Pedagogia permissiva

13 Gennaio 2019



Pedagogia permissiva
Pedagogia permissiva

Negli ultimi decenni ha dominato la corrente pedagogica che ha come padre fondatore John Dewey che ha condannato il nozionismo, proibendo di imparare le tabelline, le poesie a memoria, osteggiando l’apprendimento delle date nella storia e persino lo studio della geografia e anche di principi morali generali pensando che il bambino e il giovane li scoprano da soli o con l’aiuto degli altri

Questo metodo fu prezioso per eliminare i blocchi mentali, le strutture ideologiche e religiose che ti facevano vedere la realtà attraverso una lente deformante. L’individuo imparava ad essere un ricercatore e non doveva portarsi appresso un bagaglio pesante di cose date per vere. In fondo a cosa servono le tabelline quando dovunque ci sono calcolatrici e la geografia quando puoi impararla seguendo i processi politici oppure vedendo i più lontani paesi attraverso il cinema e la TV? Perchè affaticare la memoria imparando a memoria poesie? E più in generale perchè avere tante nozioni immagazzinate quando puoi prendere ogni volta ciò che ti serve dalle enciclopedie dai libri o da internet? Quanto ai principi morali generali il fondatore di questa concezione e coloro che lo hanno seguito vivevano negli Stati Uniti e in Europa e quindi li davano per scontati, pensavi che esistesse una morale universale parallela alla dichiarazione dei diritti dell’uomo.

Oggi abbiamo il problema opposto. Proprio mentre si destrutturava l’insegnamento faceva la sua comparsa il web dove non ci sono più guide di nessun genere, ma uno straordinario pluralismo - quello che Giovanni Paolo II chiamò il relativismo culturale - in realtà delle correnti culturali impetuose che trascinano con sé decine di milioni di persone, ma sono strutture labili che si intersecano e si dissolvono. Quindi è venuto meno quel fondo culturale ed etico che la nuova pedagogia dava per presupposto e quindi la mancanza di conoscenze strutturate e di un orientamento morale condiviso crea dubbi incertezze insicurezza e in definitiva credulità e debolezza. Si può correre continuamente avanti e indietro su Google, si possono leggere tutte le opinioni di Facebook, ma non avrai mai una concezione sistematica del mondo. Ne risulta un mondo di specialisti con conoscenze casuali apprese in modo non sistematico e appiccicate con la memoria a breve termine.

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Francesco Alberoni

Laureato in medicina, ordinario di Sociologia a Milano. Ha studiato il divismo L’elite senza potere (1963) ed è stato il fondatore della sociologia dei consumi in Europa: Consumi e società (1964). È il maggior studioso dei movimenti collettivi Movimento e istituzione (1977) e Genesi (1989), è il pioniere degli studi sull’amore: Innamoramento e amore (1979) tradotto in trenta lingue, un tema che ha continuato ad approfondire con L’amicizia (1984) l’Erotismo 1986) Ti amo (1996) Sesso e amore (2006) L’arte di amare (2012) Amore e amori (Edizioni Leima, Palermo, 2016). Con Cristina Cattaneo ha pubblicato L'universo amoroso (2017), Amore mio come sei cambiato (2019) e L'amore e il tempo (2020), Il rinnovamento del mondo. E' mancato il 14 agosto 2023.

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