Il ruolo sociale e psicologico della casa

2 Ottobre 2020



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Un reato è considerato tanto più grave quanto più attribuiamo importanza a quello che il criminale ha violato o alla vittima che l’ha subito. Per questo, ci sono grandi differenze fra le sanzioni imposte ai ladri nelle diverse società. Nel Far West, i ladri di cavalli venivano impiccati perché questi animali erano un mezzo indispensabile alla vita quotidiana; oggi, si discute su fin dove arrivi la legittima difesa nello sparare a un ladro che entra in casa, bilanciando il valore della vita di quest’ultimo con il danno subito dalle vittime, la paura, e le conseguenze di quell’esperienza. Lo stesso problema se lo è posto un tribunale belga che ha scelto di non condannare un uomo che ha ucciso il pedofilo che aveva abusato di lui quando era un bambino. In questo caso, i giudici hanno ritenuto che la vita della persona assassinata fosse un legittimo scambio con il danno subito.

Nelle società tradizionali, chi spezza la tradizione è ritenuto reo del crimine più grave, mentre, al contrario, nelle società come la nostra, un innovatore, un riformista è considerato un elemento positivo in quanto il mutamento è visto perlopiù come progresso, miglioramento, evoluzione. Ne consegue che nelle società tradizionali chi esce dagli schemi viene condannato. Facciamo solo due esempi: oggi nel Pakistan orientale una donna vista in pubblico con la testa scoperta o che voglia aprire un’attività commerciale può essere considerata una minaccia alla stabilità della comunità e può essere uccisa dai propri famigliari che solo così possono riacquistare la stima sociale dei compaesani. E di questi casi si dice ce ne siano circa un migliaio all’anno.

Anche da noi il delitto d’onore, compiuto da un marito tradito, fino a non molto tempo fa era ritenuto un crimine, ma con l’attenuante di aver voluto riconquistare la credibilità grazie proprio all’eliminazione dell’elemento che contravveniva alle norme sociali. Oggi, l’adulterio non rientra nei reati punibili penalmente, segno perciò che non viene più considerato un’offesa all’intera società, ma un comportamento, pur riprovevole e condannabile, riguardante solo la sfera privata.

I casi descritti sono un esempio di come i concetti di devianza e di deviante siano mutevoli e varino da una società all’altra e da un periodo all’altro e di come con il loro mutare muti anche l’entità delle punizioni.

Poste queste premesse, viene spontanea una domanda: se l’effrazione e il furto nelle nostre case sono considerati reati tanto lievi da essere puniti, quando sono puniti, con pene minime, allora questo significa che i nostri sistemi legislativi e giudiziari non considerano le abitazioni un bene prezioso? Che cosa è per noi la casa? Solo quattro mura e un tetto dove ripararsi? Solo un capitale, un investimento?

Per rispondere a queste domande, occorre far qualche considerazione.

Innanzitutto, secondo le statistiche, noi siamo una “generazione indoor”, che passa circa il 90% del tempo al chiuso, tra case e uffici, scuole e negozi, ristoranti e palestre, cinema e biblioteche. In particolare, la nostra casa è uno spazio in cui trascorriamo di media circa il 59% dell'esistenza, pur considerate le variazioni dovute all’età, al genere, alla professione. Basterebbe questo per capire la sua importanza. Molti l’hanno compresa quando sono stati costretti all’isolamento domiciliare per ripararsi dal Covid-19.

In più, dei suoi spazi non siamo soltanto fruitori passivi, ma abbiamo un rapporto a doppio senso: essi condizionano certamente il nostro comportamento e il nostro benessere, nello stesso tempo, però, siamo noi a modellarli secondo le nostre esigenze, i nostri gusti. Scegliamo i colori, gli arredi, la loro disposizione e i beni da custodirvi.

L’abitazione diviene così un mix fra elementi strutturali (luce, spazi, arredi, oggetti, ecc.), il nostro vissuto costituito delle molteplici attività che vi svolgiamo, e le nostre rappresentazioni cognitive e affettive (ricordi, legami, la percezione soggettiva, il significato simbolico o l’immagine sociale attributi ai suoi elementi, ecc.)

Al di là del ruolo funzionale che assume la casa in quanto fornisce riparo dalle condizioni atmosferiche e dai pericoli, essa riveste anche tre ruoli sociali e psicologici altrettanto importanti, che sono di tipo simbolico, in quanto tendiamo a percepirla attraverso immagini, ideali, sogni, simboli, proiezioni del nostro stato d’animo; identitario, perché contribuisce alla formazione della nostra identità e alla sua affermazione sociale; e mnestico, in quanto luogo dove si depositano i nostri ricordi, le nostre esperienze, le nostre radici.

Ecco perché la casa ci appare qualcosa di sottostimato da chi dovrebbe contribuire a tutelarla e a renderla accessibile al massimo numero di persone e famiglie possibile, in modo che tutti dove vivono possano sentirsi veramente a casa, “at home” come dicono gli inglesi.

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Rosantonietta Scramaglia

Laureata in Architettura e in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito il Dottorato in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale. Ha compiuto studi e svolto ricerche in Italia e in vari Paesi. Attualmente è Professore Associato in Sociologia presso l’Università IULM di Milano. È socia fondatrice di Istur – Istituto di Ricerche Francesco Alberoni. È autrice di oltre settanta pubblicazioni fra cui parecchie monografie.

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