Quale futuro per il turismo

21 Giugno 2022



Quale futuro per il turismo
TURISMO, SITI UNESCO

Bisogno di turismo

Se in questo periodo ascoltiamo i discorsi della gente, non possiamo non notare che la maggior parte delle conversazioni cade sulle vacanze e sui viaggi. Dopo lunghi periodi di restrizioni dovute alla pandemia e nonostante le gravi ripercussioni economiche che il COVID ha lasciato e che la guerra in Ucraina sta lasciando, sembra che fare turismo sia tornato un bisogno impellente, un desiderio diffuso anche se per alcuni resterà solo un’aspirazione.

Negli ultimi due anni siamo certamente cambiati e anche i modi di viaggiare e di fare turismo e vacanze sono diversi, ma resta immutata la voglia di spostarsi, di evadere, di conoscere luoghi nuovi non solo virtualmente ma attraverso esperienze concrete.

Tutto ciò fa nascere diverse domande. Innanzitutto, cosa significa per gli esseri umani viaggiare e cosa ha significato nella storia? E poi cosa ci porta a farlo? Che legame c’è tra tempo libero, lavoro e vacanza? Il turismo post COVID in cosa è cambiato? Quali sono le nuove forme di turismo? Che ripercussioni concrete avranno sull’economia e sulla società in generale? L’Italia riuscirà a restare al passo con le nuove esigenze e a soddisfare le richieste?

Nei prossimi articoli cercherò di rispondere via via a queste e ad altre domande su un fenomeno così complesso.

Dati e tendenze sul turismo

Qui di seguito, invece, accenniamo al perché sia così importante per l’Italia il turismo e quindi per gli italiani conoscerlo meglio anche se costantemente sottovalutato dal mondo economico e politico. Per capirlo bastano pochissimi dati.

Dall’ultimo bollettino pubblicato sul sito ufficiale dell’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT), emerge che al 31 maggio 2022, l’Italia si collocava al primo posto rispetto ai Paesi competitors europei, come meta più ambita, stando alle prenotazioni di strutture sulle piattaforme OTA (Online Travel Agency).

Già in occasione della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, nell’aprile del 2022, Demoskopika aveva pubblicato una stima dell’anno 2022 con un andamento dei pernottamenti in Italia in crescita anche se ancora lontani da quelli del 2019: quasi 343 milioni di presenze tra italiani e stranieri, con una crescita pari al 35% rispetto al 2021. Ancora più in aumento gli arrivi previsti pari a 92 milioni cioè il 43% superiori a quelli dell’anno precedente.

Il fatto che si registri un incremento sia degli arrivi (cioè del numero di persone che entrano nel nostro Paese) sia delle presenze (cioè delle notti che vi trascorrono) è un segno positivo perché lascia sperare che aumentino sia i turisti sia la loro permanenza in Italia.

Gli effetti del COVID e della Guerra si fanno ancora sentire rispetto agli anni precedenti, ma anche la riduzione prevista di 2,4 milioni di presenze di turisti Ucraini e Russi, dovrebbe essere in parte compensata dalla nuova tendenza degli Italiani a trascorrere le vacanze estive nel nostro Paese: 9 su 10 hanno dichiarato di volerlo fare. Il turismo interno potrebbe quindi compensare in qualche modo la riduzione del numero di visitatori stranieri rispetto agli anni pre-COVID (vedi dati Ansa).

Ma di che turismo si tratta? Innanzitutto, secondo l’Enit, la pandemia accentuerà lo spending divide, cioè il divario nei comportamenti turistici fra chi ha mantenuto buone possibilità economiche e chi invece ha subito maggiormente le conseguenze della crisi economica, così, mentre il turismo di lusso e in residenze esclusive mostra rapide possibilità di ripresa, un’altra fascia della popolazione non potrà permettersi le vacanze estive degli anni pre-COVID.

