Quando accediamo per la prima volta alla nudità del nostro partner, è come aprirsi alla scoperta di un nuovo mondo e stupirsi ogni volta di una nuova meraviglia. La forma dei seni, dei glutei, l’incurvatura della schiena, piccoli nei nascosti. Tutto è nuovo, meraviglioso e unico. E non è solo l’eccitazione sessuale che aumenta, ma anche l’adorazione per un essere che da Dio si trasforma in uomo, discendendo nella carnalità per essere amato.
Nello svelamento del corpo nudo c’è l’incontro con la verità. Il reggiseno imbottito cade a terra, così come il trucco si scioglie nella passione, l’uomo rivela alla donna le dimensioni del suo sesso. Le fantasie, l’immaginario precedente, si calano nella realtà.
Gli amanti, soprattutto all’inizio, vogliono conoscere tutto l’uno dell’altro, desiderano anzi essere le persone che si conoscono e che si conosceranno meglio, “carne della mia carne”, come si scrive nella Bibbia e, talvolta, sono estasiati dalla sorpresa per una qualità che non si aspettavano, per la verità unica che è ora a loro esclusivo appannaggio.
“Le ho sfilato i calzoni e il golf (...) e sono rimasto (...) incantato dalla sua pancia (...) una vera pancia generosa e tonda, una specie di piazza mediterranea d'amore (...) pensavo a quanto era sorprendente rispetto all'immagine (...) da vestita.”, scrive Andrea De Carlo in Arcodamore.
Il protagonista, Leo, un divorziato che passa da una donna all’altra, spesso molto più giovani di lui, e quindi omologate nel canone di bellezza degli ultimi vent’anni: perennemente a dieta, pancia piatta spesso mostrata dei jeans a vita bassa, seni medi - spesso rifatti - , look perfetti e modaioli, stavolta trova una persona diversa, Michela, donna spiazzante e misteriosa.
Ma è solo quando la spoglia, che si rende conto dell’unicità della donna. La pancia gli rivela una natura ribelle, rispetto al suo tempo, e una femminilità a cui non aveva ancora avuto accesso nelle sue precedenti relazioni. Lui, un uomo senza slanci emotivi, chiuso nel perimetro sorvegliato della sua ragione, dentro la sua pancia perde e nello stesso tempo recupera se stesso e la sua capacità di amare.
Leo non sa di recuperare nella sua adorazione per la pancia, un elemento fondamentale della bellezza muliebre che è perdurato nei secoli. Salvo brevi periodi storici (come quello delle “maschiette” dopo la prima guerra mondiale), l’ideale di perfezione delle forme è stato quello di seno piccolo (che indicava la condizione di nubilato) e pancia morbida (predestinata a numerose gravidanze).
Ma un pizzico di pancetta nella donna, fuori dai set cinematografici e televisivi, e al netto dei ritocchi fotografici dei social, è un tuffo nell’autenticità umana, che è la vera nudità perseguita nell’amore compiuto, appagato.
Una piazza d’amore, che diventa complicità, accettazione, gioco.