Ritratto di Ezio Bosso

25 Giugno 2021



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“La musica è una magia, non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta come i maghi”

La prima volta che vidi Ezio Bosso fu in televisione durante un’intervista ad un Tg della RAI. Rimasi in silenzio ad ascoltare questo ragazzone, più grande di me di qualche anno, mentre raccontava cos’era per lui l’esperienza musicale. Spiegò, con grande accuratezza e sensibilità, come un musicista può diventare gestore del tempo e dello spazio in tutte le sue misure.

Usava un linguaggio talmente semplice che anche un bambino avrebbe capito

Ricordo di aver pensato di trovarmi davanti non solamente un musicista ma un vero e proprio comunicatore, un filosofo delle note e, in quel momento, provai un forte desiderio di conoscerlo.

Avrei coronato quel sogno qualche anno più tardi, nel 2020, in occasione della consegna del premio Milano per la Musica al Teatro Filodrammatici se non fosse che, un mese prima di ritirarlo, Bosso scomparve come s’addice ad un “mago”.Tuttavia, invece di raccontare come è venuto a mancare, preferirei narrare la vita di questo mago e di come conquistò la sua bacchetta.

Ezio nacque a Torino nel 1971 da una famiglia di umili origini.  A quattro anni, osservando il fratello suonare la chitarra, mostrò di essere così attratto dagli strumenti musicali che i genitori lo mandarono da una vecchissima prozia che insegnava pianoforte. La donna aveva metodi d’insegnamento piuttosto antiquati e cominciò a far studiare il piccolo Ezio dal solfeggio e così, ogni volta, poter suonare il pianoforte diventò una conquista e un premio.

Fu così che Ezio iniziò a leggere e a scrivere la musica ancor prima di imparare a leggere e scrivere in italiano.

Crescendo capì di voler diventare musicista e comunicò ai genitori l’intenzione di entrare al conservatorio di Torino. Qui iniziò a studiare contrabbasso e conobbe Oscar Giammarinaro, cantante degli Statuto, un gruppo musicale famoso nella scena Mod di Torino. Ezio era un adolescente curioso e assetato di conoscenza e, sapendo che il gruppo cercava un nuovo bassista, si propose subito per entrare nella Band. Fu soprannominato “Xico” e suonò con loro per alcuni anni dando il proprio contributo come artista ma, anche dopo essere uscito dal gruppo, la loro amicizia continuò per tutta la vita.

Il percorso artistico di questo comunicatore continuò: Ezio debuttò in Francia come primo  contrabbassista in varie orchestre europee, ottenne  il diploma in contrabbasso a Venezia, mentre alla Hochschule für Musik di Vienna si perfezionò nello strumento con Ludwig Streicher, in direzione d’orchestra con Edgar Österreicher e con Vivier e Scindloecker in composizione.

Il suo lavoro diventò un costante e continuo studio della musica come forma d’arte e di comunicazione che proseguì per tutta la vita. La musica è una ricerca che porta l’artista a “contaminarsi” con le altre arti e dove l’interdisciplinarità viene intesa con un’interazione tra arti che convergono tutte fra loro. Scrisse per il cinema, la danza, il teatro, la pittura e stabilì con tutti gli artisti che incontrò e con cui collaborò uno scambio che influenzò la sua vita e la loro.

La curiosità che lo caratterizzò e la poca propensione per i “recinti” lo portarono ad avvicinarsi a diversi linguaggi musicali e, sempre nel principio di questa contaminazione, incontrò il rock, il blues, il folk, il jazz, il rap e l’hip hop. Inoltre collaborò con Pino Daniele, Billy Corgan (voce degli Smashing Pumpkins), Dj Alessio Bertallot e con il pianista Gustavo Beytelmann, unendo piano e contrabbasso in un disco misto di folk e jazz dalle tinte argentine.

La malattia

Un susseguirsi di viaggi, di amicizie durature, di progetti artistici e di importanti successi  che, nel 2011, purtroppo subirono un arresto. Dopo un intervento per rimuovere un tumore al cervello, Ezio si risvegliò paralizzato e gli venne diagnosticata una neuropatia motoria multifocale, una malattia autoimmune che colpisce i nervi motori. Il primo istinto fu di lasciarsi andare: le terapie, la riabilitazione, il dolore, riprendere a parlare, a camminare e a  suonare sembrava qualcosa di troppo grande da affrontare.

Dopo lo smarrimento iniziale, Ezio compì una vera e propria magia: riprese a parlare e camminare, la rabbia lasciò spazio all’amore, alla calma e, accettando la sua condizione, riuscì a superare i limiti imposti dalla sua patologia, scegliendo di farsi curare dalla musica.

Tornò a sedersi al pianoforte e, quando anche le dita non gli permisero più di suonare, prese  in mano la sua bacchetta per continuare con altre magie: diventò ambasciatore e testimonial internazionale di “Mozart14”, associazione che promuoveva la musicoterapia e l’educazione musicale negli ospedali, nei carceri minorili e nelle comunità, fondata dal suo collega e amico Claudio Abbado; nel 2016 diresse l’orchestra filarmonica del teatro La Fenice di Venezia; nel 2018 venne chiamato come testimonial alla festa europea della musica e fu invitato a parlare nel parlamento europeo; diventò Direttore Stabile del Teatro Lirico G. Verdi di Trieste e, nel 2019, debuttò all’arena di Verona con i “Carmina Burana”, registrando uno storico sold out.

Per Ezio la musica era “un atto d’amore e quando ami qualcuno è come volare, vuoi essere leggero, vuoi alleviarti dai pesi e guardarti dall’alto”.

La musica diventa educazione alla dolcezza, al silenzio, alla calma. Nella musica esiste la generosità dello strumentista che rimane in silenzio con il suo strumento per far suonare l’altro ancora meglio.

In questo senso le orchestre diventano il paradigma della società ideale dove tutti collaborano e comunicano pur preservando la loro originalità e diversità, in quanto nessun individuo è uguale ad un altro: in questo senso la musica potrebbe essere una magia.

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Grazia Chiesa

Laureata in filosofia a Pavia. Diplomata in Musicoterapia e pedagogia musicale presso l’Istituto musicale C. Vittadini di Pavia. Dal 2011 lavora come docente di scuola primaria.

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