I grandi e soprattutto i grandissimi scrittori possono mandare un messaggio fortissimo al loro pubblico non dicendo, ma tacendo molte cose. Il silenzio, in certi casi, proclama a voce alta quanto un messaggio esplicito non riuscirebbe a fare. Ne abbiamo un caso emblematico nel libro Anna Karenina di Tolstoj.
Tolstoj si considerava ed era un grande educatore del suo popolo o addirittura dell’intero occidente. Egli disapprovava l’infedeltà coniugale e svolge una forte azione contro di essa nel libro Anna Karenina. In parte lo fa in modo esplicito, contrapponendo le vicende normali, perbene, nel racconto parallelo della vita serena e felice della coppia sposata di Levin e Kitty, all’amore tormentato e tragico della coppia adultera formata da Anna e da Vrònskij. Ma per ottenere questo effetto egli ha operato in modo estremamente sottile proprio narrando questa seconda vicenda. Per il pubblico Anna Karenina è un libro che parla dell’amore fra Anna e Vrònskij. Ma non è vero. In realtà Tolstoj non ci dà mai in nessuna pagina del libro una descrizione dell’amore, dell'intimità, della passione fra i due. A partire dall’innamoramento improvviso alla festa in cui i due ballano la mazurka dove chi racconta è Kitty, che è innamorata di Vrònskij e vive l’episodio con gelosia, quindi dall’esterno, in modo malevolo. Poi i due amanti tornano a San Pietroburgo ma non c’è mai una descrizione del loro rapporto amoroso. Sappiamo che diventano l’oggetto del pettegolezzo critico della nobiltà che gravita attorno alla corte dello zar. Mentre Vrònskij è giustificato a far la corte ad una donna sposata, Anna viene condannata, espulsa dalla comunità nobiliare. Verrebbe riammessa solo se divorziasse e si risposasse. Ma il marito non le concede il divorzio e non le consente nemmeno di vedere il figlio maschio che lei adora. E questo lei lo ritiene insopportabile. Sotto la pressione di alcuni autorevoli amici il marito sembra sul punto di cambiare idea e di concederle il divorzio poi, però, per uno scrupolo religioso glielo nega. Nel periodo in cui il marito è ancora incerto, la donna vive isolata, ostracizzata dalla società in cui un tempo era una figura splendente e lo strazio, il dolore, il rancore che prova verso questo mondo ostile dopo un po' si rivolge anche a Vrònskij, che lei considera colpevole di non aver fatto o di non fare abbastanza per risolvere la situazione. E prova verso di lui rancore perché viene accettato dalla sua società, conduce una vita quasi normale, mentre lei vive rinchiusa in casa. L'occultamento dell’amore continua anche in seguito. Quando Anna sale sul treno sale anche Vrònskij, Tolstoj non ci racconta la loro gioia, la loro felicità, ma i tormenti, i dubbi della donna. Ogni volta che arriva Vrònskij la incalza, lei non prende mai l’iniziativa, subisce, soffre. Insomma, Tolstoj non ci mostra mai, assolutamente, i due amanti non dico felici, ma sereni. Del periodo in cui loro lasciano la Russia e vengono in Italia dove dovrebbero essere stati realmente liberi di godere del loro amore non parla. Ce li mostra dopo, al ritorno o meglio, ci mostra Anna, sempre sofferente, triste, impotente contro l’ostracismo, la sua speranza continuamente delusa. Mai i momenti di amore, ma solo i momenti del dolore, del rancore, della protesta, della gelosia, perché Anna immagina che Vrònskij abbia delle altre donne e lo rimprovera di non amarla. E poi, a poco a poco, il lento crescere del rancore, dell’odio che rivolge verso il marito, verso la società ostile e alla fine contro se stessa. Le uniche pagine di amore sono per il figlio. Non c’è lo stesso affetto per la bambina avuta con Vrònskij. L’ostracismo contro i fedifraghi si estende anche a lei. Quindi Anna Karenina non è un libro d’amore, ma un libro sull’effetto improvviso e disastroso dell’innamoramento e la storia del suo lento trasformarsi in sofferenza, rancore e odio che divora tutto.
Questo è l’insegnamento che Tolstoj con astuzia ha dato alla Russia e all’occidente: l’innamoramento è follia, se rompe le sacre regole è doppia follia, è inferno, dannazione, morte. Eppure… Eppure l’effetto è stato l’opposto. Il popolo russo, il popolo europeo, il popolo del mondo, tutte le donne del mondo si sono identificate con Anna e si sono innamorate di Vrònskij. Anna è diventata una vittima della società, del suo orgoglio, del suo arrogante potere.
Perché è successo questo, perché il compito educativo di Tolstoj è fallito, il suo attacco ha prodotto l’effetto contrario a quello che voleva? Perché anche Tolstoj non ha capito la vera natura dell’innamoramento, che è rivoluzione verso ciò che è stabilito, ordinato, imposto, è ricerca e nascita di un nuovo mondo, ingresso in una nuova patria. Non ha capito che l’innamoramento è fuoruscita dalla quotidianità, dalla servitù, dall’oppressione. Che è felicita, esperienza del divino, dell’eterno e dell’assoluto.