Pelle e sensazioni

26 Luglio 2025



Neonato addormentato su braccio adulto, sfondo nero

Non ricordiamo nulla dei primi giorni della nostra vita, eppure, passando dal liquido amniotico, la vita acquatica, al primo soffio, il contatto iniziale con il mondo esteriore, consiste in una stretta, un abbraccio, carezze e baci, ed alcune parole sussurrate, ovvero una delicata varietà di espressioni d'amore.

Se le varie definizioni di sensazione rimandano sempre all'esperienza, a un corpo fisico, a una coscienza, i significati cui rimandano sono contraddittori.

Proverò ad affrontare la dimensione affettiva ed emotiva che la sensazione non può evitare di richiamare, generalmente divisa in tre categorie: ira, amore, paura, e intimamente i sentimenti che ne conseguano consapevolmente o meno, con un impatto non indifferente sui comportamenti, e persino sull'approccio che ciascuno di noi sviluppa rispetto all'esistenza.

Le espressioni d'amore cullano ancora l'infanzia, con un’intensità calante.

Siccome il parto e la nascita segnano la fine di uno stato fusionale e diversi festeggiamenti e riti, più tardi tra sviluppo affettivo e apprendimenti vari, le cure e la tenerezza dei primi tempi, vengono temperate dall'ambiente familiare e culturale in cui si cresce, e da una socializzazione relativamente invasiva.

Si dice che l'educazione provoca alcune inibizioni per farci adattare alle relazioni umane entro un quadro ammesso dalla collettività. L'argomento, fintantoché chiama in causa un desiderio di armonia tra individuo e gruppo è perfettamente accettabile. Ma come sempre, varie interpretazioni e pratiche eccessive o insufficienti, rovinano l'equilibrio ricercato.

Resta il fatto che le sensazioni determinano in modo rilevante le decisioni dell'individuo e possiamo domandarci perché e come avviene?

Lo vediamo in rapporto agli eventi esterni, ad esempio, quando capita improvvisamente un dramma qualunque, i comportamenti individuali sono molto diversi: da chi con sangue freddo affronta l'accaduto, a chi cerca istantaneamente una via di fuga, e chi segue gli altri senza ben sapere, nel disordine, a quale sorte si affida.

Ma nel mondo interno le reazioni sono più complesse e sottili. La pelle, la cute, il derma, quel tessuto organico che con le sue vibrazioni si esprime meglio di qualsiasi parola, calda, dolce, fremente, abbandonata o appena tiepida, poco ricettiva, indifferente o costretta, abbandonata ancora ma in tutt'altro senso, è vero, risveglia tutte le storture dell'anima: scorticare, lacerare, lapidare.L'opposizione tra gli artigli del male e le dita dell'amore.

Fare la pelle o a fior di pelle, evoca il dolore più crudele o tutti i brividi più sensuali, l'apprensione del sangue che sgorga e della vita che se ne va, come quella del piacere che nasce e cresce, fino alla morte o all'orgasmo.

Il dualismo della pelle risiede nel contatto, nel risveglio del tatto generalmente dedicato alla prensione degli oggetti, alle gesta di cortesia e allo scampare ai pericoli.

Questo dualismo, nel moralismo più rigido, andrebbe ricollegato alla lascivia e alla lussuria, e non c'è nulla di più falso.

La pelle parla più di qualsiasi frase, e la sua reciprocità ci interroga: una mano accarezza, indugiando, i fianchi, E , attraverso  il gesto compiuto, il movimento descritto, riceve altrettanto piacere di quello che prova il corpo che accarezza.

La lussuria invece, abbandona la pelle, la ignora, schiamazza, urla un piacere che non ha né inizio né apice, avaro di carezze e ubriaco di strette, esente da ogni sensualità.

Nella mitologia antica, Dionisio non si attarda mai sui corpi, sulla carne, provoca il tumulto mentre le sue baccanti seminano l'isteria senza mai dedicarsi al piacere. 

La pelle possiede tutt'altra caratteristica, in quanto unisce due persone in un comune scambio che le coinvolge sia ciascuno dentro di sè, sia insieme, in una trascendenza che le conduce a un ignoto sempre vissuto in modo diverso, anche se ripeti le stesse gesta e le stesse apparenze, appunto perché come le acque di Eraclito,

“nessuno fa due volte il bagno nel medesimo fiume”,

 la pelle non ripete mai le stesse vibrazioni che emise e recepì in precedenza.    

