Dovremmo riflettere sul perché certe anime si incontrano per caso. Queste anime involontariamente creano una rete comunicativa, si trovano nella stessa frequenza — pensiamo alla sintonizzazione di una radio… se la frequenza è interferita l'uscita audio sarà distolta, mentre appena verrà centrata, l'uscita audio sarà nitida. Oppure più semplicemente possiamo pensare a quando sentiamo una musica e la sentiamo nostra, quasi che fosse stata scritta per noi, perché tocca il nostro stato d’animo...
Ora lettore pensa a quando parliamo con qualcuno, magari appena conosciuto, quindi di fatto sconosciuto, con il quale scopriamo immediatamente dopo poche parole, di essere in sintonia.
Che tipo di sintonia siamo?
Siamo ansiosi? Allora vediamo la vita con timore, non riusciamo a vedere oltre l'orizzonte. Ma se siamo ottimisti vediamo oltre l'orizzonte, vediamo la vita con una nuova visione, tutto questo perché abbiamo capito come affrontare la vita. E allora riconosceremo anche a prima vista le anime affini.
La sintonia di per sé non è sempre positiva. Le persone arrabbiate, paurose, tristi, risuonano con coloro che hanno vissuto esperienze simili.
Pensa che chi scrive era forse come te, non sapevo come far fronte alla vita, anzi peggio... La mia malattia neurodegenerativa (Parkinson) mi aveva catapultato nello sconforto. Ci ho messo anni per riprendermi dalle mie paure: e poi un giorno mi sono svegliato con un obiettivo chiaro… andare oltre, non lasciarmi abbattere. Riuscire ad accogliere cosa vi era di bello oltre la mia malattia. Non poteva essere tutto lì.
Da lì ho iniziato a vedere oltre l'orizzonte e così ho vinto! Da allora sono sereno, amo la vita, amo il tramonto e l'alba. Vedo le persone e intuisco i loro travagli e leggo in viso se sono serene.
Perché c'è sintonia?
Pensa alla sintonia con alcuni membri della tua famiglia, una figlia, un fratello. Sentite qualcosa che vi affratella, che vi lega in modo particolare rispetto agli altri. Anche agli altri vuoi bene, ma da lui, da lei ti senti capito. Senti che vede la vita con una stessa sensibilità — Pensa al concetto di anima affine in Platone. Quando questi rapporti si interrompono, per qualunque motivo, ti senti finito. Pensi che nessuno ti capirà più. Ti è mancata la connesione tra la tua anima e la sua. Ma questa connessione non sparisce veramente. Abbi solo pazienza e la vita ti manderà un'altra anima affine, se solo le dai il tempo e tieni il tuo cuore aperto.
Un’altra domanda che mi sono fatto, non dovremmo aver paura di farci domande. Per quale motivo ti ritrovi con certe persone a vivere delle coincidenze significative?
Ecco un esempio: una mia amica aveva incontrato un uomo ed era nato un grande amore e una esperienza di vita insieme. Lei si era accorta — e non le sembrava un caso, perché troppo ripetuto — che quando erano insieme e guardava l'orologio, la maggior parte delle volte i numeri avevano una simmetria. La trovava una cosa curiosa e nulla più. Ma poi lui era morto e quando guardava l'orologio i numeri non erano più simmetrici o appaiati. Apparivano disordinati. Però non potà fare a meno di considerarla una coincidenza significativa, anche se inspiegabile.
Sembrerebbe che il mondo esterno comunichi messaggi a chi è in grado di recepirli.
La sintonia è frequenza perfetta. Quando due persone hanno un forte legame, le coincidenze significative tra loro possono essere interpretate come una manifestazione di questa connessione. Ma esiste l'eccezione: persone che non si sono mai incontrate prima camminano nella stessa modulazione di frequenza. In tal caso, un incontro tra di loro verrebbe favorito.
Il déjà vu — il rivivere ciò che hai sognato o vissuto in un'altra dimensione — comunque una rappresentazione che rinvia parallelamente a un evento reale, è un altro enigma che svela qualcosa che solitamente è al di fuori dalla nostra coscienza. Forse è dall'esperienza del déjà vu che viene il desideio, come è capitato a me, di rivivere qualcosa che non so, che voglio scoprire con un'ipnosi regressiva. E così ho fatto degli esperimenti. La settimana scorsa mi sono ritrovato per pochi secondi nei primi del '900 durante una gita fuori porta, due battiti di ciglia ed ero di nuovo qui nel 2025.
La mia esperienza non ha consistenza dal punto di vista scientifico, ma da quello dell’esperienza umana sì, perché mi spinge a riflettere e a cogliere elementi di me e del mondo intorno a me che non vedevo.
Anche in questo caso — certo, il peso dell’immaginazione è reale — ma forse è anche la capacità di vivere oltre il presente.
Quindi se penso all’esperienza vissuta durante una gita fuori porta, è stato il vissuto soggettivo di varcare una soglia temporale invisibile. Per pochi secondi, la percezione di essere nei primi del Novecento è stata così nitida che al mio ritorno nel presente, persino l’auto — prima pulita — era coperta di una terra bianca, come segno tangibile di uno spostamento non del corpo, ma della coscienza.
Due concezioni emergono da tale approccio: tutto quello che la scienza non delucida e spiega, in quanto materiale irrazionale, appartiene al mondo della credenza o dell’occultismo e va contestato; un’altra possibilità, notevolmente più logica e sostenibile, consiste nel ritenere le stesse immagini affioramento dell’ignoto. Sono temi questi di fronte ai quali molti scienziati si interrogavano verso la fine dell'800 ma oggi si cerca di starne lontani.
E se invece di liquidare queste immagini come fantasie, provassimo a considerarle rivelazioni, frammenti di una realtà che la coscienza può percepire solo quando è in uno stato di sintonia particolare?