Come le donne separano sesso e amore

7 Marzo 2025



Dipinto di Donna con paesaggio montuoso sullo sfondo

gentile Cristina Cattaneo,

innanzitutto le faccio i miei più sentiti auguri per essere divenuta Direttore del periodico “Alberoni Magazine”.

Il motivo per cui Le scrivo è dettato dal bisogno di chiederLe un parere sull'argomento Amore, finalizzato però soltanto alla mia conoscenza ulteriore del mondo femminile. Mi spiego.

Anaffettività femminile?

Ho notato, specialmente nelle ragazze giovani (ho 57 anni, io), una separazione molto netta tra amore e sesso, come se fosse originato da una causa di tipo costituzionale, scritto nel loro DNA, che determina il vivere l’erotismo solo sul piano superficiale del piacere momentaneo, mentre i sentimenti sono in un angolo con forme anaffettiviche.

Le porgo, come esempio tipico di quanto riportato, una intervista dell’attrice Valentina Nappi (34 anni) che rappresenta proprio per l’appunto il modo di vivere l’eros e l’amore di oggi da parte delle giovani donne:

“La “chimica” non serve a nulla, la chimica, secondo me, è bella “dopo”. Io ormai non ho più “attrazione” per una persona che vedo così. “Mi viene voglia di qualcuno”, dopo averci fatto sesso. Non c’è mai stato un “flirt” in vita mia. Il flirt ha a che fare con il potere, non ha a che fare con il “piacere”, ha a che fare con il proprio “ego”, ha a che fare con la “conquista”. In realtà ha a che fare, “il sesso come riproduzione”, solo è che un “sistema inconscio”. Se pensi solo a “godere” ti rendi conto che “l’attrazione” non è importante. Hai una “attrazione grandissima”, però quando ci scopi e anche con il bacio, “non senti nulla”. Tutto nasce dall’eccitazione”.

Dott.ssa Cattaneo, secondo lei, codesta modalità erotica del piacere possiamo classificarla con una nuova dicitura in, suggerisco io, “Cotta Ormonale”, oppure, se ci sono gli estremi per poterla identificare una infatuazione peculiare codificata dal Prof. Alberoni, un pseudo innamoramento?.

In attesa di una sua risposta e nell’inoltrarle tutta la mia stima per la passione, le intuizioni, le competenze, le ricerche che travasa nei suoi libri e nel periodico “Alberoni Magazine”, mie cordialità.

Pompeo Barbieri

 

Gentilissimo Pompeo,

La ringrazio per il supporto e per la stima che manifesta.

La questione che lei pone è molto interessante; devo confermarle che anche io osservo un cambiamento in maschi e femmine per quanto concerne il rapporto con l'interiorità e il mondo dei sentimenti, in specie giovani (under trenta).  Il campione è piccolo e forse non è opportuno generalizzare, ma mi capita di frequente di parlare, in terapia, ma anche al di fuori, con giovani uomini e notare in loro un atteggiamento di apertura, curiosità, sensibilità, riflessività che mi appaiono nuovi. Sembrano degli esploratori che si avventurano dove prima non osavano, con la consapevolezza di scendere in un mondo umbratile e cangiante di cui sanno poco o nulla. Di modo che mi viene in mente il detto di Eraclito: “I confini dell'anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie: così profondo è il suo logos”. Vogliono anche conoscere il mondo dei sentimenti, studiarlo, analizzarlo, farlo vivere nelle loro vite. E trovo questo molto bello.

Certo si può obiettare che la sensibilità non è patrimonio esclusivo del mondo femminile, ma per ragioni assolutamente comprensibili, le ragazze se ne vogliono allontanare.

Se ripenso alla mia generazione, l’attenzione a ciò che si provava o la riflessione sui propri sentimenti  e sulle relazioni affettiva - e soprattutto il desiderio di parlarne confrontandosi -  era sicuramente  molto diffuso tra le ragazze. I maschi preferivano agire, fare ciò che può avere un’oggettivazione e quasi mai parlavano tra loro dei loro amori, delle loro fidanzate. Rifuggivano le chiacchiere femminili che percepivano come un girare in tondo per il piacere di farlo, per il piacere della relazione, ma senza la volontà di arrivare da qualche parte.

