Dalla bottega al commercio online

27 Maggio 2019



Dalla bottega al commercio online
Dalla bottega al commercio online

Per molto tempo in Italia, nei momenti di recessione, la gente che non trovava lavoro rimediava mettendo in piedi piccoli esercizi commerciali: negozietti alimentari o di abbigliamento, piccole botteghe artigiane o di servizio - come parrucchieri, sarti - imprese che richiedevano un capitale modesto, davano un profitto modesto ma, in compenso, lo davano a tutti. Per cui non aumentava la disoccupazione e il tenore di vita non si abbassava bruscamente.

Non si formavano masse di disoccupati e di poveri.

Alla ripresa, molti di queste piccole imprese chiudevano, ma alcune avevano innovato, introdotto nuovi prodotti e nuovi servizi e si espandevano arricchendo il settore del commercio.

 

L’ultimo periodo in cui si è visto in Italia un fenomeno simile, è stato nella seconda meta degli anni Settanta. All’inizio di questo decennio ci fu una contrazione dei consumi, agitazioni politiche, la crisi petrolifera, disoccupazione e inflazione. Ma, proprio in questa situazione, si assistette ad un rapido cambiamento dei consumi ed in particolare un radicale rinnovamento dell’abbigliamento.

Non si affermarono solo i grandi stilisti italiani - per cui Milano divenne la capitale del pret à porter mondiale, ma sorsero migliaia di boutique di abbigliamento e di maglieria creative, innovative. Quando ci fu la crisi, molte di queste imprese sopravvissero e fu veramente il trionfo del Made in Italy e del “gusto” italiano.

 

Nel decennio successivo incominciò la concentrazione della distribuzione attraverso i supermercati e gli ipermercati, che vendevano essenzialmente prodotti alimentari e per la casa e continuò ad esistere spazio per i negozi specializzati e per l’abbigliamento di qualità. In tutto questo periodo i negozi più qualificati restarono nel centro delle città.

 

Il processo cambia rapidamente nel Duemila, quando si diffondono i centri commerciali, che sono complessi di vendita e di intrattenimento, di spettacolo, di svago che fanno concorrenza alla zona di svago e di divertimento del centro città. In molti casi sono gli stessi negozi del centro a spostarsi nei centri commerciali, spinti tanto dallo spostamento della clientela quanto dagli alti costi urbani.

È il momento dello svuotamento delle aree storiche, ma non ancora della distruzione del negozio e dell’artigianato.

Questo avverrà con il predominio delle vendite online e la formazione di monopoli sovranazionali come quello di Amazon, che hanno progressivamente allargato il loro campo di vendita rendendo obsoleti non solo i negozi tradizionali, ma anche i centri commerciali.

Sia gli uni che gli altri, ormai, servono al consumatore per vedere, toccare e provare il prodotto, che poi compreranno comodamente online facendoselo portare a casa.

Amazon si avvia a vendere di tutto e sta mettendo a punto processi di robotizzazione e di intelligenza artificiale che tendono ad eliminare tutta la mano d’opera di scelta e di imballo. Inoltre, grazie alla raccolta di informazioni personali, potrà fare un servizio di informazione e di servizio vendita personalizzato.

 

In questa prima fase della mondializzazione l’entrata nel mercato di tanti paesi con tanti varianti di prodotti ha nascosto l’effetto di distruzione della diversità e della creatività in ogni singolo paese. In Italia e già stato distrutto nel campo della moda il Made in Italy, il gusto italiano, perché non ci sono più negozi e creatori indipendenti. Nel campo delle scarpe, per esempio il mercato è diviso fra poche marche internazionali e poi vi sono prodotti nuovi che vengono dai paesi islamici, dall’india, dall’estremo oriente.

L’Italia è sempre stato un Paese ad alta creatività e di gusto elevato. Questo processo ci danneggia profondamente e rischia di isterilire la nostra vita artistica e culturale, di renderla sempre più dipendente da modelli internazionali scelti ed imposti da poche centrali usando algoritmi e interventi di intelligenza artificiale, volti a manipolare i consumatori per asservirli, vendere di più e massimizzare il profitto.

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Francesco Alberoni

Laureato in medicina, ordinario di Sociologia a Milano. Ha studiato il divismo L’elite senza potere (1963) ed è stato il fondatore della sociologia dei consumi in Europa: Consumi e società (1964). È il maggior studioso dei movimenti collettivi Movimento e istituzione (1977) e Genesi (1989), è il pioniere degli studi sull’amore: Innamoramento e amore (1979) tradotto in trenta lingue, un tema che ha continuato ad approfondire con L’amicizia (1984) l’Erotismo 1986) Ti amo (1996) Sesso e amore (2006) L’arte di amare (2012) Amore e amori (Edizioni Leima, Palermo, 2016). Con Cristina Cattaneo ha pubblicato L'universo amoroso (2017), Amore mio come sei cambiato (2019) e L'amore e il tempo (2020), Il rinnovamento del mondo. E' mancato il 14 agosto 2023.

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