è da sempre retorico, orientato ai buoni sentimenti, figlio di una nazione compatta da secoli,  che valorizza ideali comuni, utili al senso di identità nazionale, sconfinando talvolta, nella sua produzione più stereotipata, nella melassa. Viceversa il cinema italiano è da sempre orientato verso la commedia ( commedia all’italiana), incline al cinismo e all’ ironia, tipici, da un lato, di una nazione giovane la cui costituzione risale a settant’anni fa, e dall’altro a un popolo invece più antico e quindi “scafato” rispetto a quello più ingenuo degli Stati Uniti.  Questo fa sì che, in generale, le sceneggiature italiane siano più votate alla ricerca e alla realtà nuda e cruda (il neorealismo nella sua versione nobile), senza edulcorazioni, rispetto a quelle oltreoceano.

“Nel cinema poi, sostiene Calda, gli americani hanno sempre esercitato una forte censura, perché se si toccavano certi argomenti politicamente scorretti (specialmente prima degli anni 70) questo avrebbe nociuto allo spirito patriottico; era inoltre considerato antiamericano mostrare i lati oscuri della storia e delle tradizioni”.

Per questo l’happy end serviva come sprone per credere al sogno americano. E il Natale celebrava la gloria e l’unità dell’America. C’è da dire che nel cinema indipendente americano questi canoni americani sono stati infranti negli ultimi anni, ma è ancora difficile trovare un film di Natale americano politicamente scorretto.

Se però qualcuno volesse passare il Natale a teatro anziché al cinema, allora commozione  e riso potrebbero ben intrecciarsi, grazie al grande Eduardo con “Natale a casa Cupiello” . Quando alla reiterata domanda: “Te piace 'o presepe?” finalmente il giovane protagonista risponde di sì, dentro lo spettatore si muove qualcosa che non si sa da dove arrivi e che ti fa sentire dentro la festa.  Ma Napoli è un mondo a parte, dove si ride e si piange nello stesso istante.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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