La festa degli innamorati

14 Febbraio 2019



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La Strada delle Sette Chiesette è un breve ma panoramico itinerario situato alle pendici della Rocca di Monselice, in provincia di Padova, composto da sei cappelle e una piccola chiesa.

Il percorso regala una vista incantevole sulla pianura circostante, che diventa ancora più suggestiva al tramonto e di notte. Per questo motivo, oltre ad essere meta di tanti fedeli, è stato sicuramente scelto quale cornice romantica ideale per dichiarare il proprio amore da migliaia di innamorati, la maggior parte dei quali probabilmente inconsapevoli che proprio all’interno dell’oratorio di San Giorgio, si conserva la reliquia del volto di San Valentino.

Per rendere un giusto tributo d’onore e di venerazione all’importante reliquia, ogni anno il 14 febbraio, lungo il percorso delle sette chiesette, sempre più fedeli e innamorati si mettono in marcia mano nella mano per ricevere la ‘chiave d’oro benedetta’ che permetterà loro di aprire per sempre il cuore della persona amata. Il fatto che a questo rito vi sia una nutrita partecipazione di persone di tutte le età e di ogni estrazione sociale, ci aiuta a comprendere che la festa di San Valentino non lascia indifferente nessuno. Infatti, anche se molti ostentano noncuranza, si calcola che molti single siano addirittura a rischio di una leggera depressione proprio in questo periodo.

 

Come avviene per il fenomeno della sincronizzazione spontanea dei pendoli, scoperto dal fisico olandese Huygens, per il quale se si appendono alla stessa parete due pendoli, inizialmente non sincronizzati, dopo un breve periodo inizieranno spontaneamente a oscillare all’unisono, così recenti studi hanno dimostrato che i cuori degli innamorati non solo battono più intensamente l’uno per l’altro, ma tendono anche a sincronizzarsi, a battere cioè all’unisono e con la stessa frequenza.

Nel giorno di San Valentino è come se il cuore degli esseri umani si sintonizzasse su frequenze vibratorie più alte ed è bello pensare che sia per tutti un invito – a volte dolce, a volte più traumatico, a seconda delle condizioni di vita in cui ci si trova - a non chiudersi in se stessi e a restare sintonizzati sulle frequenze dell’amore.

 

Ecco il significato del rito di Monselice: forse può essere davvero utile munirsi di una chiave benedetta per continuare ad avere fiducia nell’Altro e nell’Amore, in questi tempi di disillusione, disimpegno e cinismo conclamato che comincia fin dall’adolescenza. Parafrasando Georges Sorel, possiamo sostenere che ‘L’amore è di coloro che non sono disillusi’, perché solo se si crede all’amore ci si può mettere in gioco veramente, ci si può donare all’altro e si può correre il rischio di essere vulnerabili e sinceri. Senza questa fiducia e questo coraggio non potranno esserci nemmeno momenti indimenticabili, quelli in cui si dicono e si fanno cose che ci vergogneremmo di raccontare per quanto sono sdolcinate e romantiche, quelli in cui ci sembra di avere in un’unica persona tutto ciò che possiamo desiderare, come sostiene Alberoni, ‘la sfrenatezza, la libertà, l’eccesso, il nuovo, il futuro, l’assoluto’.

Sì, il premio per credere all’Amore consiste nel provare la gioia che provano i mistici, perché l’amore contiene sempre in sé una scintilla dell’Assoluto, e la fusione ‘mistica’ con l’amato è un’esperienza che nutre l’anima nel profondo, e ci permette di sperimentare cosa significhi vivere in pienezza.

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Marcolina Sguotti

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