La costruzione della conoscenza

16 Maggio 2021



'}}
'}}

In questi giorni la biblioteca del mio quartiere è chiusa per ristrutturazione. Mi manca vagare fra i suoi scaffali colmi di poesia, storie e saggi. Un disagio, certo, ma presto riaprirà e nel frattempo posso andare in qualche altra biblioteca. Prima della temporanea chiusura ho preso a prestito Libri al rogo scritto da Lucien X. Polastron. La lettura mi ha indotto a riflettere sul sapere contenuto nei libri e sull'accessibilità della conoscenza.

Che accadrebbe se la mia biblioteca e qualsiasi biblioteca venisse distrutta e tutti i libri fossero gettati e bruciati?

Questo scenario si è già presentato molte volte nella storia umana, come racconta Polastron. Dalle argomentazioni del testo sembra che, una delle ragioni di queste distruzioni, stia nella volontà di sopraffazione di una cultura su un’altra. Scrive infatti: “(…) il libro è il doppio dell’uomo, bruciarlo significa uccidere. E a volte, addirittura, le due cose vanno di pari passo”.

L’autore sostiene la tesi che la costruzione della conoscenza umana sia stata opera di un Occidente predatorio, che avrebbe distrutto il sapere conservato in papiri e libri. Altri studiosi ritengono che il sapere occidentale non sia altro che una riscrittura di sapienze antiche provenienti dall’estremo e medio oriente, rielaborate in teorie e sistemi scientifici veri e propri. Altri ancora, infine, ritengono che la cultura occidentale sia, per così dire, totalmente autosufficiente e che non vi sia stata alcuna assimilazione o distruzione di conoscenze preesistenti. Nell’altrove non vi sarebbe mai stata conoscenza dotata di coerenza logica e scientifica. Il tema è certamente controverso e il dibattito apertissimo. Manca l’oggetto del contendere, le culture scomparse sono, per l’appunto, inesistenti e quindi è possibile ritenere che siano state cancellate o che non siano mai esistite.

L’umanità, a prescindere dalle prospettive controverse che non riescono a prevalere l’una sull’altra per assenza di prove decisive, ha comunque coltivato la conoscenza.

Questa ha assunto a mio avviso la forma sia di utensili sia di teorie interpretative sul mondo. Con questi ausilii abbiamo accresciuto la nostra capacità di adattamento. Nel terzo millennio, l’umanità ha scelto il pensiero occidentale a rappresentante della scienza dell’azione; la tecnologia. Le scienze si son fatte ancelle per accrescerne la forza di controllo e impatto sull’ambiente e sulla quotidianità. Magari le cose potevano andare diversamente con l’apporto di conoscenza e cultura proveniente da altre aree del pianeta, ma apparentemente non è andata così. Volgendo lo sguardo a ritroso, scorgiamo i padri del pensiero, Socrate ed Aristotele, ma non ci pare di vedere altro che la linea di pensatori che da lì arriva fino a noi, conformato in sistemi di pensiero scientificamente e logicamente coerenti. Nelle infinite guerre sono sparite popolazioni, culture, canti, religioni, conoscenza. Sono convinto che manco ci si ricordi più, la grande maggioranza dei nome di queste culture e popoli scomparsi. Non abbiamo le prove ma è probabile che molto sia andato perduto e ci toccherà scoprirlo nuovamente.

Condividi questo articolo

Back to Top
×