Il caldo e il freddo

16 Febbraio 2023



Tre poster vintage di Alfons Mucha, serie 'Pierres Precieuses'.

Se esaminiamo le nostre esistenze, i processi fisici e chimici, e quelli naturali, ci appaiono molto distanti e in effetti lo sono. Ma in tutti questi campi si può fare la distinzione tra due polarità che possiamo chiamare in molti modi, ma un modo particolarmente semplice e intuitivo di rappresentarlo è il caldo e il freddo[1]. Questa polarità è stata introdotta da Lévi-Strauss che distingue tra società fredde, che restano sempre uguali a se stesse[2], e società calde, che sono in continua trasformazione, come le società moderne che accettano e anzi cercano il mutamento. Seguendo in parte questo ragionamento  la polarità caldo freddo può essere utilizzata come una griglia per osservare fatti, oggetti, luoghi dove in un certo momento storico si creano nuclei di movimento che produrranno cambiamenti e cambiamenti anche nel mondo circostante. I periofi, gli oggetti, i luoghi, le situazioni interessate dal movimento sono il caldo, quelli dove si verifica la stasi sono il freddo. Il sociologo Ibn Kaldun[3] fa una distinzione delle società umane che è valida ancora oggi tra stanziali e nomadi in continuo conflitto tra di loro. Le società stanziali si caratterizzano per essere legate a un certo tipo di zona, a un certo territorio. In questo territorio i contadini seminano e poi raccolgono i prodotti, il frumento, l’uva, la frutta. Accantonano questi alimenti per l’inverno nei loro granai e inevitabilmente attirano l’attenzione dei nomadi i quali si muovono da un posto all’altro cercando di approvvigionarsi. I nomadi[4] scorrazzano fuori dalle mura, attratti dalla città. Possono aspirare a quello che c’è dentro, ma devono prenderselo con il furto e la razzia.

Il caldo il contadino lo ha nella sua casa. In inverno è qui che si rifugia davanti al suo fuoco sempre acceso. La casa calda, il letto caldo, il marito e la moglie, i figli, i genitori, i parenti affezionati e nel momento del pericolo, gli altri vicini e amici. Per il contadino quello che è fuori è freddo, o troppo caldo, che equivale a freddo. Invece per il nomade il caldo è il grande seguito di carriaggi con le donne, i bambini, gli animali, che quando si fermano si dispone a cerchi e costituisce il villaggio della tribù.

I nomadi attaccano le città, le depredano e le città alla fine si armano per difendersi e attaccano i nomadi che stanno arrivando con le loro carabattole. È una lotta continua, dice Kaldhun, tra deserto e città, tra steppa e città. In Arabia, Libia, Egitto è il deserto. In Asia, è la steppa sconfinata, fredda, attraversata dai mongoli che conquistano tutta l’india diventando l’impero Mogul.

Nella cultura originaria dell’Occidente non c’è questa contrapposizione così netta tra nomadi e stanziali. La contrapposizione è viceversa, tra la città e il bosco. Per i romani la terra coltivata è il caldo e il bosco è infido,  pericoloso, oscuro. Mentre per i germani viceversa il bosco, la foresta è il rifugio, è il luogo in cui sono gli dei, dove le battaglie ti sono a favore e cacci le prede. Di conseguenza anche l’alimentazione dei due popoli è molto diversa. Basata sui cereali coltivati quella romana, basata sulla carne o pesce quella dei popoli germanici.

Veniamo più vicino a noi diversi secoli dopo. Il caldo è la casa. Biancaneve scappa terrorizzata attraverso la foresta fino a che non trova la casa dei sette nani; la foresta è sempre la zona del pericolo. La casa è accogliente. È il luogo degli affetti, il luogo protetto, il luogo del calore. Il giardino è la casa borghese, che non è armi ma agiatezza. È una bellezza che già avevano i romani, ma viene riscoperta.

Nuclei di caldo esplodono in differenti luoghi[5] e in differenti momenti storici. Venendo avanti ancora un po’ nella storia dell’Occidente[6], quando arriviamo al Novecento, alla modernità, cosa è il freddo e cosa è il caldo? Nel periodo della Belle Epoque è la bellezza, la raffinatezza, la scoperta scientifica, l’innovazione tecnologica, la costruzione del sapere. Il progresso per l’uomo sono la locomotiva, le stufe di ghisa che riscaldano la casa, la luce elettrica.

