Coppie effimere. La crisi dei sentimenti.

7 Febbraio 2025



Donna sorridente e uomo pensieroso in interni

Gigante del cinema internazionale, Antonioni mostrò sempre, sin dai primi passi nel cinema, un interesse spiccato per la coppia e il costume, con un'osservazione acuta dei cambiamenti epocali.

Da “Cronaca di un amore” (presentato al Festival del film maudit di Biarritz, - Festival del film maledetto - 1950, con Lucia Bosè e Massimo Girotti, amanti colpevoli per l'epoca) all'episodio di “Eros”, “Il filo pericoloso delle cose” (2004, con Luisa Ranieri, Regina Nemni e Christopher Bucholz), la coppia rispecchiò nell'opera del regista ferrarese l'evoluzione della società.

Coppie straziate come quella di “L'avventura” (1959, Monica Vitti e Gabriele Ferzetti),

casuali (1970, “Zabriskie Point”, Daria Halprin e Mark Frechette),

improbabili (1974, “Professione: reporter”, Maria Schneider, Jack Nicholson),

o ancora i due amici di “Tecnicamente dolce”, sceneggiatura di un film non realizzato, (1965, pubblicata undici anni dopo).

“Identificazione di una donna”, film che segna il ritorno sul grande schermo di Antonioni in Italia dopo “Blow up”, “Zabriskie Point” e “Professione: reporter” (nel frattempo, “Il mistero di Oberwald per la televisione”) - propone una serie di coppie eteroclite, piuttosto significativa della svolta e delle incertezze che seguirono la cosiddetta “rivoluzione del costume”.

Reazione a un mondo al tempo stesso repressivo, (specialmente nei confronti delle femmine) ed ipocrita, ma relativamente incapace di definire precisamente un traguardo stabile e istituito.

Il protagonista di “Identificazione di una donna” (Tomas Milian, nei panni di Niccolò), è un regista in crisi di ispirazione che sta tornando da un viaggio. Il titolo del racconto originale era del resto “Il ritorno del viaggiatore”, evocazione di una sedentarietà instabile, così come instabile è l'affettività del personaggio.

L'unica certezza che motiva il progetto di Niccolò risiede nell'affermazione: ‘So che il personaggio principale è una donna’.

In cerca di quella che gli procurerà la necessaria spinta, forse anche quella amorosa, utilizza un sotterfugio, che forse, prima ancora che inizi la relazione, ne annuncia la fine.

La prima coppia che appare nel film si compone di Niccolò e sua sorella Carla (Veronica Lazar), dottoressa in ginecologia, e siccome lei annota sull'agenda il nome e il numero di telefono di una paziente, Niccolò che ha scambiato due parole con quest'ultima, mentre la sorella era occupata, si impossessa delle coordinate. Il rapporto fraterno risulta relativamente distaccato e poco caloroso.

La famiglia ai tempi si stava sgretolando, scomparivano i legami di sangue, criticati come passato superato, e quello che accadeva nascondevaverosimilmente una crisi dei sentimenti che possiamo riassumere semplicemente dicendo: ‘non volevamo più il vecchio mondo, senza perciò costruire, e nemmeno immaginare, quello nascente’.

Antonioni ci fa scoprire la relazione tra Niccolò e Mavi (la paziente della sorella), senza transizione, direttamente nell'appartamento romano di lui. Il primo dialogo tra di loro è significativo:

Mavi: Se l'uomo non esistesse, Dio esisterebbe ugualmente?

Niccolò: Eh, già con l'uomo ci sono dei dubbi, figurati senza di lui.

Mavi: È vero. (Pausa). E  cosa faceva Dio prima di creare il mondo?

Niccolò: Niente.

Poche parole apparentemente anodine, che però, mettono in risalto lo scetticismo di lui e le aspettative di lei, verosimilmente inconciliabili.

Proseguirà la relazione, instabile, burrascosa, segnata da una incomprensione taciuta, finché Mavi non scoppierà:

Niccolò: Ti voglio bene, sai?

Mavi: Perché non mi dici «ti amo»?

Niccolò: Credo di non averlo mai detto in vita mia. Per pudore forse.

Mavi: Dimmi «ti amo» e poi dimmi che cosa vuol dire «amare».

Mavi muove qualche passo poi si volta.

Mavi: Tu non mi ami. Tu hai bisogno di me, e questo non è amore.

Finalmente, Niccolò conclude:

Niccolò: Cristo, come sei lucida!.

Con queste parole, avrà fine la loro storia.

In precedenza, Niccolò si era  confidato con un vecchio amico.

Amico: Sei sparito. Che ti succede?

Niccolò: Mi succede che se non la pianto con questa storia non combino più niente.

 

In molti parlano, a proposito dell'opera di Antonioni, di incomunicabilità.

