Dipendenza affettiva e violenza tra partner

16 Giugno 2025



Donna preoccupata seduta sul letto di notte

Purtroppo le nostre pagine di cronaca sono così piene di episodi di violenza fra partner che sembra quasi di averci fatto l'abitudine. Questa è una triste verità e anche un segnale allarmante che ci indica che, sotto questo punto di vista, la nostra società sta andando irrimediabilmente a picco. Si parla tanto di violenza interpersonale, ci si scandalizza, si fanno cortei, si istituiscono giornate di sensibilizzazione ma poi il problema persiste e sembra non esserci nulla da fare per arginare questa ondata di odio verso il prossimo.

In questo articolo ci concentriamo sulla violenza fra partner, sfera in cui, purtroppo, le vittime sono spesso le donne. E l'occhio esterno di chi fortunatamente non vive in prima persona tale problema, tende a guardare storto e a giudicare queste donne, pensando che forse avrebbero potuto allontanarsi subito dall'uomo che diceva di amarle, senza aspettare che la situazione degenerasse. È facile giudicare quando non si è dentro a una particolare dinamica in cui l'uomo diventa sempre più prevaricatore e la donna, specialmente se ha un carattere fragile, si sottomette, si annulla, diventa una vittima. Nascono delle catene che la legano psicologicamente e anche fisicamente, perché le viene controllato il cellulare, le viene impedito di vestirsi in un certo modo o frequentare determinate persone. Se esprime il desiderio di voler uscire con un'amica viene picchiata, se si ribella viene picchiata. Infine, nella maggior parte dei casi, incontra la morte, come se la privazione della propria dignità non fosse già abbastanza umiliante. In questa spirale di infelicità, lei rimane intrappolata e difficilmente riesce a liberarsi da sola.

Si pone spesso l'attenzione su questo tema, specialmente in giornate simboliche come l'8 marzo (Festa della donna) o il 25 novembre (Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne). Negli ultimi anni però si è data finalmente più importanza alla questione anche nel resto dell'anno.

 

Rimanere in una relazione violenta: le motivazioni

Partiamo da un dato Istat secondo cui, in Italia, il 31,5% delle donne fra 16 e 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita: parliamo di molestie sessuali, violenze fisiche, stupri e tentati stupri. È curioso osservare come spesso il colpevole sia il partner, che poi sarebbe la prima persona di cui le malcapitate dovrebbero fidarsi. Invece, il marito o il fidanzato, diventa il primo carnefice e molto spesso, l'assassino (Istat, 2014).

La situazione è molto grave ma cosa porta una persona a rimanere con chi le causa violenza psicologica, fisica e/o sessuale? Estendiamo il discorso anche agli uomini che sono vittime delle donne perché ci sono eccome, seppure in percentuale minore.

Le motivazioni per cui si rimane in una relazione tossica sono diverse:

  • Si dipende affettivamente dal partner e si spera che cambi;
  • Si ha paura di subire ricatti o vendetta;
  • Non si è consapevoli che la relazione sia abusante o comunque ci si rifiuta di riconoscerlo;
  • Ci si auto-colpevolizza;
  • Si teme per l'incolumità dei propri cari;
  • Si temono ripercussioni sui figli, in particolare si vuole evitare che debbano assistere a scene di violenza;
  • Manca una rete di supporto sociale e affettivo;
  • Si è dipendenti economicamente dal partner violento.

Ci concentriamo sul primo aspetto citato, ovvero quello della dipendenza affettiva, poiché è la causa maggiore di violenza interpersonale e perché è un fattore determinante nel permanere in una condizione di violenza.

Tipologie di violenza interpersonale

Prima di addentrarci nel tema della dipendenza, facciamo una differenziazione fra le varie tipologie di violenza interpersonale.

Il termine "violenza" viene dal latino e significa "eccesso di forza". L'Organizzazione Mondiale della Sanità l'ha definita come l'utilizzo intenzionale della forza fisica o del proprio potere contro gli altri ma anche sé stessi. Questa forza è tale da determinare lesioni di tipo fisico, psicologico, esistenziale, morte e, nei bambini, problemi nello sviluppo. Dunque, per parlare di questo tema è fondamentale capire che essa si verifica quando ci sono intenzionalità, forza ed eccesso.

 

Solitamente, la violenza viene classificata in quattro tipologie:

  • Fisica;
  • Sessuale;
  • Psicologica;
  • Privazione o negligenza.