In secondo luogo, fatte queste precisazioni e al di là dei numeri totali di presenze e delle diverse situazioni economiche dei singoli, il modo di intendere o di fare turismo è cambiato. Si vanno infatti sempre più diffondendo nei diversi strati sociali e in tutte le classi di età delle tendenze già in atto prima della pandemia, ma che costituivano solo un fenomeno di nicchia come il turismo creativo, o quelli green, slow, esperienziali o legati ad attività sportive. Inoltre, restando in Italia, molti stanno riprendendo il turismo multigenerazionale o fra amici, spesso verso i luoghi di origine della propria famiglia, simile a quello diffusosi nell’immediato dopoguerra e poi via via affiancato sempre più, soprattutto per i giovani, da viaggi in mete nuove e spesso lontane. Con la diffusione dei voli low cost, infatti, quasi ogni luogo del pianeta era parso facilmente raggiungibile e spesso meno costoso della vacanza locale anche grazie al basso costo della vita in certi Paesi.

Oggi, inoltre, si riporta l’attenzione verso le località vicine alla propria abitazione, alle risorse naturali, artistiche e culturali e alle opportunità di svago e di divertimento che possono offrire, a lungo ignorate, trascurate o non godute pienamente.

Durante la pandemia, molte città e località italiane hanno cercato di colmare la carenza di turismo internazionale con l’offerta di nuove esperienze adatte ai visitatori locali spesso grazie alla diffusione e implementazione di nuove forme di digitalizzazione e di esperienze virtuali all’interno di spazi come musei o luoghi di spettacolo. Si è anche cercato di accrescere la fidelizzazione attraverso newsletter e varie forme di comunicazione on-line come quelle di blogger o influencer locali. Tutti questi espedienti continuano anche ora e andranno consolidandosi in futuro.

Parallelamente, si stanno rendendo più appetibili e redditizi i viaggi d’affari, di studio, per meeting e convegni, che in era pre-COVID costituivano una buona parte delle presenze in molte città italiane, ma che sembravano destinati a essere sostituiti anche in futuro da collegamenti Internet a distanza. Si diffonde così il Turismo BLeisure nato dalla fusione dei termini Business e Leisure perché cerca di soddisfare le esigenze di lavoro con servizi e attività ricettive adeguate a quelle proprie del turismo enogastronomico, culturale, dello shopping o di altre attività tipiche del viaggio di piacere e della vacanza.

Infine, per ciò che riguarda il nostro Paese, occupiamo rispetto ad altri una posizione privilegiata per vari motivi. Abbiamo, per esempio, quasi 8.000 kilometri di coste che presentano varie conformazioni adatte a ogni gusto ed esigenza del turista balneare. Al Nord ci sono grandi laghi di origine glaciale nati attorno alle Alpi, al Centro laghi vulcanici o di altra origine costeggiati dagli Appennini, ognuno con un aspetto diverso e unico, ma ugualmente motivo di attrazione. Basti pensare al secolare amore manifestato dai tedeschi per le sponde del lago di Garda o al più recente clamore mondiale scaturito attorno ai soggiorni di George Clooney sul Lago di Como.

La configurazione naturale dell’Italia che alterna monti, colline, pianure punteggiate da borghi storici e da piccole e grandi città, ognuna carica di memorie storiche e artistiche originali, è sempre stata in grado di attirare ogni tipo di turista. Del resto, l’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale UNESCO. Sono 58 quelli riconosciuti “patrimonio dell'umanità”, a cui si aggiungono 15 elementi del patrimonio culturale immateriale che comprende le tradizioni orali, il linguaggio, le arti dello spettacolo, le pratiche religiose, i riti e feste trasmesse da una generazione all’altra e che forniscono motivo di attrazione per i visitatori.

Insomma, anche se il settore turistico è stato uno dei più colpiti dalle restrizioni contro la pandemia ed è penalizzato per sua natura dall’instabilità internazionale che stiamo attraversando, tutto fa presagire che, come nelle crisi precedenti, sappia rinnovare l’offerta in modo da soddisfare dei bisogni insiti nell’essere umano che si sono manifestati e continueranno a manifestarsi pur in modo sempre diverso lungo tutta la nostra storia.

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Quale futuro per il turismo

Rosantonietta Scramaglia

Laureata in Architettura e in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito il Dottorato in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale. Ha compiuto studi e svolto ricerche in Italia e in vari Paesi. Attualmente è Professore Associato in Sociologia presso l’Università IULM di Milano. È socia fondatrice di Istur – Istituto di Ricerche Francesco Alberoni. È autrice di oltre settanta pubblicazioni fra cui parecchie monografie.

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