I titoli dei libri, le loro copertine, le voci della radio preferita che li consigliano, sono miriadi, si accumulano nei desideri e negli scaffali, tanto più se trovi scaffali virtuali zeppi di libri gratuiti. Ci sono enormi biblioteche online di libri e testi, che prestano o regalano scansioni di testi. Pure se dovessi pagarli, non sarebbe il prezzo dei libri a frenare l'accumulo di titoli, voci, copertine.
Questo accaparrarsi consigli, immagini, progettare letture, è praticamente inarrestabile e continuo.
Accade lo stesso con gli altrettanto enormi repository di immagini e video; penso a Netflix, PrimeVideo, Disney+, Peacock e chissà quanti altri. Leva spazio alla lettura, allo sguardo attento, ma non solo. Ruba spazio alla memoria e al desiderio. Invece di attivare la propria attenzione attorno a qualche tema, che so, l'apicoltura, le piramidi egizie, la poesia armena, la narrativa ivoriana, ti lasci assalire da ogni segnale. In ordine sparso.
Annaspi come un nuotatore scarso in acque tranquille. Corri a riva ad asciugarti, giurando di non farti più sopraffare dai flutti, benché t'attraggano sempre. Vana promessa. Il flusso di PDF, MP4, video-streaming è impetuoso ed affascinante come le cascate su Reno. Devi stare li a sentire il suono di questa enorme massa ed i vapori che da essa si sprigionano. Ne resti inebriato e spossato al punto di non avere energie per leggere. Cosa ti dona questo lasciarsi invadere, da frasi, voci e titoli? Per lungo tempo ho risposto "non mi lascia nulla". Ho scoperto che mi sbagliavo.
Questa invasione, sulle prime simile ad un canto delle Sirene, ammaliatrici che ti rapiscono per farti perire negli abissi, è invece qualcosa di estremamente fecondo. Lascia piccole schegge di immagini, semi che si depositano. Stazionano al buio della mente non cosciente e sbucano dal buio quando qualcosa o qualcuno che incontriamo, ce le fa riaffiorare dalla memoria. Allora inizio a scrivere. Un haiku, una pagina di diario, qualche impressione e magari chissà un racconto, una breve riflessione come questa.
Evitando di bollare questa illimitata massa di stimoli come pericolosa per la stabilità dei nostri pensieri, della nostra emotività, mi lascio andare al gusto della scoperta. Vagare a zonzo per la campagna o per un animato mercato all'aperto, non è forse qualcosa di stimolante ? lasciarsi avvolgere dall'acqua nuotando non è forse un altro bagno immersivo di stimolazioni, altrettanto fecondo? Ben vengano allora le sirene che ammiccano senza sosta per attrarre la nostra attenzione, facciamone semi. La nostra creatività, nel tempo, se ne gioverà. Basta appunto darsi del tempo.