Se la violenza si verifica fra partner viene chiamata "Intimate Partner Violence" e richiama delle situazioni in cui uno fra i due esercita potere sull'altro e mette in atto comportamenti abusanti che possono coinvolgere i tipi di violenza appena elencati. La violenza all'interno di una relazione può assumere diverse forme e si insinua sempre di più in un contesto dove la dipendenza affettiva è già presente.

L’amore come dipendenza: da relazione passionale a relazione violenta

La dipendenza affettiva è un disturbo relazionale caratterizzato da un forte bisogno di avere una relazione affettiva, spesso a discapito del proprio benessere e della propria autonomia. Chi è dipendente vive il rapporto in modo disfunzionale e considera la relazione indispensabile per la propria esistenza, dunque pone il partner su un piedistallo e gli da un'importanza eccessiva, tanto da trascurare i propri bisogni e obiettivi.

La dipendenza affettiva è caratterizzata dalla paura dell'abbandono, dalla perdita di autonomia e identità, dall'eccessivo bisogno di vicinanza e dalla continua ricerca di affetto e attenzione. Spesso, la violenza all'interno di una coppia nasce proprio quando ci sono questi presupposti (Dutton, 1995). Quando emerge la violenza, chi è dipendente affettivamente non riesce a distaccarsi e subisce le conseguenze.

Ogni volta che ci si chiede come mai una persona continui la relazione nonostante ciò, si dovrebbe pensare alla complessità dietro a questa situazione e ai fattori psicologici che entrano in gioco. Chi subisce violenza è fragile di fronte alla persona da cui è dipendente affettivamente e non riesce a reagire in alcun modo, men che meno con l'allontanamento. Tra l'altro, il passaggio da una relazione normale a una tossica è appena percettibile, infatti il bisogno dell'altro esiste in entrambe. Diventa però dipendenza quando il desiderio è un bisogno molto intenso, quando la sofferenza prende il posto del piacere e quando un individuo persiste nella relazione nonostante sia consapevole delle conseguenze avverse. Conseguenze che spesso, come purtroppo ci insegnano molti casi di cronaca nera, sono tragiche.

 

Dipendenza affettiva e violenza: i protagonisti

Ci sono due figure all'interno di una relazione fatta di dipendenza affettiva e violenza. In primo luogo c'è l'abusante dipendente, ovvero un partner che dipende affettivamente dall'altro e per paura di essere abbandonato o rifiutato (Mongrain, Vettese, Shuster, & Kendal, 1998), inizia una serie di abusi.

Per lo più sono gli uomini ad abusare delle donne ma può verificarsi anche il contrario, con la differenza che gli uomini tendono a usare strategie di esternalizzazione come la rabbia (Murphy et al., 1994; Bornstein, 2006), le donne invece agiscono con strategie di internalizzazione, assumendo ad esempio comportamenti parasuicidari come l'autolesionismo. Entrambi i comportamenti riflettono l'incapacità del dipendente di gestire lo sconvolgimento emotivo dato dall'insicurezza.

L'altra protagonista è la vittima dipendente, che secondo alcuni studi ha delle caratteristiche ben precise: ha paura di essere abbandonata o rifiutata (Bush, Bush, & Jennings, 1988), è molto gelosa e possessiva, ha difficoltà nella gestione delle emozioni negative (Casillas & Clark, 2002), non si fida del partner, si annulla per stabilire una relazione simbiotica, non prova amore ma ha difficoltà a staccarsi.

Che cosa fare

Come ci si può comportare se ci si rende conto di vivere una relazione tossica, dove è presente la dipendenza affettiva? Per evitare che la situazione degeneri è possibile farsi aiutare da realtà che si occupano della situazione sia da un punto di vista psicologico, che economico e sociale. Se poi ci sono i figli minorenni di mezzo, entrano in gioco anche i servizi sociali e il tribunale dei minori.

Il processo di separazione avviene un passo alla volta e le strade sono diverse, infatti esiste la via del percorso comunitario ma anche quella della terapia, tenendo conto che la protezione dei minori è sempre la priorità. Si tratta di situazioni molto delicate in cui le figure professionali coinvolte devono inserirsi in punta di piedi, valutando i rischi per entrambi i partner. Una terapia individuale che accompagni alla separazione va pianificata con cura in base al singolo caso, prendendo in considerazione i fattori che possono interferire con l'intervento, come:

  • i sintomi, che sono specifici e cambiano da paziente a paziente;
  • l'esperienza soggettiva, comprese emozioni e sensazioni che provocano sofferenza;
  • le difficoltà economiche;
  • le relazioni interpersonali;
  • l'eventuale presenza di minori.

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