Sarebbe adeguato evocare la dimensione sociologica, l'osservazione minuziosa di una società in cui nei rapporti umani la donna prende il sopravvento, sconcerta il maschio, come scriveva Roberto Roversi a cui Antonioni aveva mandato in anticipo il racconto del film:

«(...) Un rapporto che non dovrebbe ricalcare i binari usuali; non consumato dalla cultura e non sfilacciato da una abitudine poco rassicurante; ma provocante e inquieto proprio come un territorio che si scopre un poco per volta. Ripeto: un affondo completo nei mari poco esplorati dei sentimenti».

La rivoluzione del costume viene generalmente enfatizzata in quanto assimilata alla libertà sessuale: tante volte lodata, magari finita in piazza più che non nell'intimità.

“Identificazione di una donna” accenna infatti alla rivoluzione dei sentimenti così difficile, speranza e aborto, libertà e segretezza.

Niccolò parte alla ricerca di Mavi, dapprima senza successo, poi viene a sapere che lei è bisessuale.

Dopo un ritorno di fiamma per una ex-amica, incontra Ida.

Proprio Ida gli permetterà di scoprire dove vive ormai Mavi, con un'amica.

Niccolò la vorrebbe rivedere e vendicarsi, ma davanti alla porta dell'appartamento, si nasconde per le scale del piano superiore, e finalmente, abbandona l’idea. Lui per strada, lei dietro la finestra, si scambiano uno sguardo intenso...

Chi potrebbe spiegare tra corpo e mente, quali impulsi conducono alla violenza o alla freddezza, all'odio o all'indifferenza?

C'è negli esseri umani uno stato, una linea estremamente fragile, che riesce in alcune circostanze, a predominare sulla volontà, a sostituirla, a tracciare il destino.

Venezia: Ida e Niccolò ci trascorrono tre giorni.

Il portiere dell'albergo chiama la ragazza:

Portiere: Signorina, la vogliono al telefono.

Ida raggiante ritorna dalla cabina.

Niccolò: Buone notizie?

Ida: Sì.

È incinta, ma non di Niccolò.

Il dialogo tra di loro prende una piega che evidenzia quanto donne e uomini abbiano sentimenti diversi.

Ida: Tu sei il mio amore.

Niccolò: Ripetilo.

Ida: Tu sei il mio amore... sei la mia festa... il mio capodanno, la mia cocaina... sei tante cose.

Ma non sei il mio ordine. Il mio ordine è un ragazzo che...

Tra le due relazioni, ossessionato da quel film che non riusciva ad immaginare, Niccolò incollò una fotografia di Louise Brooks tratta da un film di Georg W. Pabst (“Il vaso di Pandora”), in cui interpretava “Lulu”, sul vetro della finestra.

Una donna: il personaggio principale del film.

Ma oltre all'immagine, a quella idea preconcetta che la cultura tramanda da tantissimo tempo, una donna, (né la donna, né le donne), una donna dunque, chi è?

Identificarla sembra quasi presuntuoso; riconoscerla? Certamente.

“Identificazione di una donna” evidenzia il “non detto”, in altre parole.

 

La coppia, (dal latino copula, legame tra due elementi), suggerisce alcune domande, in particolare, a partire da quale momento, si può ritenere che una coppia si forma.

La cultura pesa in modo rilevante al riguardo, e non mancano di suscitare un interrogativo i rapporti sessuali. Tuttora, per parecchia gente, i rapporti sessuali significano: ‘siamo una coppia’, mentre per certe persone, è indifferente.

Una coppia innanzitutto, attinge da un consenso; ‘siamo una coppia?, lo vogliamo, lo possiamo?’, ed è ben diverso dal presupporlo.

Francesco Alberoni  scriveva:

«Ma l'innamoramento è un'esperienza che abbiamo tutti, ciascuno è un buono testimone di ciò che ha vissuto; può raccontare, può dire. Lo studio dell'innamoramento diventa così la chiave per aprire la porta di fenomeni ben più complessi e inafferrabili all'esperienza di una sola persona».

Gli ultimi istanti di Ida e Niccolò a Venezia sono evocativi:

Ida: E poi tu staresti a essere il padre di un figlio non tuo?

Niccolò torna a fissare il canale. I soliti gabbiani. Un vaporetto che passa. La vita di sempre.

La coppia quindi, con tutte le difficoltà da superare, ma dalle parole di Alberoni, la coppia senza la quale, forse, probabilmente, se non nasce nessun movimento collettivo, è l'intera società, ben più complessa, che si accascia.

Se non c’è innamoramento non c’è coppia, se non c’è coppia non c’è movimento collettivo, se non c’è movimento collettivo non c’è comunità, se non c’è comunità (piccola o grande) non c’è società.

 

 

 

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Michel Besson Bernasconi

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