La freccia di Cupido

20 Marzo 2025



Rispetto ai nostri antenati, nonne accovacciate nelle risaie piemontesi, lavoratori delle zolfare, delle fabbriche, contadini dalle giornate interminabili senza materiale motorizzato, dovremmo tutti rallegrarci dei notevoli progressi conseguiti da allora, le fatiche che doveva sopportare il nostro corpo, ormai passato al benessere raggiunto grazie alla palestra e al salone di bellezza.

Nell'era della comunicazione di massa, occorre riconoscere che tutte le idee più sorprendenti dilagano, dalle raccomandazioni papali, che oscillano dal piacere sessuale inteso come dono di Dio che porta ad amarsi e procreare, alla condanna della lussuria e degli scritti ad essa attinenti; teorie e confusione sembrano prevalere su ogni riscontro che riveli l'erotismo dai primi turbamenti adolescenziali all'età più avanzata, in una società che si è talmente vantata di aver operato la rivoluzione e superato ogni tabù, prodotto culturale e commerciale estremamente redditizio, che possiamo chiederci cosa rimane, a sessant'anni di distanza, della speranza di quegli anni, ormai assimilati o “museificati”.

Ma tra amore e sessualità possiamo chiederci: “E l'erotismo? Cos'è, o cos'è diventato?”.

Georges Bataille («L'erotismo», 1957) scriveva:

«Dell'erotismo si può dire, innanzitutto, che esso è l'approvazione della vita fin dentro la morte. A dire il vero, questa non è una definizione, ma ritengo che una simile formula possa dare più di ogni altra il senso preciso dell'erotismo. Se fosse richiesta una definizione esatta, bisognerebbe senza dubbio prendere le mosse dall'attività sessuale di riproduzione, di cui l'erotismo è una forma particolare. Tale attività è comune agli animali sessuati come all'uomo, ma a quanto sembra solo quest'ultimo ha fatto della propria attività sessuale un'attività erotica; ciò che differenzia la semplice attività sessuale dall'erotismo, è una ricerca psicologica indipendente dal fine naturale insito nella riproduzione e nella cura dei figli».

In altri termini, l'erotismo è cultura e non può sfuggire all'ambiente in cui si sviluppa.

Bataille riprendeva le tesi freudiane per rivestirle di dimensione sociale.

Ma fu Francesco Alberoni che per primo («L'erotismo», 1986) ebbe l'immenso merito di differenziare l'erotismo nella donna e nell'uomo, e considerarlo nella sua dinamica.

Affrontò il tema con queste parole:

«Certamente le differenze fra maschi e femmine sono il sedimento di millenni di storia e di oppressione. È solo da qualche decennio che i rapporti fra i due sessi stanno mutando. Ciò che oggi ci sembra naturale e perenne, non esisterà più un giorno. Studiando l'erotismo non descriviamo uno stato, ma un processo. È la prima volta, nella storia dell'umanità, che donne e uomini si osservano a fondo per capirsi. Per capire devono identificarsi, assumere il ruolo dell'altro».

Sin dalle primissime righe del saggio, avvertiva:

«L'erotismo si presenta sotto il segno della differenza. Una differenza drammatica, violenta, esagerata e misteriosa».

Sicuramente, per mettersi nei panni dell'altro occorre riconoscergli una differenza e considerarlo come un altro trattato alla pari: è un approccio, un intento, che consiste nell'immaginare cosa si farebbe al suo posto (è il limite dell'empatia), non di saperlo (sarebbe un'illusione), come spesso capita per un genitore con il suo bimbo o un professore con l'allievo.

Se l'erotismo è un processo, ovvero un fenomeno socioculturale dinamico in perpetuo mutamento, viene per forza definito rispetto a un territorio e un'epoca.

Per esempio, Diotima, la sacerdotessa del «Simposio» di Platone, che sull'Amore «era sapiente in questo e in molte altre cose.», rispecchia uno stato, non un processo, e se ci riferiamo all'antichità, le donne stanno sempre nell'ombra di un personaggio maschile, Dioniso e le sue baccanti ad esempio, o come mero pretesto a conversazioni maschili. L'amore e l'eterosessualità non vengono elogiati. Le donne neanche. Di fatto, se non una sacerdotessa che alimenta le dicerie, il dramma propone ai tempi soltanto protagoniste femminili sempre bollate dalla maledizione, come Antigone, Pandora o Medea a livelli diversi, ma senza via di scampo. E persino le frenesie orgiastiche non conducono le baccanti al piacere, bensì a ubriachezza e follia.

L'eredità dell'Ottocento

Nei secoli precedenti, da Sandro Botticelli a Antonio Canova, il nudo sfuggì, almeno in nome del bello, al giogo del divieto. Le feste galanti ispirarono compositori e autori teatrali, ma il pubblico interessato formava un cerchio ristretto, iniziato.

