Uno dei fattori che ci espone maggiormente allo stress sono le decisioni, soprattutto quando riguardano il nostro futuro. È l’ansia di scegliere il percorso universitario "giusto" o se sposarsi, ma molte persone entrano in agitazione anche quando devono ordinare al ristorante o scegliere se comprare un oggetto o un altro, e iniziano ad accumulare dati per fare paragoni. Tuttavia, accumulare più elementi o leggere e rileggere il menù e interrogare il cameriere non rende il processo decisionale più agevole. Ci si può perdere nei dettagli, e come dice il proverbio, "il diavolo ama i dettagli."
Un suggerimento che veniva dato dagli psicologi negli anni Ottanta per fare una scelta, era di prendere un foglio e scrivere gli aspetti pro e contro ciascuna opzione per chiarire il campo. Ma se la scelta è difficile, il metodo aiuta solo in parte, perché quasi sempre entrano in gioco elementi che hanno un peso diverso per noi, quasi mai razionali. E siamo costantemente messi in guardia dal seguire l'intuizione. Ma è sempre negativa? D'altronde come possiamo razionalmente ponderare la passione per la matematica, piuttosto per la filosofia o l'arte? Cosa è la vocazione? E come dare ascolto a questa voce, soprattutto nei periodi storici in cui predominano orientamenti sociali che intimano che la strada che stai scegliendo è a fondo cieco? Razionalità, lentezza, consapevolezza, versus intuizione, slancio vitale, cosa è determinante? A cosa affidarsi?
Nella mia vita le scelte migliori le ho prese in modo istintivo e velocemente, anche se poi ci riflettevo sopra, più che in modo razionale, lento e ponderato. E ho sempre sentito l'elemento emotivo contare, come ha poi confermato il grande neurologo Damasio.
Nel suo libro, che è ormai un classico, L'errore di Cartesio, sostiene infatti che siamo quello che siamo grazie alle emozioni. Molti hanno scelto il partner di una vita riconoscendolo al primo istante, il cosiddetto colpo di fulmine. Ma farebbero veramente fatica a spiegare come, razionalmente, "sapevano" che era "lei, l'unica, la sola", la persona giusta che si è poi rivelata essere veramente.
Oggi, da ogni parte si deride l’irrazionalità e la stoltezza delle persone che si affidano agli aruspici, consultano l’oroscopo o le carte quando devono scegliere. Eppure, il mercato dei maghi è più florido che mai (ancora di più da quando il sentimento religioso si è intiepidito). Per gli antichi, però, era una pratica consueta quella di farsi aiutare a decidere da un segno, un volo d’uccelli, le interiora di un animale. Forse un modo di mettere fine a un lungo logorio interiore e all'ansia di sentirsi sospesi sull'ignoto.
Una anziana cugina mi aveva confidato che, da ragazza, al momento della scelta dell’università era riuscita a restringere le opzioni tra due facoltà: medicina e giurisprudenza. Ma arrivata a quel punto, non riusciva più a decidersi. Risolse il problema con un metodo simile al nodo di Gordio, che non può essere sciolto ma solo tagliato: prese due bastoncini e stabilì che, se avesse pescato il più lungo, avrebbe fatto giurisprudenza. Uscì quello più corto e si iscrisse a medicina.
Il tema delle decisioni continua ad appassionare i ricercatori e infatti, sul tema è intervenuto anche Daniel Kahneman, insignito del premio Nobel per i suoi studi sul rapporto tra economia e psicologia. Kahneman ha ipotizzato l'esistenza di due circuiti: un pensiero lento e uno veloce, basandosi su una vasta mole di esperimenti. Mi spiace che non mi sia possibile dibattere il tema con il grande amico e collaboratore della nostra rivista, il generale Luigi Vellone, recentemente scomparso, caro amico e brillante interlocutore. Perché io la dicotomia proposta da Kanheman nel campo delle decisioni non l'ho sperimentata. Quando sento che so dove voglio andare la scelta è veloce e tutto il mio essere orientato in quella direzione. Ma quando sono indecisa, tutto si rallenta e iniziano le discriminazioni e i paragoni estenuanti. Mi vengono in mente quei pazienti che nello studio dello psicolterapeuta, iniziano a fare paragoni tra due donne, perchè non sanno scegliere. Allora elencano i pregi dell'una e dell'altra. Ma per me è semplice, non c'è "stato nascente". Siamo più della somma delle parti! Quando sei innamorato la persona che ami è un tutto: non hai dubbi e anche se sai che potresti sbagliarti, niente ti appare più dolce che fare quell'esperienza! Dunque il dubbio dice: "nessuna delle due".
