Prendiamo il caso di una giovane donna che soffre perché il suo ragazzo l’ha lasciata di punto in bianco: le dice di aver conosciuto una giovane castigliana e che ha scoperto di volere stare con lei.
La ragazza cade nel dolore. Un dolore, il dolore d’amore, che può diventare straziante e durare a lungo. È come se si finisse in una buca e uscirne richiede un percorso non facile, costellato da dubbi, domande su se stessi, sull’altro, sulla relazione.
E così accade a Marta.
La ragazza, mentre piange perché desidera le carezze che non ha più e ha nostalgia del contatto fisico perduto, non riesce più a mangiare e dormire e inizia a tormentarsi con una serie di domande:
“perché mi ha lasciata? Allora non mi amava! E come ho fatto a non accorgermene?
E se non mi amava forse è perché sono brutta, o stupida o antipatica e non lo sapevo: insomma non amabile, mentre lei la castigliana ha tutte le qualità che a me mancano… Per forza lei le deve avere”.
E poi la solitudine, la paura che succeda di nuovo…” come mi ha lasciato lui lo faranno anche altri”.
Tutti conoscono i tormenti delle domande di un amore ferito.
Però in questo caso, dopo pochi giorni Marta si riprende completamente. Si lascia alle spalle il dolore e ritrova la serenità. Si dà da fare per farsi nuovi amici e va verso di loro sorridente e gioiosa. Del ragazzo e del grande dolore non vi è più traccia.
Anzi se tu la interrogassi ti risponderebbe che lui è stato un errore, una perdita di tempo.
Come è potuto accadere?
Certo, la donna è stata aiutata a rivedere la relazione che aveva con il suo ragazzo da tante angolature diverse, dalla terapeuta a cui si era rivolta. E si era resa conto che di lui sapeva pochissimo, che molte cose che faceva realtà la infastidivano. E aveva rivisto molti atteggiamenti che non apprezzava…
Ma in realtà la terapeuta l’aveva solo aiutata a capire che non era realmente innamorata. E da li ad accorgersi che quel ragazzo non era l’uomo dei suoi sogni, che l’aveva caricato di fantasie che ora poteva lasciar cadere, il passo era stato breve.
Ed è vero che spogliato dalle nostre fantasie d’amore proiettate, l’altro ci appare ridimensionato.
Ma questo processo così rapido funziona solo se non amavamo veramente, come sanno tutti coloro che hanno dovuto attraversare il dolore della perdita vera. Allora anche vedere i difetti di chi amiamo non è sufficiente per sciogliere il legame.
Eppure accade con frequenza di ingannarsi su ciò che proviamo veramente. Come è possibile non sapere se amiamo? E soffrire per qualcosa che in realtà non ci corrispondeva nel profondo?
Questo avviene perché l’innamoramento non è l’unico legame che nasce nell’ambito della vita amorosa ed erotica.
Vi sono infatti incontri e situazioni in cui veniamo profondamente coinvolti, in cui ci sembra di non poter vivere senza quella persona; situazioni nelle quali il nostro attaccamento sembra in tutto simile a un innamoramento, ma non lo è.
Perché l’innamoramento non è solo stare bene piacersi, fare l’amore, andare per mano, ridere, farsi compagnia, darsi supporto, essere amici.
Nell’innamoramento vi è un elemento che va al di là di tutte queste esperienze pur intense e le trascende. Ci permette di accedere a uno stato diverso, lo stato nascente, che produce una trasformazione della nostra intera personalità e contemporaneamente in quella del nostro amato. E queste trasformazioni si riflettono sulla vita. è come se ci risvegliassimo. E il questo legame, una volta creato, non si può distruggere a nostro piacimento.
Scrive Francesco Alberoni in Innamoramento e amore:
“Lo stato nascente è la rivelazione dell'essere che dice si, che si apre”.
Per capire se siamo innamorati, non dobbiamo mai focalizzarci sul nostro sentire, sull’intensità dell’attrazione che proviamo, sul desiderio dell’altro, sulle nostre sensazioni ed emozioni. Non sono mai un buon indicatore. Ma su tutto il resto che accade nella nostra vita. Guardare sullo sfondo.
Eravamo fermi da tempo e ci siamo messi in moto? Abbiamo sentito nascere o rinascere in noi degli imperativi forti e di doverli realizzare? O abbiamo solo pensato di cambiare la tappezzeria del salotto?
Nel vero innamoramento non c’è solo la relazione orizzontale tra due persone, ma entra in campo una relazione con la verticalità, con ciò che vi è di più alto. Ed è realmente come se anche noi ci innalzassimo al di sopra della vita quotidiana e potessimo vedere con chiarezza dove dobbiamo andare. Insieme.
Le infatuazioni
In realtà il legame tra Marta e il suo ragazzo, dunque non era un innamoramento. Alberoni ha chiamato questi attaccamenti, infatuazioni. Sono legami che a prima vista appaiono in tutto e per tutto simili all’innamoramento per intensità, ma si differenziano perché una volta raggiunta la soddisfazione del desiderio che implicavano, si placano e l’attaccamento amoroso finisce.
Le infatuazioni rispondono a bisogni che le due persone che si incontrano sentono in quel momento.
Marta aveva seguito il principio del piacere e il principio di evasione
la ragazza ha una visione molto romantica dell’amore e la sua vita attuale ha ben poco di romantico. Per questo aveva deciso di partecipare a una uscita in barca a vela di notte. L’atmosfera era veramente incantata, lo skipper aveva gettato l’ancora, avevano acceso tanti lumini e passato la notte sotto le stelle. Questa esperienza aveva prodotto in lei una fortissima impressione, un senso di comunione con la natura e il mare - e in quel contesto si era trovata vicina al ragazzo e tutto le era improvvisamente apparso magico. La magia del momento si era trasferita sull'incontro, sul ragazzo.
Vediamo i due meccanismi in gioco
Il principio del piacere è il primo fondamentale meccanismo erotico amoroso. Noi vogliamo bene, stiamo volentieri con le persone che ci fanno stare bene, che ci capiscono, che ci divertono, che ci coccolano, ci accarezzano, si rivolgono a noi con paroline dolci, rendono la vita gradevole: cioè che ci danno piacere. Il principio del piacere è quello al quale si è sempre usato Freud, spiega moltissimi legami erotici, ed è alla base dell’amicizia.
Il principio di evasione. Il ragazzo di Marta viveva al mare, in un posto bellissimo e la portava in barca. Andare da lui era ogni volta una vacanza. Era felice di lasciare il posto dove viveva che non le piaceva e quindi, una parte del suo attaccamento era d desiderio di fuga, di evasione.
Anche il ragazzo condivideva con lei questi due meccanismi, a cui dobbiamo aggiungerne un terzo:
La conquista e il dominio. Alcuni uomini e donne desiderano ardentemente una persona perché a loro piace la conquista. È il meccanismo dei seduttori, pensiamo a Casanova che ama la donna vuole farla innamorare, renderla schiava ma il suo amore cessa istantaneamente non appena c’è riuscito. Quando l’ha dominata la lascia e gli diventa indifferente. E questo è quello che era accaduto al ragazzo di Marta, che dopo la conquista aveva esaurito il suo interesse e l'aveva sostituita per continuare a provare il piacere della conquista.
Conoscere l'alfabeto della vita affettiva fa la differenza.