L'Ottocento, con un precursore del ‘simbolismo’ in letteratura come Baudelaire (morto nel 1867), e il ‘realismo’ in pittura (Gustave Courbet, con opere come «Lo studio del pittore», 1855, e soprattutto «Il sonno» e «L'origine del mondo», 1866), ha probabilmente scosso la società borghese ben oltre le Alpi, il Reno, la Manica o persino l'Atlantico, mentre i precetti della morale cristiana ridotti a raccomandazioni del clero, venivano contrastati dal fermento di pensieri disordinati, dalle idee anarchiche a quelle del socialismo nascente, dall'anticlericalismo all'ascesa di una nuova borghesia.

Prima di Courbet, Eugène Delacroix, al quale lo stesso Baudelaire aveva dedicato un poema per il dipinto «Tasso in prigione», con «La morte di Sardanapalo» (1827), aveva già trasgredito i canoni dell'epoca, e scrisse in proposito:

«L'uomo porta nell'anima sentimenti innati

che non saranno mai soddisfatti dagli oggetti reali,

ed è a tali sentimenti che

l'immaginazione del poeta e del pittore

darà forma di vita».

Mentre le popolazioni autoctone dell'Africa beffavano i coloni per la cosiddetta posizione del missionario, Baudelaire aveva scritto vari poemi che dicevano ben altro.

Citiamo tre versi tratti da «Donne dannate», che illustrano qualche volta  «Il sonno» di Courbet:

«Forte bellezza in ginocchio davanti all'esile bellezza,

superba, fiutava voluttuosamente

il vino del trionfo e si distendeva verso di lei,

come per raccogliere un dolce ringraziamento!»,

o ancora il corto «Lola di Valenza»:

«Tra tante bellezze comuni che si vedono,

capisco, amici, il vostro indeciso desiderio:

ma in Lola di Valenza si vede scintillare

il fascino inatteso di un gioiello rosa e nero!».

Dal canto suo, Courbet dichiarò rivolgendosi alla critica:

«Sì (…) bisogna incanaglire l'arte. Da troppo tempo fate dell'arte perbenista impomatata».

Arte e morale, difficilmente vanno d'accordo. Non per nulla, tutte le dittature si accaniscono contro le arti per imporre i ‘creatori del regime’ o bandire tale o tal'altra forma di espressione.

Ma oggigiorno, cosa dire delle celebrità dello spettacolo, plasmate da direttori artistici, che vengono presentate sul palco nei panni della trasgressione, apparentemente in opposizione con il sistema che le ha originate?

La trasgressione

È sempre interessante riferire che per comporre il suo elenco delle devianze sessuali Freud si ispirò ampiamente a Donatien de Sade, mentre nell'erotismo è il consenso che prevale.

Perciò, possiamo considerare tre livelli di trasgressione: non tener conto del consenso, con l'esempio più comune, lo stupro; contravvenire a leggi generalmente sottintese e tacite, non ben definite, quello che ciascuno di noi fa a volte; e tra queste due eventualità, volutamente di  comune accordo, superare alcuni limiti, finora prefissati o constatati.

La trasgressione, comunque, rimanda a una norma, e in materia di sessualità sembrerebbe poco ragionevole fissarne una, se non riguardo ovviamente ad atti criminali.

In amore poi, non è esagerato affermare che la norma finisce con il soffocare i sentimenti, e la normalità ancor più.

Perlopiù, dovremmo considerare che non si trasgredisce per vizio, bensì con la speranza di svelare un mistero inaccessibile.

Ogni epoca possiede culturalmente un faro, che nel secolo scorso si è spostato dall'Europa all'America, la città di New York, per l'appunto, e a partire dagli anni Sessanta, sull'Oceano pacifico, Los Angeles e San Francisco, alla California e il sogno che suscitava, tra Hollywood e il movimento ‘hippie’.

Trasgressione, lussuria? Niente affatto! Un recente studio del California Health Interview Survey stimava che durante la pandemia da Covid-19 il 38% dei giovani tra 18 e 30 anni non aveva avuto partner sessuali, ma poi, la percentuale raggiungeva il 22% della medesima popolazione.

Sebbene il nesso risulti difficile da stabilire, possiamo ipotizzare che il realismo che governa il ‘mondo avanzato affoghi l'erotismo, o ancora, che questo realismo puro e crudo, che vanta il perpetuo superamento di ogni tabù, senza nulla da trasgredire non sia più in grado di proporre incontri che originino una dinamica nuova.

Alberoni scriveva:

«La contraddizione intrinseca dell'erotismo lascia aperte due sole strade: quella della rimozione e quella della dissimulazione. E, di fatto, nel mondo, vi sono due culture erotiche totalmente diverse. La prima è costruita sul registro della verità e della rimozione. La seconda dell'immaginario e della dissimulazione».

 

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Michel Besson Bernasconi

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