L’innamoramento unilaterale è un fenomeno complesso, caratterizzato dall' esperienza di provare un sentimento durevole anche quando non si è ricambiati. E in molti saggi e studi si è cercato di penetrare nel suo mistero, ricercando, talora in modo eccessivo, una spiegazione nella psicopatologia o nella commiserazione (per la 'vittima del narcisista’). Vi è però una spiegazione semplice, spesso non riconosciuta. Che sia, prima di tutto, l'esperienza di un piacere solitario di cui l’innamorato non può fare a meno. Solitamente si pensa che il piacere possa essere solo condiviso, perché l'amore, per definizione, si rivolge all'altro, è desiderio di relazione. Come può un piacere che vive di relazione, esistere anche come piacere solitario? Questo tipo di amore nasce senza essere sollecitato, è capace di durare a lungo e sopportare le più grandi amarezze, rimanendo spesso inalterato per anni. Cosa lo fa durare? Forse la sua relazione con il desiderio e con il piacere, anche se solitario? Questa è una delle spiegazioni più convincenti che si è affacciata in un recente articolo.
Non che l’amante non sappia di non essere amato. Lo sa, se ne rende conto. Si inchina di fronte al suo amato, in questo non c’è alcuna differenza tra il comportamento di uomini e donne: è grato all’altro perché l’amore che prova lo ha riunito a se stesso. Gli ha permesso di ritrovarsi.
E spesso si rende conto anche quando l’altro si approfitta del suo amore. Ma non può e non vuole fare altrimenti, perché ormai ha avuto accesso al cibo degli dei, ha superato la soglia che, dall'indifferenza e dal vuoto, lo ha riportato a sentire, a emozionarsi, ed ora non può più fare a meno del piacere di amare.
Per certi versi, l’innamoramento unilaterale richiama l’idea di un comando postipnotico, l’effetto di un condizionamento pavloviano per cui il pensiero dell’amato, la sua vista, funziona come la campanella che fa salivare il cane, attivando i circuiti del desiderio e del piacere. Ma non può essere tutto qui.
Dante ce lo esemplifica, parlando di Beatrice
(la donna mia)… dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la pò chi no la prova
Perché “questa dolcezza “è così forte? Perché non c’è piacere più intenso dell’amare e il fatto che sia solitario non ne diminuisce affatto la potenza, anzi talvolta la esalta, perché quel piacere solitario nessuno lo può togliere.
Anche il narcisista, le poche volte che si innamora, ama così, e, al cospetto dell’amato, utilizzerebbe l’antica espressione: 'Servo vostro. Mi inchino a voi, desidero farvi piacere, perché in questo io raggiungo il massimo piacere'.
Ho in mente il caso di un narcisista che, mentre sfruttava l'amore cieco di una giovane donna, era letteralmente alla mercè di un'altra, una ragazzina che lo trattava come un suo servitore. Una volta ammise che la ragazzina si faceva portare in auto da lui e lo costringeva ad aspettarlo per ore e ore. Lo stesso meccanismo che subiva da una, lo praticava con l'altra.
Ci può essere un piacere più forte?
Effettivamente l’innamoramento è un processo misterioso, ma ancora più misterioso e inspiegabile è l’innamoramento unilaterale. È sempre innamoramento? Possiamo chiamarlo nello stesso modo? Possiamo immaginarlo composto della stessa matrice, possiamo ipotizzare che possa avere la stessa portata rivoluzionaria?
Alberoni si è interrogato a lungo sul tema. Inizialmente lo aveva lasciato fuori dal perimetro di "Innamoramento e amore". Studiava solo il formarsi della coppia innamorata. L’innamoramento unilaterale, infatti, non porta alla formazione della coppia. Erano anche anni, quelli in cui scriveva Alberoni, in cui il desiderio della coppia era ancora presente. In seguito, negli anni del nostro lavoro insieme, si era appassionato al tema; avevamo cercato di penetrare nel mistero dell’amore non ricambiato. Talvolta foriero di grandi dolori, di gravi depressioni, involuzioni di vita. Ci accorgevamo, tuttavia, che altre volte c'era chi riusciva a utilizzare il proprio innamoramento unilaterale come un transfert, come un rito di passaggi. Poteva quindi farlo diventare anche un mezzo per il proprio processo evolutivo, come nel mito di Arianna.
L’innamoramento unilaterale per certi versi ha qualcosa di assurdo e inspiegabile, ma non nel mito, dal quale è trattato alla stessa stregua dell’innamoramento bilaterale. Entrambi nascono solo per volontà divina e l'unica differenza è che, per capriccio, il dio colpisce solo un individuo e non due.
Riccardo Zerbetto ha trattato il tema riprendendo la vicenda dell’innamoramento di Fedra per il suo figliastro, che finisce in tragedia. Quando Fedra realizza che Ippolito non la vuole e, anzi, è infastidito dal suo amore, si uccide, ma prima accusa Ippolito di aver tentato di violentarla. La reazione di rabbia e vendetta per il rifiuto subito porterà anche Ippolito alla morte, in un crescendo drammatico
La realtà dell'amore unilaterale
Eppure, nella maggior parte di casi, l’innamoramento unilaterale si sostanzia in un mettersi al servizio dell’altro. Non ricade nella vendetta, nell’insolenza. Talvolta può degenerare nello stalking, ma sono in casi limitati.
