Claretta, il Duce: un vero amore?

9 Giugno 2019



Claretta, il Duce: un vero amore?
Claretta Petacci amante di Mussolini

Una ragazzina di quattordici anni scrive al suo idolo una lunga lettera che conclude con la frase “La mia vita è per te”. Sa che lui è potente e famoso, osannato dalle folle, ma ugualmente lei spera che trovi il tempo per risponderle. Ovviamente la sua lettera è intercettata dalla sua segreteria, ma la passione che emana è tale che giunge tra le mani della persona famosa, che si raccomanda di risponderle con apprezzamento e con calore.

È come una teenager di oggi che ha nella sua cameretta il poster di Leonardo Di Caprio. Lo venera presa da un amore divistico. Cerca di scrivergli su Instagram ma mai e poi mai si illude di incontrarlo. E di amarlo nella vita reale, ricambiata.

Ma questa ragazzina ha uno strano destino: diventare la donna del suo idolo.

Questa adolescente è Claretta Petacci, l’amante di Benito Mussolini, che condividerà con lui un destino di eros e thanatos a soli trentatré anni, vicina a lui nella gloria e nella rovina finale.

Alberoni ne “Il volo nuziale” spiega la fase adolescenziale dell’amore: uno slancio che cerca un oggetto di desiderio perfetto, spesso un cantante o un attore, in ogni caso un divo, una persona di spicco, con cui esercitare la propria affettività senza il rischio di una delusione, in quanto l’oggetto d’amore è inavvicinabile. L’affettività si riverserà poi su una persona vera, che pur non essendo oggettivamente perfetta, lo diventerà per la donna innamorata.

Nel caso di Claretta c’è una perfetta coincidenza tra idolo e oggetto d’amore reale. Il momento della convergenza è avvenuto in una data precisa Il 24 aprile 1932. La ventenne Claretta viaggia con la famiglia in automobile, in direzione Ostia, quando viene sorpassata dall’Alfa Gran Turismo di Benito Mussolini. La ragazza, folgorata da quella “apparizione”, attira la sua attenzione e scende di corsa dalla macchina, riuscendo a carpirgli la promessa di andarlo a trovare a Palazzo Venezia.

La natura della loro lunga relazione è descritta in modo vivace dalle pagine del diario della ragazza, e dalle tante lettere intercorse tra i due, e conservate nonostante il parere contrario del Duce.

L’uomo, che oltre alla moglie Rachele, prototipo della solida e carnale razdora romagnola, intratteneva da sempre relazioni con donne più raffinate, non voleva compromettersi con una minorenne (la maggiore età all’epoca era ventuno anni) e nubile, e i primi tempi cercò di dissuaderla. I loro incontri, casti, diventano sempre più intimi e frequenti, il vortice di attrazione di una donna giovane e bella che ti ama alla follia è una luce abbagliante e irresistibile.

Claretta chiede a Mussolini se l’ipotesi di diventare una donna sposata gli toglierebbe gli scrupoli legati alla sua giovane età e alla loro amicizia.  Alla risposta affermativa di lui lei opta per una scelta fuori dal comune: si procura un marito.  Decide di sposarsi in tutta fretta con un sottotenente della Regia Aeronautica, da lei già destinato dalla famiglia. A nozze avvenute i due potranno infine consumare fisicamente il loro amore.

La ragazzina idolatrante ora è diventata la donna che si reca tutti i giorni dal suo amante a Palazzo Venezia, che villeggia nei paesi vicino a lui per vederlo anche durante le vacanze, che ha un’alcova riservata al suo “Amato Ben” nella grande casa dove va ad abitare con tutta la sua famiglia dopo la separazione dal marito. Durante il periodo cupo di Salò occupa il villino attiguo ai Mussolini subendo l’ira di Donna Rachele inferocita tra pianti e svenimenti. E’ la donna gelosa che fiuta il Duce prima dell’amore, per cercare traccia delle altre, la geisha fedele che rimane a casa per rispondere alle sue telefonate, l’innamorata che lo guarda entrare a lavoro, spiandolo dalla finestra. La donna, che infine tenta con lui l’ultima fuga, e muore con e per lui.

Clara e il Duce si telefonano o si scrivono almeno otto, dieci volte al giorno, oltre a vedersi con così tanta frequenza (anche se il Duce dorme con lei un’unica notte, quella precedente alla loro morte).

E’ incredibile pensare a quanto tempo Mussolini “perdesse” con lei ogni giorno, mentre incalzava la storia e la tragedia dell’Italia. In molti videro un peggioramento della condotta politica del Duce in concomitanza con l’inizio della loro relazione. Come a dire, anche nel caso di drammi epocali, “cherchez la femme”.

Essendo Clara molto più istruita di Donna Rachele, più moderna e spregiudicata – si recava da lui guidando spigliatamente un sidecar -studentessa di musica, figlia del medico pontificio Petacci, era ovvio che diventasse sua confidente e consigliera, come avviene quando si diventa la favorita di un potente. Nei diari che sono stati pubblicati fino ad ora emergono fatti e confidenze di assoluto interesse storico e politico, a cui di volta in volta lei esprimeva approvazione o diniego.

Sarebbe bastato che Claretta gli avesse suggerito di non allearsi  sciaguratamente con Hitler, scongiurandolo come lei sapeva fare, e la storia del mondo sarebbe cambiata, ma ciò non avvenne.  Hanno detto di lei che era una spia tedesca, un agente  segreto inglese - quindi una nuova Mata Hari -  che avrebbe finto per anni un grande amore per tenere vivo il fantomatico rapporto Mussolini – Churchill anche durante la guerra, una donna malvagia e istigatrice, o semplicemente una sciocca. Che ottenne solo favori economici per la sua famiglia e in particolare per suo fratello Marcello, medico e faccendiere.  Ma non è questo il luogo per accertarlo.

Alla fine della loro storia d’amore e della loro vita, Mussolini è stanco, sfiduciato, burattino di quei tedeschi con cui si è alleato e si definisce proprio con lei “cadavere vivente”. Claretta si ribella e lo incita a essere ancora il Duce, a essere il più forte, il più grande e amato. Fino a che punto è il sostegno di una donna innamorata e non l’attaccamento all’immagine dell’idolo che l’aveva folgorata da bambina?

È pur vero che pare accertato che lei si potesse salvare, che fosse pronto un aereo  che avrebbe portato l’intera famiglia Petacci in Spagna, e che Mussolini non avesse nemmeno progettato di portarla con sé. Ma, ancora una volta, la sua ostinazione la condusse accanto al suo amato, al suo mito, fin nella tomba.

La sua cieca devozione, il suo amore incondizionato e a tratti opprimente, quasi fosse eternamente una fan che ossessiona il divo che adora, fanno pensare a un “volo nuziale mai concluso”, rimasto sempre confinato nel giardino segreto degli amanti.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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