Il mito di Perseo e Medusa alle origini del conflitto di genere

26 Ottobre 2024



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Di Perseo sappiamo che era figlio di Danae e di Zeus: per lei Zeus fece una delle follie trasformative arrivando a mutarsi in pioggia dorata così dal tetto potè fecondarla, nonostante il padre Acrisio l’avesse rinchiusa in una torre per sottrarla alle insidie del dio.

Alla nascita, non voluta, del piccolo Perseo, Acrisio fece rinchiudere madre e figlio in una cassa di legno e li fece buttare in mare.

Per volere di Zeus, tuttavia, la cassa rimase a galla e, raggiunta l'isola di Serifos i due vennero accolti dal re dell'isola, Polidette.

Con il passare degli anni, anche Polidette si invaghì di Danae salvo che, per poterla sposare decise di, se non uccidere, esporre Perseo a delle “prove” durissime.

Fu lui a chiedere a Perseo di portargli la testa dell'orribile Medusa, unica delle tre Gorgoni ad essere mortale, con testa umana e serpenti per capelli, mani di bronzo e ali d'oro, talmente spaventosa da pietrificare chiunque.

Perseo riuscì a superare le prove anche grazie all'aiuto degli dei: Ermes gli donò i sandali alati e la spada, Ade gli donò un elmo che rendeva invisibile chi lo indossava. Atena gli diede lo scudo di bronzo grazie al quale uccise la Medusa guardando la sua immagine non direttamente ma riflessa nello scudo.

Il mito di Perseo e Medusa alle origini del conflitto di genere

Tornato a Serifos con la madre, Perseo mostrò la testa della medusa a Polidette che restò pietrificato all'istante. Pur volendo sfuggire alla profezia e nel tentativo di riconciliarsi con il nonno Acrisio, Perseo, durante un torneo di lancio del disco, “involontariamente” colpì Acrisio dando compimento al destino cui era condannato … forse a monito della perversa volontà di mantenere un potere che non si accetta di dover trasferire nel rispetto della legge ineluttabile che la Natura prevede (neppure in vista di un nipote).

È questo un mito che più volte ho cercato di memorizzare senza mai riuscirci e al quale ho accettato di “arrendermi” quando ho avuto l’occasione di immergermi nei luoghi dove si è generato.

Più che descrivere il mito, mi sono concesso di rievocarlo con un linguaggio più immaginifico, che non pretende di essere poetico ma solo un tentativo di sintesi della polisemia dei temi che intreccia.

Ho anche cercato di rapportarlo a un tema esistenziale che si rende drammaticamente attuale nel dramma dei femminicidi che ancora oggi vergognosamente affligge la nostra società, e che ha, nell’uccisione prima di Chimera e poi di Medusa un suo paradigma archetipico. Da esso ci si può dissociare in quanto eroico, pena il riprodurlo come esplicitamente Jung ci mette in guardia di fare, in misura proporzionale a quanto non ne assumiamo consapevolezza e corresponsabilità.

Ne è in qualche modo testimonianza l’espressione dolente, più che trionfante, del volto dell’eroe nella splendida statua del Cellini, come indicando il compimento di un atto dovuto ma nello stesso tempo accompagnato dal dolore per averlo compiuto. Ricorda il dramma di Oreste che, pur avendo controvoglia adempiuto al mandato di Apollo di vendicare l’uccisione di Agamennone da parte di Clitennestra, impazzisce per l’orrendo atto matricida che le Erinni non gli perdonano.

Questo è un racconto che, in chiave evemeristica, cioè sostenendo che gli dei rappresentino soggetti umani divinizzati, riconduce ad eventi anche storicamente avvenuti e pone interrogativi interessanti.

Ad esempio, il rapporto tra la cultura micenea (Argo) e quella cicladica con i collegamenti marini che già in epoca arcaica erano frequenti tra la terraferma e le isole già a partire dal secondo millennio a.C. Tale rapporto emerge anche dal racconto riportato da Nonno di Panopoli nelle sue Dionisiache, nel quale, tra le diverse versioni sul destino di Arianna, riporta anche quella che la vede al fianco di Dioniso perire ad Argo per mano di Perseo.

Poi, il tema pervasivo nella storia greca ma forse universale, stando anche a quanto insistentemente richiama nel “complesso edipico” che evoca non solo l’incesto ma il parricidio allo stesso collegato.

J.P .Vernant fa una lettura sul mito sulla scorta della Psicologia storica di Mayerson, e dà maggior importanza al conflitto generazionale di potere che non al legame affettivo con il genitore (eterosessuale).

Interessante è anche il mitologema che riguarda l’opinione che possiamo farci circa la concupiscenza di Zeus: quanto di peggio ci si possa aspettare da un dio “serio” o immagine di una generatività esuberante che ha popolato il mondo di dei ed eroi (basti pensare ad Apollo, Dioniso, Artemide, Eracle oltre che Elena e i dioscuri e, pare, la stessa Persefone) di cui da millenni si nutre l’immaginario di noi mortali.

Una pregevole recente pubblicazione di Marina Valcarenghi richiama una Passione necessaria che può affliggere anche il Padre degli dei oltre che i poveri mortali.

Richiama pure quello del rapporto conflittuale e arcaico tra il maschile e il femminile che ci viene presentato come scontro tra un eroe che si fa carico di fregiarsi di aver ucciso due immagini mostrificate del femminile sotto forma di Gorgone-Chimera e giovane donna trasformata in mostro dai capelli-serpenti in Medusa.

E che dire della generazione di eroi che inaugurano il passaggio dal matriarcato al patriarcato come Apollo (paradigma divino di riferimento), Eracle, Teseo, Perseo, Bellerofonte tutti impegnati in imprese contro mostri spesso al femminile come Medusa, Chimera o Gorgone o “Figlie del sole” come Medea, Pasifae, Arianna, Fedra?

Inoltre, il passaggio testimoniato dagli eroi della Licia come Glauco, tema quest’ultimo che pone drammaticamente il quesito sulla “giustizia e bontà” degli dei nel mondo antico che, specie in questo caso, ci narrano di una giovane donna perseguitata dalla passione di Poseidone e non protetta dalla dea Atena nonostante ne fosse la sacerdotessa e in più giustiziata da Perseo per aver reagito con una ira funesta.

Tema ad “incastro fatale”, è interessante la rilettura del mito fattane ancora da Marina Valcarenghi che nel suo pregevole testo sulla Aggressività femminile afferma “Sembra essere successo qualcosa in tempi molto lontani che ha indotto la compressione dell'aggressività non di una ma di tutte le donne, qualcosa che potrebbe essere una mutazione istintiva legata a uno stato di necessità, forse a esigenze conservative della specie”.

Nel confronto tragico tra Perseo e Medusa si consuma l’archetipo di un conflitto di potere e di genere che esita nel femminicidio e che ancora grava sulle coscienze ed i comportamenti che “agiscono”, più spesso inconsciamente, le relazioni tra il Femminile e il Maschile.

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Riccardo Zerbetto

Riccardo Zerbetto è psichiatra e direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt (www.psicoterapia.it/cstg). Già presidente della European Association for Psychotherapy (EAP) e della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP.). Co-fondatore di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio. Direttore scientifico di Orthos, associazione per lo studio e il trattamento dei giocatori d’azzardo.

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