Ecco un mondo piatto, fatto di terra, di polvere, di frammenti di decomposizione del passato, sempre identico in ogni suo punto nel tempo. È lo squallore, il vuoto, l’inconsistente, l’inerte, l’inutile, il privo di vita. Solo un’energia sconvolgente può generare la vita in questa massa amorfa. No, non nascerà mai nulla, mai un’idea, mai un pensiero se restiamo appiattiti sull’inerte, sul vuoto, sull’accettazione.
Scriveremo delle frasi, comporremo dei caratteri, canteremo dei canti, faremo delle case, ma saranno tutte uguali, tutte copie l’una dell’altra.
Il nuovo sorge solo col distaccarsi dalla terra sradicato da forze telluriche o da un fulmine di Zeus, o da una tempesta o una inondazione. Sempre ad opera di una Potenza.
Nel film La Mia Africa i Kikuyu annunciano alla baronessa che la fattoria è in fiamme dicendole “È arrivato Dio”. Nessuno può uscire dall’inerzia da solo, devono muoversi altre forze, in lui, fuori di lui, che si presentano sempre come sconvolgimenti e turbamenti, annunciate da boati, da inquietudini, da presagi. Nessun artista, nessun pittore, nessuno scultore, nessun poeta avrebbe incominciato una sua opera senza chiamare in suo soccorso un demone o un dio.
Ed è un dio d’amore. Ma non l’amore come piacere improvviso, grido d’ammirazione, sussulto della vita esultante, stupore e trionfo dell’istante. No, parlo dell’amore che arriva col vento, con le tempeste, con lo scuotimento del suolo e plasma il mondo, le montagne, il mare e si impadronisce del tuo corpo, del tuo cervello, delle tue mani, dei tuoi occhi, del tuo cuore.
L’amore che ti anima e ti rende vivo, ti fa rinascere, ti fa vedere, ti mostra l’infinita bellezza della tua amata e te la fa desiderare. E lo stesso fa con lei. Perché è un amore che si sprigiona dalla vostra unione, dalla vostra mescolanza, dalla vostra fusione e che cresce con voi.
Questo amore è sempre stato la divina forza creativa che ha generato ogni cosa che ha valore.