Per introdurre questo tema ricordiamo un libro scritto da Valeria Randone "Anime in affitto" (Leima 2017). Le anime in affitto sono le donne amanti di un uomo sposato. Tutto incomincia con l’innamoramento ed è un periodo felice, pieno di speranze. Scrive una sua paziente: “Lui era presente con la sua mente e con il cuore. Quest’uomo vedeva tutto quello che facevo e sentiva le mie emozioni. Attimo dopo attimo, intesa dopo intesa, diventammo tutt’uno. Mi sentivo così attratta, così fagocitata dalla sua mente, dalle sue cure e dalla sua presenza. Non sapevo bene se essere affascinata o spaventata, ma stavo diventando forte e autonoma. Ma lui è sposato, continua ad essere sposato e a poco a poco mi sento solo una intrusa che dipende emotivamente, sessualmente in tutte le cose vitali da lui… Dipendi dalla sua telefonata, dipendi dalla sua presenza come dalla sua assenza, dipendi dalla sua domenica al mare con i figli e con la moglie che, fa male a scriverlo, ma si chiama cosi “moglie”. Il tuo umore e benessere non dipendono più da te, ma da altro da te che non puoi controllare, anticipare e soprattutto non puoi reggere a lungo.”
In questa, come in altre storie di amanti, ricorre continuamente e ossessivamente il pensiero della moglie (o della compagna) da cui l’uomo non riesce a staccarsi. L’amante non esiste socialmente, è una figura impresentabile, non ha valore mondano, di questo soffre e guarda con rancore e talvolta con odio la moglie legittima che occupa per diritto il posto che dovrebbe essere occupato per amore. La legittimità sociale è il mostro dagli occhi verdi che schiaccia la figura dell’amante, il mostro che riempie tutto il suo spazio legittimo. Di fronte alla legittimità sociale l’ordine dell’amore non conta più, viene annientato. Io che per diritto d’amore dovrei avere tutto non posso avere nulla. Io che come amante di un uomo sposato che mi ama follemente potrei avere la sua vita non ne avrò neppure una domenica.
Quali diritti rivendica l’amante se non c’è nulla di ufficiale a dividerli? La forza bruta del diritto, la forza bruta dell’abitudine, del costume della società. L’unica cosa che viene richiesta dall’amore nell’innamoramento è l’esclusività. L’amante soffre perché non ha il suo uomo tutto per sé, sposato o non sposato, con o senza figli. Perché non possono vivere insieme, dormire insieme, fare le vacanze insieme davanti a tutti, riconosciuti da tutti.
È questo in fondo il desiderio di ogni donna che ama, un desiderio antichissimo che si è espresso nelle società a noi note con l’istituzione del matrimonio, che solo nella nostra società e stato privato di valore e le coppie preferiscono convivere senza i suoi obblighi. Di qui il conflitto che esiste in ogni donna fra il desiderio di essere libera di lasciare chi non ama, di andare con chi vuole e, nello stesso tempo, il desiderio di un rapporto monogamico duraturo incrollabile e inattaccabile. La donna sposata realizza questo secondo desiderio, ma non può realizzare l’esclusività amorosa del primo, mentre l’amante realizza il primo, ma rimpiange il secondo.