Non è mai troppo tardi per diventare se stesse. Intervista a Maria Rosaria Iacobucci, la pittrice dei mondi.

27 Ottobre 2019



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Intervista alla pittrice Maria Rosaria Iacobucci: negli ultimi due anni i suoi quadri sono stati esposti a Roma, Venezia, Torino, Firenze, Bologna, fino ad approdare addirittura al Louvre di Parigi. I giorni scorsi sono stati esposti alla Biennale di Milano  organizzata e diretta da Salvo Nugnez e presentata da Vittorio Sgarbi, che hanno selezionato la sua installazione "Mondi Sospesi" per la manifestazione  Miami meets Milano International art exhibition.

C’è stato un periodo, quello a partire dagli anni sessanta, in cui l’opinione corrente era che solo i giovani potevano apportare qualcosa di nuovo nella società, anche nell’arte. Rari erano gli esempi di chi esordiva in età matura, mostrandosi al mondo solo dopo gli ‘anta. Sei un esempio opposto.

 

Oggi non è più così. La vita si è allungata e con essa anche il periodo di percezione di giovinezza, che oggi si protrae fino a età inimmaginabili fino a solo mezzo secolo fa. Inoltre, in un’epoca in cui l’arte conta poco e soprattutto rende pochissimo, molti artisti aspettano la fine, o quasi, dell’età produttiva nei lavori quotidiani che danno loro da vivere, per produrre finalmente arte.

La questione però si complica quando c’è di mezzo una donna. Alla donna infatti storicamente sono affidate le attività di accudimento della famiglia, a cominciare dai figli, ma anche del compagno, e soprattutto dei genitori, quando bisognosi di cure. Attività meravigliose che tuttavia a volte sono in contrasto con l’attività creativa a livello professionale.

Maria Rosaria Iacobucci, abruzzese del delizioso borgo San Valentino in Abruzzo Citeriore,  è nata proprio negli anni sessanta e ha sempre avuto il talento della pittura. Un concorso amministrativo nazionale , tuttavia, l’ha portata a nel Nord Italia per consolidare la sua posizione lavorativa e poi a tornare al Centro Sud per stare vicino agli amatissimi genitori, rinunciando alla pittura.

Dopo la loro scomparsa Maria Rosaria ha curato le ferite del cuore e poi, un giorno, quasi per gioco ha partecipato a una selezione pittorica sul web,  pubblicando su un social la foto di uno dei quadri della sua rinascita artistica.

Era il 2018 e da quel momento per la pittrice abruzzese è cambiata la vita.

I suoi quadri astratti,  in maggior parte raffigurano mondi con tecnica materica policroma. Con il grande salto compiuto nell'ultimo anno,  Maria Rosaria, a un’eta in cui di solito non si comincia una carriera ma si pensa solo a consolidarla e a raccoglierne i frutti, ha bruciato le tappe, come una ventenne. Testimonia come una donna possa essere forte, resistente, non lasciando mai morire la scintilla di talento che ognuno possiede.

Quante volte vediamo persone non più giovanissime rinunciare a tante cose: migliori opportunità lavorative, una passione repressa, uno sport, un diverso modo di vestire, persino l’amore o un’amicizia erotica, dicendo rassegnate: “Oramai…”?

Spesso lo sentiamo dire dalle donne, anche se sempre di meno, sottoposte da secoli a un giudizio altrui più severo; solo ora hanno un concetto più elastico del tempo, sganciate dall’obbligo della maternità e dalla fine del modello patriarcale della società.

Maria Rosaria, quando ti sei dedicata per tanti anni alla cura dei tuoi genitori e hai abbandonato la pittura, com’era il tuo stato d’animo?

Normalmente dipingo quando sono tranquilla, in quel lungo periodo, 12 anni, nonostante la grande passione per l’arte non ho pensato minimamente, sentito, avuto stimoli creativi, ero sopraffatta dal dolore, senza esitazioni ho letteralmente abbandonato tutto per dedicarmi completamente alla cura dei miei amati genitori. Ci sono delle priorità nella scala dei miei valori, ho semplicemente seguito il mio cuore, restituendo l’immenso amore ai miei genitori e, di conseguenza, ho annientato le mie passioni. Probabilmente, in quel periodo, ho compresso dentro di me tutta l’amarezza, il vero dolore, lo stato emotivo che oggi sta venendo fuori con l’aiuto della pittura.

Com’è avvenuto il ritorno a te stessa?

E’ stato molto graduale. Assorta nel mio dolore con l’aiuto della pittura ho cercato di psicanalizzarmi da sola. Mi conosco molto bene, ero distrutta, ho dovuto   metabolizzarlo, avevo bisogno di qualcosa che mi facesse pensare meno.  Ho sentito l’esigenza di dipingere senza freni, senza un progetto ben predefinito, dando sfogo semplicemente ai miei tumulti interiori, ho creato onde, impetuosi vortici, buchi neri, energia cinetica, ecc. che riflettevano il mio stato emotivo, rabbia, forza straripante, rinascita.

Cosa diresti alle persone che pensano che ci sia solo un tempo per fare le cose?

Non è mai troppo tardi! Basta amarsi ed amare la vita.

 Ti chiamano “La pittrice dei mondi” perché dipingi pianeti astratti, lontani, rappresenti una sorta di disagio del nostro, di mondo?

Esatto, hai colto perfettamente ciò che intendo rappresentare, il disagio della civiltà. Esprimo l’esigenza di evadere in mondi lontani dallo spazio e dal tempo per dissociarmi dalle cattive abitudini causate dalla negligenza dell’uomo.

Cosa vuol dire dipingere ed essere donna e cosa rispondi a chi sostiene che non ci sia nessun’ artista donna veramente conosciuta nella pittura contemporanea?

Ritengo che nell’arte non ci siano differenze, uomo donna. L’artista ha dei sentimenti che non sono catalogabili secondo il sesso di appartenenza. A chi afferma che non ci siano donne conosciute nel mondo dell’arte contemporanea, rispondo che attualmente siamo in minoranza ma presto avremo anche questo primato!!!!    

 Hai un outfit molto originale, femminile. Indossi spesso cappelli e guanti bianchi con un gusto d’antan. Si vede che gioisci di essere donna.

Ti ringrazio, apprezzo molto, bellissimo complimento! Il mio stile elegante non è un atteggiamento ma semplicemente personalità, mi piace essere sempre adeguata alle situazioni contingenti. Essere un’artista non significa rinnegare la propria femminilità.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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