La neve di dicembre apre improvvisamente uno spazio virtuale di ricordi impastati di miti, fiabe, emozione.
Il clima emotivo del momento si spezza nei fiocchi candidi. I bambini, se ben coperti, nutriti e amati, scoppiano di gioia saltellando e costruendo pupazzi.
Bambini e cuccioli in difficoltà, solitudine, miseria, guerra, hanno paura e accendono la resilienza della specie. Nuovi racconti si formano, tracce di speranza, lezioni di resistenza e nuovi metodi di guarigione.
Nel mezzo secolo di esperienza terapeutica, l'arrivo del Natale mi ha insegnato a cogliere i segni devastanti di tanti fake imprinting che inquinano vite di successo, equilibri conquistati in mari tempestosi, dove la salvezza non cancella le esperienze ma le trasforma in passioni tristi.
Trasformare antiche ferite in panettoni e luci colorate è l'arte del terapeuta.
Il "guaritore ferito" diventa sciamano, psicanalista, medico, sistemando i suoi Natali come le file di luminarie che addobbano le strade.
Stamattina, imbacuccata sulla panchina del giardino, ho costruito un grande pupazzo di neve virtuale, con scopa, sciarpa e carota per naso, e una vecchia ghirlanda spelacchiata sulla porta della mia stanza riporta chi entra alla realtà delle feste natalizie da riempire di nuovi vissuti. La passione per i dolci, per il torrone, cancella la tristezza di tutte le diete fallite con un sottile senso di trasgressione.
Il Natale è un simbolo di testarda rinascita. La cometa è la bandiera rubata agli Dèi e trasformata in albero luccicante. Le sconfitte ci insegnano a combattere.
La sindrome dell'albero di Natale si cura nei piccoli presepi sparsi sul pianeta, nei doni di sé , nel festeggiare in mille modi diversi l'anno che arriverà.