Buongiorno e Buon Anno!
Se è possibile, vorrei per favore, un Vostro parere su questo link (animafaarte.it) dove definisce che le relazioni sane non esistono. Comprendo che l'essere umano ha tante sfaccettature, che perfettamente sano non esista, Jung ce lo diceva già, però possiamo sempre, a mio parere, impegnandoci giornalmente, scoprirci e tirare fuori sempre la miglior parte di noi, tenendo sempre presente le nostre zone di ombra. Così lo penso anche nelle relazioni.
Nel link critica anche che il trascendimento dal sesso all'amore definendolo una sciocchezza. (Io personalmente son convinto che fare l'amore con la persona amata, sia trascendenza del corpo, della mente e di qualcosa in più, quindi contrario a questa società odierna delle relazioni usa e getta, scambiato per libertà o amore, come diceva Baumann società liquida!
In un altro link sempre di questa pagina "il dizionario della psicologia" descrive che il tradimento è un atto giusto dell'essere umano, fa riferimento a Gesù, come dice il Prof Galimberti: << se Gesù non fosse stato tradito non avrebbe compiuto il suo destino>>. Quindi conclude lo scrittore dell'articolo, che sicuramente noi in una relazione di coppia, verremo traditi o tradiremo. Forse è per questo che i giovani e anche quelli non giovani, stanno attuando relazioni poliamorose o aperte? Per aleviare il dolore?
Ma è veramente così? Possibile che il tradimento sia così presente nell'essere umano e non riesca a dominarsi, fare le scelte più opportune per il suo bene senza ledere gli altri? È così indispensabile questo arrecamento di dolore (che ci trasforma, non sempre in positivo), accostato a tutti gli altri esistenti della vita?
È così improbabile ed utopistico a livello di società, che gli esseri umani si riconoscono solo per un fisico o per una mente e non per qualcosa in più, l'Anima, quel sentire primordiale che abbiamo dentro di noi e riconoscerlo dentro un'altra persona?
Grazie dell'attenzione.
saluti
Davide
Gentile Davide
la ringrazio moltissimo per il quesito posto.
Conosco bene i riferimenti concettuali a cui allude e la lettura di Hillmann ha fatto parte anche della mia formazione. Hillmann definisce la sua una psicologia archetipica, e ha un modo di scrivere molto coinvolgente e affascinante: anche io ero rimasta affascinata dai suoi scritti. Nel tempo, attraverso altre letture, però e anche vivendo io stessa, mi sono resa conto che il suo stile poetico può aiutare a sviluppare la sensibilità per così dire artistica , ma se prendiamo i suoi scritti alla lettera e pensiamo di tradurli in un insieme teorico (e poi farne un metodo terapeutico), corriamo il rischio di fare confusione. Hillmann non costruisce un quadro coerente, ma anzi cerca sempre di far risaltare ciò che a prima vista non si vede. Ne è una prova il libro su Il Potere, dove l'autore parla del potere di tollerare, di reggere, di resistere, di pazientare... ma perchè non parla del potere brutale, che si afferma sugli altri anche con la forza?
Io penso che Hilmann non avesse le caratteristiche dello scienziato rigoroso (come lo era ad esempio Freud) e che non volesse neppure porsi in questo modo. Per esempio, nel libro Il codice dell’anima afferma che la nostra tradizione ha costruito una “psicologia del trauma” che va sempre a cercare nel passato la causa di ciò che ci limita nel presente. E scrive che la psicologia dovrebbe interrogare la vocazione, cercare di sintonizzarsi sul destino da compiere e che dovremmo farci ispirare da ciò che dobbiamo diventare. Questa prospettiva ci esorta a considerare il nostro destino- ancora da realizzare - la causa delle azioni del presente. In effetti io concordo con l’autore sull’importanza di ispirarsi a ciò che si desidera diventare più che a rimestare nel passato. Ma noi siamo anche il frutto delle nostre esperienze. Siamo eredi di una tradizione, di un mondo. Ciò che è capitato alla nostra famiglia, diventa parte di noi, del nostro modo di reagire.
Poi Hilmann dice che ad un certo punto l'individuo vive la chiamata ed allora trova la forza di lasciare il quotidiano e il banale e vivere il nuovo, ma immagina che avvenga nell'individuo isolato. L'individuo può sentire l'esigenza di andarsene, può sognare di farlo. ma la chiamata è un incontro con gli altri. San Paolo stava perseguitando i Cristiani con cui era in rapporto e ha avuto la chiamata e si è messo dalla loro parte, alla loro guida, ispirato dal loro dio. In questo senso San Paolo (Saulo) tradisce il Sinedrio, i farisei, la sua stessa religione, ma lo fa perchè è entrato in contatto con qualcosa di molto più grande, nobile, di un'altra visione del mondo. Si è vero, ogni volta che noi cambiamo tradiamo il nostro gruppo la nostra famiglia, il nostro uomo o donna, il nostro passato, il nostro partito, ma non nel senso che vogliamo distruggerlo o che lo facciamo a cuor leggero o per interesse, egoismo o brama fisica o avidità o per vanità, ma perché il valore dell'altro ingloba il nostro passato .
