Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, amore o brand artistico?

12 Settembre 2024



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Da qualche anno i legami d'amore tra i divi, nazionali o hollywoodiani che siano, vengono definiti da una crasi tra i loro nomi o cognomi, come se fossero un brand. Ferragnez, Brangelina, Bennifer. E forse queste coppie celebri sono un vero è proprio marchio d'affari, dato che la fama di una love story tra celebrità produce un grande indotto di pubblicità e di ingaggi.

Senza diventare i "Gabronora", dato che l'usanza del "nome cumulativo" non c'era, la prima coppia in perenne esposizione mediatica della storia fu quella formata da Eleonora Duse e Gabriele D'Annunzio. Per quasi dieci anni, dal 1894 al 1903, questa unione turbolenta fu protagonista delle chiacchiere di tutti i salotti europei ed americani, fotografata dai giornali dell'epoca, spiata in ogni modo dai curiosi.
Lei, attrice già osannata, sulla soglia dei quarant'anni, alle spalle un matrimonio fallito e una figlia piccola, un altro paio di storie d'amore finite male, una di esse con il famoso librettista di Verdi, Arrigo Boito, inquieta.
Lui, trenta e pochi altri anni, poeta promettentissimo e già noto, dandy e donnaiolo, separato da tempo dalla moglie, due figli avuti da lei, altri due dalla relazione con una nobildonna napoletana, intenso.
Esplode un amore che consuma lei e galvanizza lui, che negli anni con quella che egli stesso ribattezzerà "la Divina" scriverà le sue opere migliori: la pioggia nel pineto - in cui la ritrarrà eternamente come Ermione - , la Sera Fiesolana, la Figlia di Iorio.
Il Fuoco, il romanzo che D'Annunzio scrive raccontando, di fatto, tutte le sfumature del loro rapporto nascondendo se stesso sotto le sembianze di Stelio Effrena e quelle della Duse sotto quelle di Foscarina, suscitò molto scalpore perché D'Annunzio non tacque nulla della relazione, nemmeno la differenza d'età - l'attrice aveva cinque anni più di lui. Le descrizioni delle loro effusioni amorose destarono scandalo, così come quelle della carne sfiorita della donna negli ultimi anni della loro storia.
Gli ammiratori dell'attrice si indignarono per aver dato in pasto le debolezze della loro beniamina all'occhio morboso del pubblico. Pur provata, la Duse perdonò D'Annunzio.
Oltre all'amore, tra i due, come nelle moderne coppie di star, c'era un vero è proprio patto artistico. Non esistendo all'epoca una nutrita drammaturgia italiana, la Duse amava che D'Annunzio scrivesse per lei pieces teatrali nuove, adattate sulla sua persona. D'altro canto il futuro Vate, finalmente aveva anche una finanziatrice per le sue  opere, e un grande aiuto per le sue scarse risorse economiche.
La Duse, nonostante le sfuriate di gelosia per le amanti che il suo "Gabri" ebbe durante la loro liason, si allontanò tuttavia  definitivamente da lui per una delusione lavorativa, una delusione nel loro "patto". D'Annunzio, infatti, che aveva scritto "La figlia di Iorio", la sua tragedia più riuscita per farla interpretare dalla Duse, scelse come attrice protagonista la più giovane Irma Gramatica. La Duse non lo perdonò, anche perché - ma non fu il motivo scatenante della separazione - aveva trovato nel loro rifugio d'amore vicino a Firenze, la villa "La Capponcina" due forcine per capelli di Alessandra De Rudinì.
Anche nelle separazioni tra i divi dello Star System l'elemento della frattura nel "patto di lavoro e di celebrità" ha contribuito alla rottura definitiva della coppia.
Diversi giornalisti hanno ipotizzato che sia successo anche ad esempio,  nella coppia Vivien Leigh - Laurence Olivier o Nicole Kidman-Tom Cruise. Rapporti già complessi di per sé, complicati ulteriormente dal fatto di essere anche sodalizi artistici.
Qualcuno ha dubitato della sincerità del rapporto Duse - D'Annunzio, soprattutto da parte del poeta. Basta  tuttavia leggere le lettere di Eleonora a "Gabri" al tempo della loro passione e quelle di D'Annunzio dopo la loro rottura, nostalgiche e cariche di sentimento, per capire quanto sia stata brillante la stella nata dalla fusione dei loro astri.
Fino  alla sua morte, D'Annunzio tenne il busto della Duse - che scomparve quattordici anni prima di lui-  accanto al suo scrittoio, presso il Vittoriale, velandola mentre componeva e la rimpianse fino al suo ultimo respiro.

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Giusy Cafari Panico

Giusy Cafari Panico, caporedattrice (email), laureata in Scienze Politiche a indirizzo politico internazionale presso l’Università di Pavia, è studiosa di geopolitica e di cambiamenti nella società. Collabora come sceneggiatrice con una casa cinematografica di Roma, è regista di documentari e scrive testi per il teatro. Una sua pièce: “Amaldi l’Italiano” è stata rappresentata al Globe del CERN di Ginevra, con l’introduzione di Fabiola Gianotti. Scrittrice e poetessa, è direttrice di una collana editoriale di poesia e giurata di premi letterari internazionali. Il suo ultimo romanzo è “La fidanzata d’America” ( Castelvecchi, 2020).

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