Il tatto, (etimologicamente “toccare”), racchiude in tale significato un presupposto particolare: chi tocca e chi è toccato. Il dualismo imprescindibile che lo distingue non viene preso in considerazione; in altre parole, c'è un soggetto e un oggetto, semplicisticamente, una mano e un corpo. Due corpi che si sfiorano, si muovono, si scontrano, si congiungono, si stringono, si coprono a poco a poco di sudore, e tale sensazione è anch'essa tattile…ma nella vulgata corrente si dice “ si accoppiano “ e questa espressione cancella, almeno in parte, la pelle come vettore e recettore di sensazioni, e tutto quello che coinvolge due persone in un atto d’amore.

Le sensazioni sono allora ridotte a rappresentazioni che oscillano tra l'idea di un corpo solo o quella di un coito limitato agli organi genitali.

Se ci chiediamo quali sensazioni abbiamo, la formula più frequente  “ho la sensazione che...”, esprime del resto i nostri limiti nel descriverle ed evoca quello che qualifichiamo senza saperlo definire “sesto senso”.

La cosiddetta “piccola morte” del linguaggio popolare, formula ampiamente adoperata dagli psicanalisti, più che uno stato subitaneo, disegna come i sensi fanno di fatto perdere a poco a poco i sensi.

 Riferito a un'altra conoscenza empirica, se proviamo per esempio a camminare alla cieca, ad occhi chiusi, ci accorgiamo ben presto che anche in questo caso, “perdiamo” i sensi. Il passo diventa incerto, e la coscienza dello spazio e del movimento scompaiono.

Il movimento, segnato dallo spostamento del corpo e dell'aria che lo circonda, e dal contatto dei piedi sul suolo, si affievolisce, come le percezioni tattili. Sembra quindi che le sensazioni non possano dividersi indifferentemente ed elettivamente a seconda della volontà propria. Non sopportano il buio,

e più generalmente, i sensi richiedono perpetui stimoli. 

Il “sesto senso”, in tale ottica, richiama per l'incertezza e talvolta l'assenza che lo caratterizza, passi che invece, conducono alla luce, alla percezione del mondo, sia pure un mondo immaginato, un mondo non ancora tangibile, un mondo che verrà, che viene presupposto come un avvenire comunque certo, anche se indefinibile.

Epicuro (IV-III sec. a.C.) riteneva che le sensazioni fossero alla base di ogni conoscenza, verità irrefutabile e oggettiva.

La cultura occidentale moderna ha largamente diffuso l'idea secondo cui le sensazioni sarebbero un rapporto tra soggetto e oggetto, d'altronde facilmente ingannevole. Per quanto sia vero, non toglie che ogni conoscenza inizia con gli interrogativi legati alle stesse sensazioni, comprese quelle che l'immaginario propone, caso lampante se ci proiettiamo nei cieli, considerazione d'ordine religioso o semplice curiosità riguardo alle stelle.

La vita sedentaria moderna ci priva spesso di questa conoscenza, seduti davanti a una scrivania o un macchinario per tutta la giornata, poi afflosciati davanti al televisore per la stanchezza.

La pelle si riduce al contatto dei vestiti che la ricoprono, del sedere sul divano, del gesto con il quale portiamo un bicchiere alle nostre labbra.

Pelle che poi, si confonde con i muscoli in qualche palestra, o che viene affidata alle mani esperte del massaggiatore.

Il tatto, che non per nulla significa anche delicatezza, garbo, presenza tra gli altri e riconoscimento della loro stessa presenza, il tatto sì, è infinita ricchezza di un umano che non può abbandonarsi a reificarsi, questione non soltanto di essere umani, ma forse, addirittura, di sopravvivenza.

       

 

P.S. Uno speciale ringraziamento alla nostra caporedattrice Giusy Cafaro Panico, per avermi suggerito la formula: “Ho la sensazione che…”, che mi è poi servita nell’articolo.

 

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Michel Besson Bernasconi

Originario di Grenoble, si è appassionato da giovane alla cultura e al patrimonio italiano. Ha svolto in Francia attività teatrale, sia come scrittore di testi che come attore, si è occupato anche di poesia, saggistica, fotografia e video. Ha operato come imprenditore in campo culturale. Ha pubblicato in italiano il saggio Maschere edizioni Altromondo. Attualmente a Grenoble vi è una esposizione di suoi soggetti fotografici. Attualmente risiede in Svizzera italiana

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