Distogliere lo sguardo dal problema

22 Maggio 2022



Distogliere lo sguardo dal problema
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Distogliere lo sguardo dal problema

Qualche tempo fa ho ricevuto la lettera di una giovane donna che aveva a che fare con un grosso problema, quello di trovare lavoro. Mi scriveva addolorata che il suo compagno le faceva pressione perché non portava a casa uno stipendio. Questo atteggiamento non certo simpatico dell’uomo aveva fatto breccia nella sua suscettibilità.  Stava facendo tutto il possibile e avrebbe voluto che lui la capisse. Di conseguenza dubitava del suo amore. E presa da rabbia e sconforto meditava di lasciarlo e tornare da sua madre.

Leggendola, da donna, mi ero ritrovata a riflettere sul grande cambiamento avvenuto nella nostra società. Pensavo che sino a qualche decennio tempo fa nella sua situazione, una ragazza avrebbe messo al mondo un figlio, il suo compagno avrebbe mantenuto entrambi, cercando di procurarsi altre occupazioni. E si sarebbero affidati al futuro. Se fosse andata bene dopo qualche tempo lei avrebbe trovato un lavoro, altrimenti avrebbero vissuto rinunciando a molte cose superflue considerando che il sacrificio aveva avuto come contropartita il dono di una nuova vita. E mai un uomo, in passato, avrebbe fatto pesare di dover mantenere la sua donna.

I cambiamenti degli schemi culturali producono effetti controintuitivi. Quello che era una conquista oggi è un dovere: la donna deve lavorare. Non è percepita più come parte di una famiglia; la società si è parcellizzata: siamo individui e dobbiamo essere autosufficienti. Inoltre il lavoro costituisce una parte indispensabile nella costruzione dell'identità.

E tuttavia… leggendo e rileggendo le parole della ragazza e lasciandole depositare nella mia mente, pian piano mi rendevo conto che vi era un contenuto latente della lettera cui non avevo prestato vera attenzione.

Pur essendo vero, importante il tema del dissidio col fidanzato, si poteva scorgere un’altra verità. Che senza rendersene conto, stava deviando l’ attenzione dal problema principale, quello del lavoro, verso un altro problema, quello del suo rapporto amoroso. E per un meccanismo di spostamento, questo secondo problema diventava il principale, oscurando l’altro. E così ora ella si stava concentrando sulla crisi con il suo compagno. Tutto il mormorio interiore, fatto di tristezza, rabbia, delusione avveniva senza aver risolto il primo problema, quello del lavoro a cui ella non stava più dedicando tutte le sue energie.

Immaginare il cambiamento che desideriamo

Ella dunque stava pensando di lasciarlo, ma non per lanciarsi in avanti, andare in un altro paese, iscriversi a un corso di studi. No ella pensava di tornare a casa da sua madre, stava progettando di tornare indietro. Se fosse stata in grado di immaginare il cambiamento positivo che trovare il lavoro avrebbe prodotto anche sulla vita di coppia, sarebbe stata in grado di tenere l'attenzione ben ferma sull'obiettivo.

Fermezza d'animo

Quello che in linguaggio psicologico chiamiamo spostamento, nel mondo classico veniva chiamato in un altro modo: fermezza d’animo. Rimanda alla qualità di essere ben saldi, stabili. La fermezza d’animo è forza di volontà, è capacità di sostenere i colpi della sorte, le avversità senza deviare.

Nel caso di questa donna, è evidente che la soluzione al suo problema è trovare il lavoro. E anche il suo compagno ne sarà felice. La nuova condizione si rifletterà positivamente sulla vita di coppia. Perché questo porterà un’agiatezza proprio a loro due. E se per caso, dovesse rendersi conto che non lo ama più, che lui l’ha delusa, potrà sempre lasciarlo, ma da una posizione di autonomia e non di dipendenza economica, da una posizione di forza e non di debolezza. E andrebbe a fare una vita nuova in avanti. Potrebbe sempre tornare a casa dai suoi genitori perché sta bene con loro, ma non sarebbe costretta a tornare per necessità, nella condizione di figlia debole.

Quando di fronte al problema ne creiamo un altro

Quante volte nella vita noi di fronte a un grande problema che non sappiamo come risolvere ne creiamo un altro? Molte, moltissime volte. Siamo di fronte a un meccanismo umano molto frequente, lo spostamento. Un meccanismo di difesa già individuato oltre un secolo fa dalla psicoanalisi.

Se pensiamo al caso di questa donna, ella sta cedendo a un automatismo. Sta disperdendo energie che le sono indispensabili per combattere la sua battaglia per il lavoro. Alla fine potrebbe finire per sentirsi sconfitta, a casa di sua madre, senza un lavoro e con il lutto della fine della sua relazione da elaborare. E lì, di fronte a lei il suo problema ancora da risolvere.

Ognuno di noi è quella giovane donna: resistiamo al cambiamento. Non vogliamo cambiare, pur sapendo che siamo noi a dover cambiare.

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Cristina Cattaneo Beretta

Cristina Cattaneo Beretta (ha aggiunto il nome della mamma al suo) (email) Laureata in filosofia ed in psicologia a Pavia, psicoterapeuta, dottore di ricerca in filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica, ha condotto studi sul linguaggio simbolico e il suo uso terapeutico (Cristina Cattaneo Il pozzo e la luna ed Aracne). Studia le esperienze di rinnovamento creativo e i processi amorosi, approfondendo in particolare il tema della dipendenza affettiva. Ha pubblicato con Francesco Alberoni: L’universo amoroso (Milano, 2017 ed. Jouvence), Amore mi come sei cambiato (2019 Milano, ed. Piemme Mondadori), L'amore e il tempo (Aracne 2020).

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