La Dea madre e il figlio

28 Agosto 2018



La Dea madre e il figlio
La Dea madre e il figlio

Vi è una rappresentazione mitica che si ritrova in quasi tutte le forme religiose antiche, che è transitata anche nel cristianesimo. È la coppia madre figlio. È la dea accompagnata dal figlio divino.  È Iside che resta sola perché Osiride le viene strappato e viene rappresentata col figlio. È la Madonna che viene inseminata da un Dio che non si rivela. E' interessante approfondire questa immagine che è transitata in modo manifesto, ma occultato nel cristianesimo.
Pur essendo una religione del Dio padre, il cristianesimo mantiene assai vivo e in primo piano questo aspetto proveniente dalle religioni prepatriarcali. È sempre lei, la vergine, ad accompagnare il figlio. Il padre è nei cieli, Giuseppe è al massimo un accompagnatore, non  può essere neppure un surrogato. Sarà sempre lei ad accompagnare il figlio, ad approvarlo in tutto, a metterlo davanti al mondo, lei con la sua presenza rivela e testimonia che è il figlio di Dio. Se Gesù si può proclamare figlio di Dio, lo può fare perché ha la totale approvazione e riconoscimento della madre. Perchè la madre sin dall'inizio aveva avuto l'annuncio che avrebbe partorito il figlio di dio.  E' lei, la madre che si accompagna al giovane. Perché è la gravidanza mitica della madre a manifestare al mondo il mistero di questa nascita. La religione cristiana ha risolto così il problema del femminile, mettendo il potere nelle mani degli uomini, dei preti, dell’istituzione, e prendendo a piene mani il contenuto del messaggio religioso dalla donna, dal suo corpo, dal suo sangue, dalla vita e dall’amore. Solo una madre risponde sempre e soltanto con amore. Solo una madre perdona sempre, apre sempre le braccia.
Se alle origini il problema della generazione del dio uomo fu risolto con l’immagine pura della vergine Maria, il femminile nella chiesa non si sopì mai. Al culmine della caccia alle streghe iniziarono le apparizioni mariane che diedero impulso a un  movimento collettivo di enormi proporzioni, una massa fervente di fedeli, che nei secoli non si è mai fermato. le folle dei credenti vanno a inginocchiarsi e a pregare davanti a lei a Maria,  la madre, la vergine, l'umile,l'umana. A lei si rivolgono nelle ore buie della vita.
La Chiesa non potè mai frenare questo pellegrinaggio incontenibile, in tutti i luoghi sacri dove appariva la vergine e dove vi erano i culti delle acque, sino a che nell’ottocento si risolse a promulgare il dogma dell’immacolata concezione. Allora venne istituita la celebrazione dell’Assunzione della vergine. E riabilitata lei, già raffigurata continuamente in tutte le rappresentazioni artistiche e già incarnata nel tabernacolo, la cavità che contiene il corpo e il sangue di cristo che costituisce il culmine della messa.

Cosa è rimasto di queste tracce nell’epoca odierna caratterizzata dalla desacralizzazione? Di certo si può trattare di una pura coincidenza, ma ci accorgiamo che oggi ritorna in primo piano la figura della madre sola con il figlio. Con il figlio esaltato, divinizzato e seguito e appoggiato anche in età adulta, portato innanzi al mondo come un essere superiore.

La famiglia odierna per molti motivi vede la madre sola con i figli. I padri si fanno da parte. Oppure vi è stato un divorzio o non si sono mai sposati, o lui non voleva essere padre e per evitare ogni noia legale e ogni intromissione decidono entrambi che lui non riconosca  il bambino.  Una decisione che spesso viene presa anche da donne che non hanno alcuna solidità economica, non ha un lavoro sicuro o mezzi adeguati. Ma anche la famiglia mitica non aveva nulla,  era aiutata e sostenuta dalla collettività.  Talvolta lei ha alle spalle una famiglia di genitori accudenti, oppure prende la decisione di fare un figlio perché realizza che è l’ultima opportunità che la natura le concede di diventare madre. Un'altra figura di donna sola, una solitudine  sofferta, è quella di colei che  ha perso il compagno amato. Ma in tal caso ogni decisione è anche per lui, è per due, è in due anche se è rimasta sola. Altre volte il padre, c'è ci sarebbe, ci dovrebbe essere, ma incapace, inaffidabile, inadatto, ansioso. E' un padre materno, che si occupa delle cose più minute, ma non guarda il figlio nel futuro. Non lo guida, non fornisce alcuna reale rassicurazione.
Sono molti i motivi per i quali la donna si trova a essere madre e padre.  E lo risolve, spesso, in un eccesso: talvolta la donna che si trovava da sola con figli da crescere diventa molto autoritaria. Oggi per lo più  tende a essere una sorella maggiore, solo donna, solo servizio e protezione.
Il prezzo per queste donne è non riuscire a dare al figlio una sicurezza adeguata. Non è a caso che la natura ha voluto che il piccolo fosse generato dall'amore di due adulti uniti da una forza, l'amore che li metteva saldamente alla guida del compito educativo.
Ma queste donne, sempre più numerose e disorientate corrono anche il rischio, se non riescono a staccarsi dall'immagine della madre con il figlio, che nessun uomo potrà veramente  inserirsi nella loro vita. Certo lo cercheranno, penseranno di fare ogni cosa per incontrare ancora un  compagno, ma non accade. Non hanno altra disponibilità nella profondità del loro cuore se non amare il figlio maschio, ma amando un altro uomo dovrebbero staccarsi da lui.  Le donne sanno bene che quando un uomo entra nella loro vita occupa tutti gli spazi. Sentono che il figlio potrebbe indebolirsi. E' un'idea certo, ma ha una sua forza.  E finchè la madre è sola o con compagni occasionali può dedicarsi totalmente e interamente al figlio; è in pace.

Questo schema strano madre figlio deve avere una sua persistenza perché tende a riemergere nella storia. E non bisogna lasciarsi fuorviare dalla ideologie superficiali della modernità. La donna che ama un uomo, ha la spinta fortissima a dedicarsi a lui. Una spinta che è stata ridicolizzata e di cui è stata attribuita  ogni causa all’educazione. Ma  troviamo la stessa struttura in donne  conservatrici e  nelle femministe.  A entrambe può accadere di industriarsi in casa come un operaio,  e di accorgersi, certo non è facile farlo, che il centro della loro vita è servire il figlio maschio.

Questa dedizione femminile verso l’uomo, è quasi più evidente nelle donne che hanno assorbito un’ideologia femminista. Nella convinzione che sia giusto trattare i figli “alla pari”, li trattano come partner, che abbiano 4  anni o 30.  Sono donne che a dispetto di qualunque giustificazione verbale continuano ad accudire il figlio sino a livelli inauditi, a non chiedergli nessun tipo di collaborazione.  Mai. Sempre pronte a nutrirlo, a rinforzarlo.  Se vi sono altri bambini intorno, lui ha sempre il primo posto, in quanto prediletto. In cambio questi figli maschi non si staccano, se trovano una compagna la portano a casa, si crea un'alleanza femminile, intorno a lui.

 

 

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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