Moglie e buoi

23 Maggio 2023



Coppia anziana con cesto di mele in stile vintage

 I macro-fenomeni sociali si ripercuotono sui minimi e viceversa. In una società contadina, in cui l’orizzonte era il villaggio vicino, il proverbio diceva “moglie e buoi dei paesi tuoi” avvertendo l’emigrante che il nucleo essenziale della famiglia doveva essere costituito da gente della tua terra, del tuo villaggio, del tuo dialetto con lo stesso tipo di sentimenti, di costumi e di abitudini. E quando il mondo diventa pericoloso questo cerchio si restringe ulteriormente alla famiglia, ai partenti stretti. Lo vediamo nella struttura della mafia che parte dalla famiglia e considera tutti i membri dell’associazione una famiglia. L’unità fondamentale della mafia anche quando controlla sterminati imperi, resta la famiglia. E spesso si tratta veramente di parenti reali, di parenti di sangue. Gli unici che danno, o dovrebbero dare, la garanzia di fedeltà.

Ma quando l’orizzonte sociale si allarga, quando si diffonde il processo di globalizzazione, tutti gli individui del pianeta vengono a contatto con gli altri paesi. Possono trovarsi nella necessità di andare a lavorare all’estero e talvolta di fermarsi all’estero per buona parte della loro vita. Quando l’orizzonte diventa così ampio è mia impressione che si modifichi anche il fondamento della sicurezza. Volente o nolente finirai per avere dei rapporti o tra vecchi amici oppure rapporti fondati su un tipo di fiducia di altro genere, come i rapporti di lavoro, come i rapporti professionali, come i rapporti amorosi in quanto tali, slegati dai contesti familiari, slegati dal villaggio, slegati dalla città. In questa situazione il proverbio moglie e buoi dei paesi tuoi diventa obsoleto. Anzi nasce una diffidenza da legami troppo forti che possono significare in realtà una debolezza dovuta, o al desiderio di successo e di carriera nel mondo esterno, ora di pericolo per penetrazioni nel nucleo ristretto della famiglia da parte di individui ostili. In ogni caso, con l’allargarsi del mondo, accanto a un allargarsi delle relazioni, troviamo sempre un aumento delle difese, un rinchiudersi, un innalzamento delle difese. Nei processi di globalizzazione e modernizzazione si modificano anche i legami cronologici fra le classi e le generazioni. In definita si ristruttura l’asse vitale.

In questo periodo storico, con il prolungarsi della vita si è modificata la struttura dell’arco vitale. Prima c’era una infanzia fino ai 12 anni, poi l’adolescenza, una giovinezza fino ai 30 poi una maturità sino ai 50-60, segue l’età anziana dai 65 in avanti. Oggi è rimasta intatta la prima parte della vita con l’ infanzia; la giovinezza biologica è invece cresciuta smisuratamente fra i 30 e i 70 anni dove la persona pur avendo, coi criteri antichi un età avanzata, si conserva grazie alle cure, alla vita sportiva, alla ginnastica, alla intensa vita erotica e sociale. Viaggiano, fanno vacanze hanno avventure amorose, divorziano, si risposano e molti spesso muoiono improvvisamente in quello che apparentemente è il pieno della salute. È l’ingresso di una classe di età con caratteristiche nuove e originali. All’apparenza sono giovanili sani e forti nel pieno delle loro capacità e del loro successo. Hanno denaro, una intensa vita sociale, divertimenti, avventure, però in realtà il loro organismo soprattutto dopo i 70 è più fragile e soprattutto con la pensione o anche solo a causa del progresso tecnologico si trovano sull’orlo della sconfitta professionale. Se la cava chi ha accumulato cariche, ricchezza e spesso potere.

Oggi è in atto una vera gerontocrazia ma coloro che non hanno potuto accumulare ricchezza e potere spesso vivono in modo angoscioso e corrono il rischio di piombare nella miseria più nera, dover andare a mangiare alla mensa dei poveri perché non riescono più ad entrare nel mercato del lavoro e non è detto che i loro figli riescano ad affermarsi meglio di loro. La nuova generazione fa fatica a scuola, è psicologicamente più fragile, fa fatica a trovare lavoro e già fin d’ora si vede in loro un élite ristretta molto preparata e competitiva, riproducendo così, anzi accentuandola, la dicotomia che abbiamo trovato nei loro genitori.

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Alberoni Cattaneo

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