Se dici “ “sfumature” che siano grigie o nere, ormai significa “erotismo”.
Quel lemma si è conquistato quel significato. Impatto enorme dei libri di E.L. James e dei film diretti da Sam Taylor –Johnson (grigio) e James Foley (nero). E poi i personaggi Anastasia e Christian, modelli di potente erotismo bondage. I due film sono in uscita in dvd, un cofanetto. E ritengo che possano essere lo spunto per una retrospettiva sull’erotismo, che certo non è stato inventato dalle “sfumature”. Il concetto è decisamente personale, ma dico che non è indispensabile l’ hard, ma può bastare un “quanto” magari non definibile e non esplicito per essere funzionale all’”erotico”.
Possiede potenza erotica la sequenza dove a Goldie Hawn si alzano le gonne per il vento e Mel Gibson la guarda da sotto, in Due nel mirino. Nelle varie classifiche, soprattutto americane, in quel senso, la sequenza apicale sarebbe quella di Burt Lancaster e Deborah Kerr avvinti nella risacca in Da qui all’eternità. Erano gli anni cinquanta, e così i due erano rigorosamente in costume da bagno. Gran momento di cinema, certo. Una piattaforma potente e di qualità, anche letteraria (James Cain), è Il postino suona sempre due volte. Nella versione di Bob Rafelson Jessica Lange e Jack Nicholson fanno sesso sul tavolo in cucina. Ricordabile. Così come in Brivido caldo (ma è sempre “postino”) William Hurt e Kathleen Turner gemono dolorosamente -sono in colpa- sudati nel buio.
Il richiamo letterario evoca altre due grandi firme, Nabocov per Lolita e la Duras per L’amante. Gli ammiccamenti erotici che Kubrik fa trasmettere da Sue Lyon non sono espliciti ma finiscono per essere molto di più. Era il 1962, ancora non si poteva mostrare tutto. La storia di sesso de L’amante di Annaud del 1991, poteva permettersi di essere più trasparente. Il comune denominatore delle due vicende è l’adolescenza, che finirebbe per sfiorare la pedofilia. Come non citare la “morbosità” d’oriente: L’impero dei sensi, di Oshima fece epoca e fece... emulazione.
Poi c’è quella che possiamo chiamare “classicità”. Tom Cruise e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, ancora di Kubrick. Si amano, non si amano? Certo sono problematici ed eccoli nudi, tristi e bellissimi davanti allo specchio. Erotismo... latitante. Antonio Banderas e Angelina Jolie, altri modelli perfetti, si scatenano in Original Sin. Sono a letto, nudi, fanno sesso (non hard) a lungo, si contorcono, urlano. Ma c’è troppo poco da indovinare. Poi c’è Basic Instict, con le famose gambe accavallate della Stone. E ancora 9 settimane e mezzo, con Mickey Rourke e Kim Basinger, insieme metaforico e dichiarato (la sequenza davanti al frigorifero) che non fece neppure scandalo.
In Rivelazioni Demi Moore si avventa sul pube di Michael Douglas come una forsennata. All’erotismo serve altro. E come dimenticare Ultimo Tango a Parigi. Una leggenda se vogliamo, con tanto di rappresentazione e di idea. Chi non ricorda la performance di Marlon Brando e Maria Schneider con quella sodomizzazione favorita dal burro. Divenne culto per molti versi, anche in chiave di regia e di verità. Bertolucci, fedele alla sua attitudine morbosa, artistica naturalmente, non disse nulla alla ragazza, che si trovò immersa in quella pratica improvvisamente, senza preparazione. Maria non era un’adolescente, aveva vent’anni, ma disse sempre di essere stata sconvolta da quell’episodio. Anche “Ultimo Tango”, creò emulazione. Più dell’oriente. C’è dell’altro: nelle solite classifiche di merito Brando venne messo al primo posto del sesso, di tutti i tempi. Qualcuno organizzò a Parigi un ambiente con tanto di cartonato a grandezza naturale del divo, dove gli utenti, uomini e donne, potevano entrare e... lasciarsi andare alle fantasie.
E ancora in questa chiave, evoco una delle donne più erotiche del cinema di sempre, Brigitte Bardot. Qualcuno ha scritto che oltre al suo contributo artistico, certo cospicuo, Brigitte ha svolto anche una benemerita funzione terapeutica, curando i foruncoli ad alcune generazioni di adolescenti. Infine, un’altra eroina dell’erotismo. Ne Il principe e la ballerina, di Laurence Olivier, Marilyn indossa un abito bianco attillato, tanto che le si vede quella che Tarantino chiama “la pancina”. E’ in una stanza regale, dalla strada arriva il suono di un organetto. Marilyn comincia a ballare, coi suoi fianchi, col le sue spalle, fa passetti avanti e indietro. Vestita di bianco, semplicemente. Altro che erotismo.
Certo, è Marilyn.