È assai più facile, invece, che l’innamorato desideri esprimere tutto se stesso nel suo amore, talvolta sino al sacrificio. Un sacrificio che rappresenti la grandezza dell’amore che prova e non lo sminuisca. Un dare amore sicuri che si verrà amati. Tuttavia questo non avviene quasi mai nell'innamoramento unilaterale.
È il sacrificio a cui va incontro il giovane amante segreto di un facoltoso aristocratico nel film La donna della domenica, che si mette in pericolo sino a essere ucciso per scagionare l’uomo che ama. È l’estremo tentativo per essere amato da lui, per portarsi alla sua altezza (ma solo l'amore dell'altro lo avrebbe posto in posizione di parità).
Ma questa resistenza dell’amore unilaterale come offerta e come sacrificio, è anche la realtà di fronte alla quale lo psicoterapeuta si trova il più delle volte di fronte. Una resistenza difficile da spezzare. Per la quale si deve trovare la chiave (vedi il 3 capitolo del libro L'amore e il tempo che tratta il tema della dipendenza affettiva e la sua terapia ).
Ricordo una giovane donna che si era totalmente prostrata di fronte a un uomo che non aveva meriti se non quello di essere amato da lei; il fatto di essere amato senza dover fornire una prova, in modo totalmente gratuito, lo rendeva sempre più crudele e spietato, forse per il senso di sicurezza che provava. Oppure, al contrario, per reazione a quel piacere solitario che lei provava solo per il fatto di amarlo. Provava rabbia per una gioia che lui non conosceva. Questa crudeltà era sempre presente, ma toccava il suo apice nei momenti di intimità, nei quali provava gusto nell'umiliarla. E lei scambiando per intensità erotica quel piacere di umiliarla, non se ne difendeva.
Il più delle volte l’innamoramento unilaterale non porta alla 'reazione di Fedra', non porta alla vendetta. Può portare alla tristezza, al ripiegarsi, alla perdita di energia. Ma la rabbia e la vendetta sono più facili da trovare in chi è stato amato e si accorge che l’altro non lo ama più.
L'esperienza dell’amore unilaterale, tuttavia, può essere una tappa fondamentale nel proprio percorso di crescita proprio perché risveglia, mette in moto, suggerisce un oggetto del desiderio, una meta da raggiungere e solletica le emozioni del piacere. Serve però la capacità di andare oltre, di vedere, oltre il dito, la luna.
A chi si innamora senza essere corrisposto, per questo, suggerisco di leggere il mito di Arianna. In lei vediamo cosa può fare una donna innamorata, una donna che si apre all’amore e segue il suo richiamo.
Curiosamente Arianna e Fedra sono molto vicine: sono sorelle.
Arianna è la sorella maggiore. Come vede Teseo, il giovane forte e audace che sbarca a Creta perché vuole uccidere il Minotauro suo fratellastro, se ne innamora. Lui è un uomo fatto, anticipato dalla fama, lei è una ragazzina che non conosce il mondo e la vita.
È solo grazie a lei se Teseo riuscirà a compiere la sua impresa e a essere vittorioso, per quella piccola donna. È solo grazie a lei che riesce a penetrare nella reggia e a uscirne dopo aver ucciso il Minotauro dormiente. L’eroina è la giovane fanciulla che ama.
Arianna non può fare a meno di aiutarlo, non può fare a meno di mettersi dalla sua parte. Poco dopo averlo visto, lo ha già scelto. Agisce con rapidità e determinazione, anche se mettersi con Teseo significa perdere tutto, andare contro il proprio paese, il proprio padre, il proprio fratello. Per lei, giovane e al primo amore, Teseo rappresenta l’ingresso nella vita adulta, nel nuovo mondo in cui entrerà lasciandosi alle spalle il passato.
Come tutte le persone innamorate unilateralmente che ho conosciuto, è guidata da un comando imperioso. Non c’è più un’altra strada per Arianna, non c’è un dilemma vero, scelta. La strada, l’unica che vede davanti a sé, è rappresentata da Teseo. Non c'è niente altro che Teseo.
Ma Teseo tiene a lei? No: Teseo sfrutta quel beneficio che gli è toccato in sorte senza averne nessun merito e, prima che finisca il viaggio in mare, la abbandona sulla spiaggia di Nasso. Teseo, l’eroe, la abbandona di notte mentre dorme. Da vile.
È solo allora che Arianna si risveglia, si spaventa, prova freddo e poi paura. Corre in riva mare, vede le vele gonfiarsi al vento e capisce di avere perso tutto. Si dispera e il suo pianto è quello di tutti coloro che hanno creduto al proprio amore. Arianna è rimasta totalmente sola. Sola, senza la sua gente, sola, senza il suo uomo e tradita.
Ma è totalmente perso chi ha saputo amare? Per il mito no. Perché quando Arianna ha perso tutto, ritrova tutto.
È allora che arriva a lei colui che la ripaga di tutto. Dioniso il dio della festa orgiastica. Se Teseo era un eroe famoso, Dioniso è di più: è un dio, il dio che la porterà con sé e la renderà immortale, lavando via la tristezza e riempiendo di vita ogni spazio di solitudine.
Dunque l'amore unilaterale può essere il transito per quello reciproco.