Invece Kanheman sostiene che il pensiero veloce, intuitivo, è per forza di cose impreciso e spesso ci conduce in errore. Inoltre viene facilmente tratto in inganno dalla formulazione dei quesiti. Questo perchè nei suoi esperimenti testa il pensiero lento e veloce attraverso la formulazione di quesiti (che mi ricordano tanto i test per i concorsi pubblici che non vogliono testare l'intelligenza, ma scremare i concorrenti). Nella formulazione della domanda, quando i dati o le parole sono presentati in modo furbesco, in modo da sviare ‘ attenzione o rendere difficoltoso individuare il vero quesito, è solo ricorrendo al pensiero lento che possiamo porci sulla strada giusta.
Confesso che, mentre trovavo geniali gli studi in campo economico, la maggior parte degli esempi portati a dimostrazione della superiorità del pensiero lento, per quanto attiene alle decisioni, mi lasciavano perplessa. Perché vi è differenza tra risolvere un problema e fare una scelta. Se dobbiamo risolvere un problema, conta moltissimo come questo viene formulato. Ma se devo fare una scelta devo guardare dove voglio andare. E si, stare attenta a non farmi sviare.
QUANDO LE SCELTE NON SONO SCELTE - CHI DICE SEMPRE SI E CHI SEMPRE NO
A venirci in soccorso è Ellen Langer, brillante psicologa americana che affronta il tema con chiarezza e senza allontanarsi dall’ esperienza umana reale. Langer entra nel vivo della discussione argomentando che pensiero lento non è necessariamente pensiero consapevole, cioè profondo e ponderato.
Nella sua disanima, oltre che riferendosi alla sua storia, è partita da esperimenti molto semplici condotti con i suoi studenti. Dapprima li ha invitati, per una settimana, a dire sempre sì a qualunque proposta venisse loro fatta. Alla fine, gli studenti riferivano di aver passato la settimana senza ansia liberati dal peso di dover decidere.
E' tanto strano? No. Se ci pensiamo, infatti, vi sono persone che dicono sempre di si, fateci caso. Di contro, vi sono alcuni che dicono sempre no. Penso a una signora che non esce mai di casa. Gli amici le fanno mille inviti e quando lei rifiuta, dispiaciuti, pensano che la proposta non è abbastanza attraente.
Ma il punto non è la proposta. È che lei ha deciso di dire sempre no, risparmiandosi così la fatica e lo stress anche solo di immaginare ipoteticamente di lasciarsi coinvolgere in qualcosa che potrebbe cambiare la tranquillità della sua vita (che le piace così proprio perché non accade mai nulla di imprevisto). Conosco un professionista che in qualunque momento lo si chiami, la sua prima risposta è che è impegnato. Rimanda sempre di due o tre giorni, anche se dall'altra parte vi è una vera emergenza. Ma non ce la fa a modificare quello che è ormai un comportamento coatto deciso quando era giovane e aveva pensato che le persone importanti sono sempre impegnate. E lui voleva sembrarlo!
Se l'argomento non vi ha stancato, torniamo a Langer, che in un altro esperimento, ha chiesto agli studenti di prendere decisioni sulla base di un algoritmo totalmente arbitrario. Come se io decidessi che alla prossima richiesta dirò di sì, mentre declinerò quella successiva. Oppure il lunedì dico sì a tutto, il martedì invece dirò di no. Anche in questo caso, gli studenti riferirono di essersi sentiti bene e meno stressati del solito. Non solo ma non era accaduto niente di molto diverso dal solito. I risultati di questo esperimento ci possono liberare un po' dal peso delle decisioni e aiutarci a dare loro il peso che hanno, cioè un imponderabile in mezzo a tanti imponderabili. Non a caso la Langer è una delle maggiori esperte di Mindfulness.
