L’idea di morte, di morire, meglio di essere morti è forse il rifugio più frequente per le pene d’amore qualsiasi esse siano, la dolorosa attesa quando la tua amata è lontana, il timore che lei non ti ami veramente, la gelosia quando l’hai vista parlare in intimità con un altro uomo che non conosci.
In tutti i casi quando ti accorgi di soffrire atrocemente per amore e pensi che soffrirai anche in seguito, allora per evitare il dolore, lo strazio del desiderio, l’incubo della disperazione ti rappresenti questa grandiosa immagine della fine totale del dolore passato presente e futuro, cui corrisponde una grandissima tranquillità, una grandissima pace.
La morte in realtà non è pensata come propria scomparsa, come vuoto, come silenzio o come buio, ma come indifferenza, direi addirittura come piacevole indifferenza. Noi non possiamo pensare la nostra morte, possiamo pensarci come creature che escono dal tempo che stanno vivendo che cancellano il tempo come potrebbe fare una potentissima droga che dà l’oblio su ciò che è accaduto o può accadere. In fondo qualcosa che un giorno forse si potrà fare, ma oggi certo no.
L’innamoramento è una rinascita del tempo come futuro, l’inizio di una nuova epoca, non può perciò essere cancellato dalla coscienza con altri interessi. Esso plasma il tempo secondo la sua legge e ti impone di aspettare il tuo amato perché questo è colui che dà il senso ad ogni cosa e quindi si riaffaccia sempre e trascina con sé il suo dolore. La fantasia di morte è perciò logica, perché è il sogno della fine del tempo (dell’epoca o dell’era) che il tuo amore ha fatto nascere e sostiene.