Sono molte le coppie che incominciano con quello che sembra un grande amore, ma in cui spesso ad essere veramente innamorato è uno solo e l’altro, dopo essersi fatto coinvolgere, si allontana, mentre il primo resta innamorato. In questi casi, in chi ama può restare un amore ossessivo che dura anni o decenni, e lo rende incapace di innamorarsi di nuovo.
Una cosa che molti romanzieri, sceneggiatori e registi sembrano dimenticare facendo innamorare quasi subito dopo una persona che ha perso il suo amore. Dante ne la Vita nova dice che l’amore per Beatrice gli “divora il core”. E possiamo dire che la delusione di un grande amore (spesso del primo amore), talvolta spezza il cuore dell’abbandonato, lo rende incapace di fiducia e di amore. E ci sono persone che, lasciate dall'amato con cui sono vissute quasi tutta la vita, muoiono di crepacuore. Di solito, però, l’amore deluso è seguito da un periodo di lutto che guarisce completamente solo con un nuovo amore, magari dopo moltissimi anni.
Ho presente il caso di una donna che ha avuto un grandissimo amore fra i 19 e i 25 anni. Poi, lui ha sposato un’altra e lei non è stata capace di amare per oltre vent’anni e sarà totalmente riamata solo trent’anni dopo.
Quando l’impegno emotivo è più lieve, anche il tempo del lutto si accorcia. È il caso di Hanna Arendt e di Martin Heidegger. Lei se ne innamorò quando era una ragazza giovane e sconosciuta, lui il più famoso filosofo tedesco, quindi con una forte componente di divismo. La relazione durò solo due anni dal 1924 al 1926, poi lui decise di lasciarla e nel 1929 lei sposò un altro.
All’estremo opposto abbiamo il caso di Adèle Hugo, che, innamorata del tenente Pinson, quando questo la respinge, non rinuncia, non entra in lutto, ma sviluppa una dipendenza patologica, cioè vuol essere amata a tutti i costi. Lo segue nelle Americhe, continua ad amarlo, lo cerca, gli si offre, ricorre alla finzione, al ricatto, e finisce pazza.