Attenti ai pedofili

17 Giugno 2019



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Estate è tempo di foto, di bimbi abbronzati, di costumini colorati, sole che scotta, pelle che brucia. La protezione è d’obbligo, non solo in spiaggia.

I genitori orgogliosi si lanciano in servizi fotografici: il bambino in acqua, col salvagente a forma d’anguria, infagottato nell’accappatoio per il cambio del costume, la merendina… quanta felicità e fiducia nei cuori.

L’estate abbatte le distanze, in spiaggia i bambini scorrazzano liberi sotto le docce, vicino alle cabine, è facile riconoscere quello o quell’altro, sapere i loro nomi.

E poi gli adulti: finalmente senza pensieri! Foto su IG, su tutti i social, foto di cibi, di cocktail di serate in spiaggia, feste tra “amici”. Tavolate di bambini da una parte, genitori dall’altra.

Ci si vede in spiaggia, ci si incontra in giro, ci si scambia il contatto.

La libertà sembra fare rima con semplicità, naturalezza, spontaneità.

In estate è facile entrare in contatto con chi non si conosce; i profili social degli adulti si arricchiscono di nuovi contatti.

 

Questa è la bella storia dell’estate tipicamente italiana, ma fate attenzione, il pericolo si annida esattamente dove, con entusiasmo e a suon di Like e di fantasiosi #, esibiamo il nostro privato.

I pericoli della rete

La rete oggi non è più solo ed esclusivamente un mezzo di approvvigionamento di foto e di video per pedofili e pedopornografi, ma sta diffondendo e promuovendo la pedofilia per un’opera di “normalizzazione”. Vengono forniti consigli su come adescare i bambini e fate molta attenzione: si finanzia con raccolte di fondi.

Ecco perché non bisogna mettere le foto dei bambini sui social.

 

Silvia Bassi, Psicologa clinica dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e Criminologa forense insiste, da anni, nel sensibilizzare i genitori a non mettere le foto dei propri figli in rete. Ecco il perché

“Mettere le foto dei propri figli sui social significa esporli a un grave pericolo. Perché? Perché possono essere oggetto di attenzione dei pedofili che in rete cercano materiale in modo ossessivo. Il pedofilo oggi cosa fa? Cerca tutte le informazioni sui social ed è un lavoro per lui. In tutto il meccanismo perverso i pedofili sono degli ossessivi cioè hanno un pensiero ossessivo che sfocia nell’agito compulsivo e devono per forza trovare la propria vittima. Quindi tutto il giorno rimuginano e fanno ricerca di foto e di informazioni, sul quotidiano del bambino, della sua famiglia, sul suo ambiente, sui suoi contatti”.

L’adescamento del bambino sarà dunque facilitato da tutto quello che i genitori stessi mettono in rete, perché il pedofilo avrà così tante notizie a suo favore che saprà far credere poi, al bambino, che tra di loro c’è conoscenza, confidenzialità, il pedofilo avrà gli strumenti per far credere al bambino che conosce sua madre, suo padre, la sua casa, il suo gatto, il suo cane, la sua macchina, sa che lavoro fanno i genitori, sa cosa ha fatto il bambino di recente, se ha compiuto gli anni, se è andato alla festa di un amico.

«Il bambino per formazione cognitiva si affida a chi riconosce come amico o vicino al suo nucleo protettivo. Inoltre, i pedofili prendono le foto e le mettono in altri siti, le vendono sul Darkweb magari con volto di un bimbo e corpo di un altro».

 

Il 5 maggio è la Giornata Nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Secondo dati diffusi da Telefono Azzurro, in Europa, quasi 18 milioni di bambini sono vittime di abuso sessuale. Online, ogni 7 minuti una pagina web mostra immagini di bambini abusati sessualmente.

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Luisella Pescatori

È direttore artistico e della didattica di Atelier la sua agenzia letteraria di Milano. Si occupa di editoria, di comunicazione e di rappresentanza di autori. Professionalmente si forma in Teatro, recitando in diverse compagnie di giro, in spot pubblicitari, in produzioni cine-televisive. Il Teatro è oggi uno dei plus delle sue docenze, esclusivamente individuali, di scrittura creativa. Ha lavorato per diversi anni in un’importante web agency milanese. È coautrice de “La profezia delle triglie” testo adottato come materia di studio al corso “Sociologia della devianza” Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Università della Calabria. Scrive su Huffpost.

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