Il mondo borghese distribuisce la sua vita tra città e campagna o mare, o montagna. Con una seconda casa dove vai a trascorrere le vacanze. Ma i luoghi restano caratterizzati dalle loro peculiarità, dai loro costumi e dalla loro storia. Si consuma il cibo del luogo. Appare l’aereo, ma non diventa caldo che alla fine degli anni Novanta quando si affermano i voli low cost che diffondono la febbre del viaggio. Calda è l’automobile che non diventa calda sino a quando non diventa un desiderio realizzabile per tutti. L’auto diventa anche una culla erotica come nei drive in americani, ma anche per tutti i giovani che si isolano in macchina con i fidanzati.

Caldo per tutto il Novecento in Europa è il lavoro per tutta la vita, la casa di proprietà, la famiglia intorno, il gruppo di amici. Il buon lavoro che ti permette di fare carriera in modo progressivo, che garantisce di vivere una buona esistenza e di lasciare agli eredi. Il caldo è l’attività imprenditoriale del boom economico. L’imprenditore è quello che proviene dal mondo borghese, ma anche l’ operaio che inizia dal basso e poi avvia un’attività propria perché conosce bene il prodotto e lo innova. Caldo è il lavoro nelle fabbriche dove cresce la coscienza sindacale e l’organizzazione della difesa dei lavoratori. Battaglie che uniscono i lavoratori, ma anche fedeltà all’azienda che si percepisce anche come una figura paterna. Caldi sono gli investimenti nel patrimonio edilizio, nelle case che diventano patrimonio di famiglia riconoscibile e potranno passare ai figli. Ma freddo resta il mondo delle banche, della finanza. Al massimo qualche investimento sicuro come i buoni emessi dallo Stato.

Con la fine della promessa dell’occupazione per tutta la vita il lavoro cambia volto. Lo puoi perdere di colpo e non trovarne uno analogo, oppure riconvertirti ad altro, perché le tue competenze non servono più. Nel periodo della globalizzazione[7] il lavoro diventa instabile, diventa freddo, perde valore, le persone si licenziano.

Caldo e freddo, in sostanza, non sono legati tanto allo strumento, ma all’impatto che hanno sulla vita delle persone.

Caldo e freddo ci indicano la direzione di marcia della nostra civiltà: innovare continuamente, creare cose nuove, riordinare ciò che costruiamo in modo da poter esprimere i nostri bisogni, i nostri desideri, i nostri sentimenti. Al centro della trasformazione radicale, non c’è solo il desiderio del nuovo, c’è anche il bisogno di conservare la centralità del cuore, gli affetti, i sentimenti.

[1] Cfr. Lévi-Strauss, Elogio dell’antropologia, in Levy Strauss, Razza e Storia e altri studi di antropologia, Einaudi, Torino, 1952.

[2] quelle in cui la tradizione prevale sul cambiamento, caratterizzate da un bassissimo dinamismo

[3] Ibn Khaldūn vissuto nel XIII secolo fu un uomo politico, con la funzione di ministro, al servizio dei vari  Hafsidi tunisini, dei Merinidi del Marocco, degli Zayyanidi di Tlemcen, dei Nasridi del Sultanato di Granada e dei Mamelucchi burji d'Egitto. Fu ambasciatore alla corte di Pietro I di Castiglia, detto e di Tamerlano.

 

[4] Infatti l’esercito nomade è un pericolo per la città. In genere i nomadi si muovono in lunghissime carovane con davanti i guerrieri e dietro una fila sterminata di carri con le donne, i vecchi e i bambini.

 

[5] La rivoluzione industriale in Inghilterra nella seconda metà del Settecento parte dall’invenzione di Watt della macchina a vapore ai primi del ‘700 ma per alcuni decenni gli inglesi non sono consapevoli di quello che hanno in mano. Poi di colpo esplode e si diffonde nel paese una grande ricchezza per la nazione e per alcune famiglie, ma contemporaneamente un grande impoverimento dei lavoratori le cui condizioni di vita peggiorano rapidamente, tanto che Byron osserva al ritorno di un viaggio che da nessuna parte ha trovato una tale povertà e miseria.

 

[6] Calda è la diffusione del treno nella seconda metà dell’Ottocento, il mezzo di trasporto nuovo, con le carrozze calde, le sale di attesa calde, le imponenti stazioni.

 

[7] Internet ha seguito lo stesso schema; era molto caldo all’inizio quando prefigurava la nascita di un mondo nuovo più democratico, libero dai poteri forti, promessa di una nuova rinascita economica. Poi la nascita dei social, che ha promesso la possibilità di ritrovare gli amici della tua infanzia. Poi si sono raffreddati quando la gente ha compreso che aveva favorito la nascita di super monopoli che porta i più ricchi a essere sempre più ricchi.

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Alberoni Cattaneo

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