San Paolo non odia gli ebrei non rifiuta la bibbia, dice solo che il dio degli ebrei è il dio di tutti ed è un dio di tutti. Il dio resta lo stesso. Non ha tolto niente, ha aggiunto che il dio geloso della bibbia , è in realtà un dio d'amore che si manifesta in cristo e nell'innamoramento non odi chi amavi prima, continui a volergli bene, anzi più di prima, ma sei ritornato in contatto con la vita e se non seguissi la chiamata, lì saresti un traditore. Come quando un bambino diventa adulto e non esa di capire il suo mondo bambino. ricorda tutto, ma vede n mondo più grande in ci deve entrare e se lo fa bene a sua volta diventerà un buon padre che guida il bambino.
Cioè ci sono due tipi di cambiamento, il cambiamento verso il basso e il cambiamento verso l'altro. il cambiamento dell'avidiità e il cambiamento del superamento. Hillmann fa male a mescolarli.
Quanto all'affermazioni che le relazioni sono sempre malate, in mente altri testi, come Fuochi blu, Re-visione della psicologia dove Hillmann invita a drammatizzare i nostri sintomi. Ci invita a fare un’operazione artistica, a trovare ciò che di eccezionale vi è nel nostro dramma. Se mio marito è geloso potrei vedere la nostra storia come Otello e Desdemona. E' in questa drammatizzazione che lui dice che ogni relazione è malata, ed è un buon consiglio per coloro che si lamentano e basta della loro piccola vita, ma non cambiano.
Ma questa affermazione non può essere presa alla lettera. Io credo fosse una provocazione.
Quindi concordo con lei. Sono utili le suggestioni, ma che fare quando dobbiamo decidere cosa fare nella nostra vita? come comportarci con gli altri? Cosa accettare da loro? Come lei avrà letto, il nostro gruppo di ricerca è una vera e propria scuola con un impostazione teorica che tiene in grande attenzione i valori e riteniamo che in tempi incerti come i nostri sia di grande aiuto tenere sempre a mente il riferimento all’etica universale.
Venendo all’esaltazione del tradimento come atto di libertà, supremo atto di fedeltà a se stessi, il tema di cui parla il professor Galimberti. era stato già trattato negli stessi termini da Carotenuto (che aveva scritto un libro sul tradimento).
Certo che a volte nella vita dobbiamo tagliare i ponti con il passato. E che questo può essere vissuto come un tradimento, a volte non possiamo evitare di far soffrire altre persone. Quanti interrogativi, quanti dubbi, quanta incertezza si mettono in moto. Vi sono delle scelte che sono come sale sulle ferite. Non si può dare l'idea che tradire, abbandonare, lasciare, sia sempre una cosa necessaria e meravigliosa. Fare un elogio del tradimento come forma universale di una vita riuscita ritengo sia sbagliato.
Riguardo poi all’esempio di Gesù sono sempre perplessa davanti alle retrospettive. Non possiamo sapere cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente, così come non possiamo prevedere il futuro.
Personalmente non credo che la “fortuna di Gesù” sia stata l’essere stato tradito, ma il suo messaggio rivoluzionario, nuovo, rivolto ai semplici, agli esclusi, alle donne, che ricevevano dalle sue parole per la prima volta una riabilitazione sociale . Per la prima volta chi si era considerato poco più che una cosa, capiva di essere una persona, di avere un valore. Il cristianesimo aveva una portata di rinnovamento grandissima.
Tutti noi dobbiamo ricevere un riconoscimento per sapere che abbiamo valore. Ma questo significa anche trattare chi abbiamo vicino come esseri dotati di valore. E questo non fa bene solo agli altri.
Possiamo per esempio tradire per superficialità e perdere la persona che amiamo e vivere gli anni che ci restano nel rimorso e nel rimpianto. Lo scrittore Howellebecq descrive questa condizione nel libro Serotonina. Un uomo per aver ceduto al capriccio per una giovane ragazza nera, viene lasciato dalla sua donna e alla fine si rende conto che gli unici anni di felicità erano stati proprio quelli che aveva vissuto con lei e quando era giovane ,con la prima fidanzata. Ma entrambe le volte lui non aveva capito di essere felice e le aveva perdute.
Ormai però è tardi. Aveva sottovalutato il dolore che infliggeva alla donna che amava per soddisfare un desiderio passeggero con una sconosciuta.Io ho l’impressione che molte solitudini e molto dolore oggi siano la conseguenza di una leggerezza che fa male non solo agli altri, ma anche a se stessi.
Cristina Cattaneo Beretta