Si dice che le mezze stagioni siano sparite ed effettivamente le condizioni climatiche non consentono più di riconoscerle nettamente. Quando però ci si ritrova ad ammirare gli sgargianti colori giallo-oro, rosso ed amaranto delle nostre colline e montagne non si può ignorare di essere in autunno. Per chi non si allontana dalla propria città un altro inequivocabile segnale di autunno è il profumo delle caldarroste proveniente dai banchetti quasi nascosti nelle piazze più frequentate. Proprio in autunno, qualche anno fa, mi era capitato di visitare una mostra internazionale dedicata alla innovazione tecnologica.
Davanti allo stand di una importante società di consulenza aziendale ero stato attratto da un grande cilindro trasparente pieno di castagne con un tabellone che invitava ad indovinare il numero di castagne contenute nel cilindro. A chi si avvicinava maggiormente al numero vero delle castagne
contenute nel cilindro veniva offerto in premio uno dei più moderni computer portatile del momento.
La graduatoria sarebbe stata stilata alla fine della mostra e pertanto occorreva compilare un modulo indicando la stima effettuata ed i propri recapiti (Nominativo, professione, indirizzo, numeri telefonici ed email). Immediatamente avevo sospettato trattarsi di un inusuale ma brillante sotterfugio per carpire le informazioni personali di futuri clienti che sarebbero stati successivamente contattati per operazioni di marketing da parte della azienda stessa o vendute, come pare che spesso accada, ad aziende terze.
Malgrado tale iniziale diffidenza, la curiosità cominciava ad avere il sopravvento e la sfida ad intrigarmi. Non avendo dimestichezza con dimensioni o peso dei mucchi di castagne avevo cercato di trovare un metodo più o meno scientifico per stimare al meglio il numero delle castagne nel cilindro.
Dopo vari tentativi avevo pensato di contare il numero delle castagne visibili sulla superficie superiore del cilindro, moltiplicarle per il numero degli strati allocabili nell’altezza del cilindro e correggere il risultato con un coefficiente di riempimento, minore di uno, che tenesse conto dei vuoti fra le castagne ed i vari strati.
Alla fine avevo optato per applicare un ulteriore coefficiente di ottimismo (anche questo minore di uno) nella constatazione che tutte le volte che avevo comprato un cartoccetto di caldarroste avevo sempre creduto ottimisticamente che il cartoccetto ne contenesse di più di quanto poi fosse stato!
Alla fine avevo compilato il modulo con la mia stima nella convinzione che non avrei certamente vinto e di essere caduto, comunque non ingenuamente, nella trappola degli organizzatori. Sorprendentemente dopo appena una settimana mi era giunta una vera relazione tecnica piena dei
dati e delle percentuali delle stime risultanti dal quiz.
Riassumo tali risultati per alleviare la curiosità di qualche lettore attratto dalla stranezza di questo quiz:
- Il numero vero delle castagne poste nel cilindro era 2145:
- Avevano partecipato al quiz N, 866 concorrenti;
- La stima effettuata e risultante più vicina al numero vero era 2274 (N.129 castagne in più
corrispondenti ad un errore del 6%);
- Il campo di variabilità delle stime effettuate andava da un minimo di 1142 ad un massimo di 3486 (errore del 47% nella estrema stima inferiore e del 63% nella estrema stima superiore);
- La media di tutte le stime effettuate era di 2423 ( N.278 in più per un errore del 13%);
- Le stime migliori della media erano N.26 (3% di tutte le stime o concorrenti);
- Le stime peggiori della media erano N. 840 (97% di tutte le stime o concorrenti);
- La mia stima era stata 2359 . Non avevo vinto per un errore del 10% corrispondente a 214 castagne in più. Non male, ero stato ancora una volta vittima dell’ottimismo del cartoccetto di caldarroste ma comunque avevo stimato meglio della media!
A questo punto la storiella di questo bizzarro quiz avrebbe potuto essere archiviata e dimenticata se non fossero rimaste irrisolte due macroscopiche perplessità sui risultati ottenuti.
