L’intervista del Corriere della Sera a Francesco Alberoni

23 Marzo 2023



L'intervista del Corriere della Sera a Francesco Alberoni
Corriere della Sera intervista Francesco Alberoni

Un estratto dell'intervista pubblicata sul sito del Corriere della Sera e nell'edizione cartacea del 22.03.2023

Alberoni: «La mia carriera spiccò il volo quando raccontai gli hippy» intervista del 22.3.2023

di Pier Luigi Vercesi

Professore, ma lei non è il teorico dello «stato nascente», concetti complessi che permettono di comprendere i «movimenti» e come si comportano le masse?
«Sì, ma nessuno mi avrebbe dato le opportunità che ho avuto se non avessi aiutato Piero Bassetti nell’affare più spericolato della sua vita».
Ci spieghi meglio.
«Inauguro la mia esistenza da adulto con il piede sbagliato. Mi iscrivo a Medicina a Pavia. Il professore con cui devo laurearmi, quando vede le mie 52 interviste a melanconici realizzate per la tesi, dice che quella è psicoanalisi, non psichiatria: o cambi passo o cambi mestiere. Per fortuna il rettore dell’università dirige anche il collegio Cairoli dove sono ospitato. Una mattina gli faccio la posta, lui capisce e mi dirotta sul professor Lattes, un ebreo che ha fatto l’esperienza dei campi di concentramento. Per farla breve, mi laureo con 110 e lode. A quel punto voglio diventare psicoanalista, ma mi spiegano che invece devo fare il medico condotto. Stringo i denti e porto i miei lavori a padre Agostino Gemelli all’Università Cattolica. Un tale mi comunica che è in Spagna. Insisto: "Vi lascio i miei lavori, fateli vedere a un assistente". Quando non ne può più, il tale prende i fogli e mi dice di aspettarlo. Passano due ore. Me ne sto andando mentre sbuca da una scala e dice che padre Gemelli mi riceve. Ma non era in Spagna?. “Si dice sempre così”. Scendiamo in uno scantinato e me lo trovo davanti. “Li hai fatti tu? Come ti chiami?” Alberoni. “Discendente del cardinale?”. No, noi siamo dei morti di fame. “Vai dall’amministratore e fatti dare una borsa di studio”. A settembre me la assegnano e padre Gemelli mi chiama perché Bassetti vuole capire se produrre tessuti per le doti in bianco, come è sempre avvenuto, o a colori, un’eresia. “Fai una ricerca”. Come si fa? “Come ti viene”. Con una Cinquecento usata batto l’Italia dalla Calabria a Bolzano. Ci stavano lavorando anche sociologi di fama pagati profumatamente. A me rimborsavano la benzina. Loro dicevano che le donne italiane adoravano il bianco. Io tornai convinto che erano tutte balle: l’80% era per il colorato. Lo dico a Gemelli e a Bassetti che, con una punta di follia, seguono il mio consiglio. Fu un successo e, quando si sparse la voce, nel giro degli imprenditori ero un enfant prodige, per i sociologi uno da uccidere in fasce».

La genesi dei suoi libri:
"Lascio Trento e vado a Messina per avere la tranquillità di metter tutto nero su bianco. Nasce Movimento e Istituzione e gli altri libri vengono a ruota. Innamoramento e amore viene tradotto in ogni lingua possibile"

Vede all’orizzonte movimenti che possono travolgerci?
«Due: uno è quello ucraino, ma non è nemmeno il più potente. L’altro è l’India. La sottovalutiamo perché interessa poco agli americani. Eppure è lì che dobbiamo puntare gli occhi. Lo dico da tempo; nessuno mi ascolta».

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