Parlerei dunque per i maschi, di una scoperta, uno stupore per il mondo interiore, una spinta a conoscersi,  tra cui vedo emergere anche il desiderio di costruire un rapporto affettivo importante, formare una coppia duratura, ma anche il desiderio di avere dei figli, realizzare una famiglia.

Contemporaneamente, una tendenza da parte delle donne a lasciare liberi questi spazi della sensibilità e dell’affettività che sentono come debolezza, una debolezza da cui rifuggono, prese come sono ad affermarsi nel mondo esterno.

Di conseguenza, da parte loro c’è il voler vivere le relazioni amorosa in modo più superficiale, o a viverle sotto il segno di un erotismo più da conquista, che non si vuol  lasciare intrappolare nell’affettività. Perchè la donna sa quanto aprire il cuore non porti solo amore, ma il donarsi e la perdita delle difese.

Paura delle prime a ricadere nel mondo dei simboli femminili: la luna, la notte, l’acqua, il pozzo… per ritrovarsi poi schiave di qualcuno che le domina e desiderio di prendersi tutto ciò che si può. Anni fa ho scritto un libro di esplorazione del mondo femminile e dei suoi simboli che vedeva nel pozzo uno dei simboli più forti. Ed ero rimasta stupita nel trovare un libro scritto a più mani con i contributi delle più importanti scrittrici del Novecento che si intitolava appunto " Il pozzo segreto"  e che rimandava a questa vulnerabilità femminile mai vinta. Dunque le donne oggi, non accettano di sentirsi vulnerabili e vogliono vivere più nell'"estimità".

E aggiungo una sorta di  maggior dolcezza e insicurezza dei maschi nel relazionarsi con loro. Vedo sempre più giovani con fluenti capelli lunghi, senza essere omosessuali,  vedo il maschio acquisire una morbidezza, una bellezza che ricorda certi personaggi leonardeschi, ma se ci fa caso erano assenti dalla nostra rappresentazione del maschio sino a qualche decennio fa.

In sostanza un arretramento delle donne dal mondo interno, anche dalla casa e da tutti i temi tradizionali del femminile - la donna ha veramente il gusto del nuovo gioco di conquista dell’ascesa sociale, della carriera, dell'espressione artistica, del comando e sa bene che trini, merletti, bimbi e allattamento, la porterebbe abbastanza lontana dai suoi obiettivi. Si possono fare le due cose, ma è certo più complicato.

Sono quindi d’accordo con lei, soprattutto nel notare un certo modellarsi dei ruoli.

Non mi sento però di prendere a esempio del cambiamento le parole di Valentina Nappi che le confesso anche di capire poco, perché per la sua attività di pornostar, vive una relazione con il suo corpo, il sesso, l’erotismo e i partner in un modo certamente inconsueto e poi c'è l'effetto del personaggio. Può essere che per lei venga prima il contatto con uno dei tanti corpi e solo dopo la scelta, la soggettivazione dell'essere che quel corpo abita.

Ma tutto quanto scritto sinora non vale di fronte all'innamoramento, che è la spinta universale, uguale in tutti i tempi, a una rinascita, che va oltre gli atteggiamenti predefiniti, gli schemi, le ideologie e mette in movimento  quello che si era arenato, favorendo un incontro sempre nuovo tra due esseri umani.  Il lungo percorso da intraprendere che devono fare gli innamorati è tuttora da percorrere, ma anche tutto da reinventare, con ruoli e modalità sempre diverse, che caratterizzano ogni generazione.

Cristina Cattaneo

 

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mio come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (la nave di Teseo 2020), 1989-2019 Il rinnovamento del mondo (La nave di teseo, 2021)

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