Il periodo che segue la fine della seconda guerra mondiale fu un periodo di pace, di ottimismo e di grande mobilita sociale. Gli Stati Uniti divennero la potenza egemonica, a New York venne costruito il palazzo delle Nazioni Unite, dappertutto ci fu la ricostruzione e, in alcuni paesi, come l’Italia, un impetuoso sviluppo economico. La gente era ottimista, ciascuno prevedeva nei prossimi anni un miglioramento economico e, soprattutto, immaginava per i suoi figli una vita più agiata della sua. Questo periodo durò fino alla morte di Kennedy nel 1963.
Allora si vide che si erano messe in moto negli Stati Uniti delle forze nuove. I giovani che si ribellavano ai costumi dei padri, i neri volevano l’eguaglianza coi bianchi, le donne con gli uomini. Tutto questo si manifestò attraverso movimenti, il Free Speech Movement di Berkeley, lo Student for a Democratic Society, gli Hippies, a cui seguirono i Black Panthers, i Black Muslim. Qualche anno dopo ci fu l’età dei movimenti in Europa che ebbero un carattere più spiccatamente marxista. Tutti questi movimenti, espressione di un disagio, furono nello stesso tempo delle esplosioni di speranza collettiva. Ciascuno annunciava l’avvento di una società libera e felice, per questo chi vi partecipava era ad un tempo entusiasta ed ottimista. I movimenti però, per loro natura, hanno la proprietà di durare un periodo breve. Alcuni, raggiunti gli obbiettivi, si spengono; altri sognano di perpetuare l’entusiasmo, lo stato nascente delle origini e di solito sfociano in delusioni.
Cosi l’età dei movimenti verso la fine degli Anni ‘70 divenne la New Age. La ricerca di un senso della vita e del destino collettivo si incarnò in culti religiosi o stregoneschi o sciamanici del passato, in pratiche buddiste, tantriche orientali. Fu l’epoca dei viaggi in Oriente, della sperimentazione delle droghe dall’LSD di Timothy Leary all’eroina dei “Ragazzi dello zoo di Berlino”. Ci fu anche un fiorire di piccoli movimenti e di piccoli culti con guru non sempre equilibrati come il profeta Jones in Guyana.
Poi si diffuse la ricerca della salute e della forza psichica individuale attraverso la psicologia. Fu un progressivo passaggio dal collettivo all’individuale, al benessere e al destino individuale, ma lo slancio vitale, la speranza erano diminuite. Dall’oriente non arrivava più una visione del mondo, un cosmo sacro, ma pratiche salutistiche usa e getta a cui seguirono analoghe pratiche alimentari. È in questo clima che si sono abbattute la recessione economica con la mondializzazione e internet. Una popolazione divisa, pronta a credere a tutto e che nello stesso tempo diffida di tutto, l’epoca delle fake news che ciascuno mette in giro secondo i propri capricci e che gli altri seguono ad ondate. Un periodo di grave instabilità emotiva e culturale in cui le paure reali sul lavoro e la professione si uniscono a scatti di collera verso le classi dominanti, un diffuso atteggiamento di sfiducia verso la democrazia parlamentare ed improvvisi quanto labili entusiasmi per leader populisti.
La mancanza di una forte fede sul tipo di quella presente nei movimenti ha lasciato il posto ad una sorta di diffidenza se non di vero e proprio rancore verso le élites politiche che hanno gestito la mondializzazione. Queste sembrano avere solo soluzioni vecchie già fallite. Sono sorti perciò molti movimenti di pura protesta come i giubbotti gialli in Francia o di sogni utopici come i grillini in Italia, movimenti di diffusa incredulità verso coloro che vengono dal vecchio establishment, che diventa credulità verso coloro che fanno promesse avventate, talvolta strampalate ma ottimistiche. Non di un ottimismo fondato sul ragionamento, sulla prova, ma di un ottimismo fondato sul desiderio, sul bisogno, sulla volontà, sull’idea che, avendo tutte le precedenti élites sbagliato, si possa senza timore tentare il nuovo, perché quello che ora si crede assurdo sarà possibile in futuro.
Per certi versi la nostra potrebbe essere chiamata una nuova “età dell’innocenza”, perché molti nuovi leader procedono ingenuamente e le masse li seguono senza pensare.