Quanti di noi sono riusciti a resistere al fascino ammaliante e decadente di Dracula, l'amante vampiro di Francis Ford Coppola? Al suo sguardo intenso e malinconico, all’idea di quell’amore immortale che lo consumava da secoli per la sua sposa perduta e che ritrova reincarnata in Mina, la fidanzata di Jonathan Harker?
Inizialmente il conte Dracula, nel suo castello in Transilvania, si presenta come un vecchio, pallido, esangue, che accoglie il giovane mediatore immobiliare con affettata cortesia. Immediatamente il giovane ne percepisce la natura inquietante e demoniaca sotto la parvenza dell'educazione. Harker è lì per affari, ma Dracula vorrebbe nutrirsi del suo giovane sangue . Qualcosa, però, lo fa desistere: vede per caso il ritratto della fidanzata di Harker, Mina. Rivede nei lineamenti della fanciulla le fattezze della sua adorata sposa. Repentinamente muta i suoi piani. Perché vuole trovarla.
Naturalmente non le si può presentare sotto le sue spoglie reali. Durante la traversata inizia a recuperare le forze e la vita succhiando sangue a varie vittime. Giunto a Londra ha bisogno di altro sangue, di altra vita, e non si ferma fino a quando la sua metamorfosi non è completata.
Si è trasformato in un uomo seducente, misterioso, con quel tratto di esotismo che richiama le leggende del suo antico Paese. Nel momento in cui incontra Mina, è come se il suo cuore fosse tornato realmente a battere d'amore. Rivive, attraverso di lei, l'amore immenso che lo univa alla sua sposa. Ma anche le sofferenze incommensurabili ad esso legate. Perché sa che Mina è una mortale.
Pur sapendo che il conte Dracula è un amante vampiro, un demonio, quanti alla fine del film non avevano tifato per il tenebroso conte Vlad, in paragone allo scialbo e insignificante mediatore immobiliare al quale Mina era fidanzata?
E Mina stessa, una volta caduta sotto la seduzione ipnotica del potere erotico dell'affascinante conte dei Carpazi, ne è completamente stregata, ammaliata, soggiogata. Vuole donarsi a lui, perché vuole vivere con tutta se stessa quell’amore immortale. È disposta a divenire come lui, pur di condividerne il destino e di non doversene separare.
Ho attraversato l'oceano del tempo per ritrovarti
La figura dell’amante vampiro è un archetipo che lavora da sempre nell’inconscio collettivo, e sembra aver ripreso particolare vigore negli ultimi anni, durante i quali sono state create numerose saghe letterarie, serie televisive e film di successo (pensiamo al successo di Twilight di Stephanie Meyer). Tuttavia, nella fiction moderna il vampiro viene snaturato: perde la sua mostruosità e malvagità, viene edulcorato. Da figura malefica si trasforma in un giovane 'bello e dannato', sexy, in una vittima del destino animata da buoni sentimenti.
Forse può funzionare nella fiction o in una saga per post-adolescenti, ma non nella realtà.
Dracula è un simbolo archetipico di dipendenza, possiede una incredibile forza di seduzione che non può essere spezzata dalla vittima. Una volta in potere del vampiro, che rende la vittima sempre più dipendente e impotente, l’unica salvezza è chiedere l’aiuto di una Potenza Superiore (Van Helsing nel romanzo e nel film).
Sono molti i modi in cui l’amante vampiro si impossessa di noi, perché - proprio come ci mostra il film - ha un'enorme capacità di metamorfosi. Ad esempio inducendo in chi lo ama una gelosia ossessiva, oppure presentando un’immagine negativa di sé, di insicurezza, di bisogno di rassicurazione. Oggi viene definito vampiro psichico o emotivo, e si identifica in quel partner che si nutre della nostra energia vitale rendendoci sempre più dipendenti da lui, per cui non riusciamo a distaccarcene. Come il narcisista patologico perverso. Pur stando male con lui, come in astinenza da una droga potente se cerchiamo di allontanarci, non riusciamo a farne a meno, non sappiamo vivere senza di lui. E reiteriamo il gioco dell'amore/sofferenza, finché non riusciamo a rompere il cerchio e a tornare alla vita.