Intimità e vicinanza: la dialettica dell’amore

29 Dicembre 2020



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In quest’anno particolare la vicinanza coatta con il partner ha dato modo a molti di riflettere sul proprio rapporto. La coppia ha vissuto - e sta ancora vivendo - una prossimità fisica inusuale, che può mettere in luce aspetti propri, dell’altro e della relazione su cui non ci si era mai soffermati. O, almeno, non a sufficienza.

Quali sono gli effetti di questa vicinanza forzata? Una maggiore intimità? Un’intesa maggiore? O, al contrario, l'accentuazione delle differenze individuali? E la vicinanza che effetti ha avuto sull’attrazione erotica, sul desiderio sessuale, sulla passione fisica?

Il sondaggio

Dalle risposte ad un recente sondaggio proposto dal sito di incontri extra-coniugali Gleeden si evince che il 70% delle donne intervistate denota un calo della libido. Le cause addotte sono legate allo smartworking, che non permette ‘di staccare’, all’impossibilità della separazione dei ruoli, alla carenza di una vita sociale extradomestica e alla sensazione di sentirsi meno sexy, con tute da casa, capelli e trucco spesso non curati.

L’opinione prevalente da decenni vede il sesso come una metafora del rapporto, e i terapeuti di coppia sottolineano che per avere un’intesa sessuale appagante la chiave sia una buona comunicazione. In altre parole, l’intimità genera sesso, e più la comunicazione è fluida e trasparente, migliore è la vita sessuale. Ma non è sempre vero. Spesso un’eccessiva intimità emotiva è accompagnata da un calo della libido.

 

Perché?

Quando l’intimità ricade nella fusione, non è la scarsità, ma l’eccesso di vicinanza a impedire il desiderio, sostiene Esther Perel.

Questo perché l’amore si alimenta sempre di due bisogni dialettici: quello di unione e quello di autonomia. Noi abbiamo bisogno di creare l’unione con l’altro, ma allo stesso tempo di mantenere una separatezza, di restare individui distinti. La tensione alla fusione e quella all’individuazione coesistono in maniera dialettica. L’una non esiste senza l’altra, e vi sono momenti, come quello attuale, in cui risulta più difficile mantenere il delicato equilibrio tra questi due elementi.

Infatti se c’è troppa distanza è il legame a pagarne il conto, perché non si crea quel noi forte e coeso; ma, al tempo stesso, un’eccessiva fusione elimina quella separatezza, quella distanza che se colmata toglie l’aria necessaria perché il fuoco possa divampare.

La natura dell’amore è ondulatoria, è fatta di creste e di gole, e il rapporto per non spegnersi o appiattirsi ha bisogno che questi due elementi coesistano, come le onde del mare non sono mai identiche a se stesse.

Se così non fosse al rapporto mancherebbe quella tensione alla trascendenza, alla scoperta di un mondo interiore ‘altro’ da esplorare. Eppure questa separatezza – pur essendo così pregnante ed essenziale per la coppia – rappresenta un paradosso inconcepibile per molte coppie.

Innamoramento e amore

Quando ci si innamora si vorrebbe sapere tutto dell’altro, le domande si accavallano, il desiderio di raccontarsi e di ascoltare è un modo per appropriarsi dell’essenza dell’altro. Ma l’innamoramento, lo ripetiamo, è un momento extra-ordinem, in cui il tempo e lo spazio si fermano, è come una bolla nel tempo. Nell’innamoramento creste e gole sono picchi in altezza e in profondità, a cui a picchi di felicità incommensurabile si succedono momenti di dolore e confusione immensi. È una fase rivoluzionaria dell’amore, in cui il magma deve ancora incanalarsi in un progetto di lunga durata.

 

Quando la relazione si istituzionalizza, al contrario, si torna nel mondano, in cui valgono le regole della quotidianità. E tra queste, la necessità di tornare ad essere due individualità distinte. L’intensità e la priorità di tali bisogni variano non solo nel corso della nostra vita, ma anche secondo il tipo di relazione che stiamo vivendo. Quindi non esiste un assioma valido in assoluto.

La separatezza è un concetto qualitativo, una sorta di formula armonica, un phi. È quell’equilibrio che genera l’armonia e la capacità di ritemprare costantemente il desiderio.

Forse, con altre parole, è proprio ciò che ci hanno voluto comunicare attraverso le loro risposte le donne che hanno risposto al sondaggio citato.

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Federica Fortunato

Sociologa e professional coach. Collabora dal 2000 con l’università IULM, ha tenuto corsi presso l’Università Statale degli Studi negli insegnamenti ad indirizzo sociologico e ha collaborato con il Politecnico di Milano. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose ricerche universitarie, con l’ISTUR presso committenti privati e istituzionali, con il Centro Sperimentale di Cinematografia e presso realtà aziendali italiane nel settore del lusso.

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