Come mai dei professionisti di medio-alto livello intellettivo e culturale avevano effettuato stime tanto diverse dalla realtà e con un errori così grandi (fino al 47% al limite inferiore e 63% al limite superiore)?
Come mai il 97% dei partecipanti aveva stimato peggio della media e solo un esiguo 3% degli stimatori aveva fatto meglio della media?
Mi sembra di aver trovato la risposta alla prima domanda nelle recenti scoperte dei ricercatori delle neuroscienze e della psicologia.
Abbiamo sempre pensato che il nostro cervello, ricevendo i dati acquisiti dai nostri cinque sensi (vista, udito,…), sia in grado di elaborare e ricostruire una immagine della realtà esterna quasi come una videocamera o una fotocopiatrice.
Non è così. Come è descritto nel libro della neuroscienziata Lisa Feldman Barrett “How Emotions are Made”, il nostro cervello elabora con continuità predizioni circa l’ambiente che ci circonda ed il futuro che ci attende. Siamo noi che costruiamo una personale versione della realtà attesa e
confrontandola con i dati che ci vengono forniti dai sensi la modifichiamo, aggiorniamo ed affiniamo.
Quello che percepiamo come realtà è la migliore stima del mondo esterno ed è quindi variabile da persona a persona sulla base delle proprie esperienze vissute.
Si ritiene che questo sia un modo molto efficiente del cervello per evitare un ritardo e blocco da eccessive informazioni (overloading) e per consentire reazioni veloci ed appropriate ritenute, già dai primordi, necessarie per la sopravvivenza umana. Un sotterfugio da tempo noto e sfruttato in alcuni sistemi di telecomunicazioni militari dove non vengono trasmessi gli interi campioni del segnale ma solo la differenza con il campione precedente
(Modulazione Delta).
Se effettivamente le nostre percezioni sono personali predizioni e simulazioni adattative della realtà che gli scienziati chiamano “ controlled hallucinations”) è spiegato come siano state possibili stime delle castagne nel cilindro così ampie, diverse ed errate.
Probabilmente nessuno dei concorrenti al quiz aveva mai avuto a che fare con mucchi, sacchi o cilindri pieni di castagne e le stime erano necessariamente molto grossolane e diverse.
Verosimilmente è ipotizzabile che se il gioco venisse ripetuto molte altre volte (ovviamente con quantità diverse) le stime sarebbero sempre più accurate con una convergenza al valore vero (non è quello che accade anche per l’Intelligenza Artificiale del tipo deep learning?)
La risposta alla seconda domanda è più facilitata dalle conoscenze e dagli strumenti messi a disposizione dalle scienze comportamentali.
Ogni stima predittiva come ogni scelta e decisione è inevitabilmente affetta da errori sistematici (bias cognitivi) ed errori casuali (rumore).
Già in un mio precedente articolo di questo magazine avevo accennato alla difficoltà se non impossibilità di accorgersi e liberarsi delle proprie inclinazioni, tendenze e pregiudizi (bias cognitivi). Non si vede la trave nel proprio occhio mentre si vedono le pagliuzze negli occhi degli
altri. L’errore sistematico del singolo si riduce e si elimina con il pensiero critico e la razionalità che emerge e si rafforza nella condivisione e confronto con i pensieri degli altri.
Gli errori casuali per l’intrinseca natura di imprevedibilità e riconoscibilità non possono essere eliminati se non con una mediazione che compensa gli opposti disturbi e rende evidente il segnale vero (Il valore corretto della stima o della decisione).
Le scelte, le decisioni, le determinazioni dei singoli sono sempre meno giuste ed accurate di quelle condivise da una collettività o pluralità (Two is better than one. Boys likes girls-Taylor Swift)!.
Esistono teorie diverse ed anche contrastanti sul funzionamento del cervello e sull’influenza del mondo esterno sulla percezione e sulle emozioni ma il fallimento dell’uomo singolo al comando e delle dittature sono la più seria conferma e validazione delle conclusioni del bizzarro quiz autunnale ricordato.