Queste, sopra riportate, non sono esempi di scelte, ma di abitudini, automatizzazioni di una strategia usata in modo rigido per non esporsi all'ansia di un comportamento nuovo, come quello della Monaca di Monza, strepitoso personaggio dei Promessi Sposi a cui Manzoni bastarono due parole per far capire quando l'inesorabile accade: "La sciagurata rispose".
(Detto per inciso la sciagurata rispose forse velocemente, ma se il lettore si appresta a tornare indietro di qualche pagina e rileggere come l'avevano cresciuta a suon di bamboline vestite da suora, si rende conto che quella velocità aveva alle spalle una grande lentezza).
DECISIONI GIUSTE O SBAGLIATE?
Vi è un altro aspetto che va ricordato. Nessuno può dire se una decisione che si è presa era giusta (neppure noi, in termini assoluti). Ma in termini dialettici sì, in quanto nella nostra decisione siamo implicati noi e il luogo dove vogliamo arrivare.
È mia cugina che, una volta scelta medicina, non ha più messo in dubbio la direzione della sua vita, che, ricordiamo, aveva affidato alla sorte tramite i bastoncini. È la signora agorafobica che vive al sicuro nella sua casa e sente che sta agendo bene non esponendosi a nessuna minaccia. Anche se talvolta si lamenta, nei fatti lei sta ogni giorno dicendo di no, reitera la scelta che la porta al risultato di non uscire. È Federico Faggin, il grande inventore e imprenditore, che dopo aver progettato microprocessori che hanno rivoluzionato il computer, inventato il touchscreen e studiato le reti neurali, oggi indaga la coscienza e dedica la sua vita a trasmettere le sue nuove convinzioni a quante più persone possibile. Persino la monaca di Monza, che vi si sarà stampata in mente, con il suo sì è diventata un personaggio indimenticabile della letteratura!
E TU COME STAI SCEGLIENDO?
Il detto di Seneca, "Non esiste vento a favore per chi non conosce il porto", ci illumina sul significato della direzione della vita. Senza direzione non c'è viaggio.
Ed è per questo che dobbiamo sapere che non c'è giusto o sbagliato ma che siamo noi a dare significato a quello che facciamo.
Ed è questo che rende giuste le nostre scelte, semplicemente starci dentro e portarle avanti. Non tornarci su e rimproverarsi per averle fatte.
Molti sono colti dai dubbi quando incontrano degli ostacoli e allora tornano indietro con la mente: se allora non avessi fatto questa scelta, se avessi fatto quell’altra. E si illudono quasi che il rimpianto li possa riportare indietro. Ma in tutti i percorsi vi sono delle cadute, dei momenti bui, delle crisi.
Ma non possiamo tornare indietro. In linea col paradosso di Zenone, ogni scelta si svolge in un tempo e un istante dopo quel tempo si chiude. Se vuoi correggere una scelta devi andare avanti facendo nuove scelte. Scelte che saranno inesorabilmente anche imperfette ed emotive. Questo ci può portare a vivere con un po' più di leggerezza. Sapendo però che le emozioni che si attivano sono differenti.
Quando le nostre decisioni sono decise dalle nostre paure e dal rifiuto del cambiamento, sono guidate da immagini catastrofiche sollecitando emozioni di paura ansia e angoscia. E diventiamo persone paurose.
Se invece ci allineiamo alla meta che desideriamo raggiungere, quella che ci appassiona, che ci fa vibrare e sentiamo che darà senso e valore alla nostra caduca esistenza, solleciteremo l'entusiasmo, l'azione, la curiosità. La vita.
Scegliere allora diventa il nostro privilegio più grande!