Questo articolo è stato pubblicato sul Magazine nel dicembre 2019 ed è poi confluito nel libro "1989, 2019 Il rinnovamento del mondo" (ed La nave di Teseo), lo riproponiamo alla lettura (ndr.)
Nel 1941, in piena guerra mondiale, un prigioniero politico del fascismo, Altiero Spinelli, isolato nell'isola di Ventotene, ha steso un documento mirabile buttando le basi della trasformazione dell'Europa in uno stato federale.
Per realizzare questo obiettivo Spinelli non conta sul consenso popolare, sulla nascita di un movimento europeista di massa e non conta nemmeno sulla gran massa dei politici eletti perché questi, come il popolo, sono ancora imbevuti di sentimento nazionalista. Pensa alla loro patria, alla loro nazione, alla sua potenza. Il progetto europeista perciò non può essere generato dal basso, ma solo dall'alto. Da una élite che, vedendo il futuro, accetta l'idea che uno stato europeo può funzionare lo stesso, solo che si assuma compiti limitati e lasci amplissime libertà. Il Manifesto di Ventotene perciò appare oggi di stretta attualità ed è da esso che si può partire per costruire una nazione europea.