Nel suo saggio sugli uomini che nella nostra società sono tagliati fuori dal mercato erotico amoroso (vai all'articolo), Cristina Cattaneo sottolinea in più punti che per i giovani di oggi, la coppia che si innamora in modo passionale, esplosivo, sulla base dei puri sentimenti e desideri del momento, non ha valore, deve essere evitata perché può portare a un rapporto sbagliato e infelice. Lo stesso vale per la nascita di un figlio. Un figlio inatteso che “ capita” è un “figlio sbagliato,” e dovrebbe essere abortito. Esso è “ giusto” solo se voluto, desiderato, arriverei a dire programmato. Senza la riflessione, la scelta volontaria, l’atto di assenso positivo, restiamo nell’ordine della natura caotica senza ordine e imprevedibile, nelle mani del disordine, del caos e quindi dell’errore e del pericolo.
Tutto il mondo moderno, e con esso la scienza, consistono nel ricondurre sotto l’imperio della ragione e della volontà ciò che prima era accadimento, accidente, fortuna o sfortuna, caso. Un figlio voluto anche se nato da un utero in affitto o da un utero artificiale, se voluto e desiderato sarà perciò “giusto” e crescerà giustamente conforme agli standard stabiliti della nostra epoca e dalla sua opinione scientifica. Uno nato inatteso no. Di qui l’orrore verso tutto ciò che è nuovo, imprevisto e imprevedibile e, in particolare, l’orrore per l’irrazionalità del rapporto amoroso e soprattutto per quello violento e travolgente come l’innamoramento.
La modernità e la scienza si oppongono e correggono l’ordine che ha creato la natura nella sua disordinata evoluzione, lo disciplina, lo standardizza. È tipico del mondo moderno, infatti, la produzione di massa, l’agricoltura di massa, la monocultura. Tutto il marketing moderno è fondato sul sapere come si è comportato e quindi cosa vuole il cliente e nel dargli esattamente questo. Quindi non il nuovo, ma ciò che sa già. Il sogno degli economisti e dei sociologi è prevedere ciò che può accadere onde poter cambiare. Ma la natura procede nel modo opposto. La natura crea continuamente nuove forme, nuove combinazioni, le crea nel modo più disordinato e caotico poi lascia che si affermi quella più adatta e più forte. Pensiamo all’impollinazione: milioni di fiori, milioni di insetti che li impollinano disordinatamente col risultato di creare continue improbabili diversità.
La concezione che ho sempre sostenuto nel corso della mia vita e della mia ricerca, è una posizione diametralmente opposta a quella rigida e programmatica. Perché io ho considerato vitale e reale solo ciò che è nascente, cioè nuovo, imprevedibile come un germoglio di primavera che nessuno ha piantato, voluto o che hai piantato tu, ma resti sorpreso lo stesso. Vitale e reale non è l’atteso, ma l’inatteso, non è il prevedibile ma l’imprevedibile. Il reale è ciò che appare, si rivela, ti risveglia quindi il giusto l’appropriato non può essere deciso a priori ma solo dopo. Se quell’amore sarà felice o infelice lo vedrai in seguito. L’importante ora è che nasca, che travolga che si affermi, che emerga nell’essere.
Ne deriva che un mondo in cui tutto è previsto o prevedibile, in cui tutto è programmato e nulla inatteso, un mondo dove è evitata la creazione estemporanea e lo stupore del meraviglioso, questo mondo è privo di consistenza, è evanescente, senza spessore. Il tempo si appiattisce nell’attesa di ciò che sai già. É il contrario dell’avventura, della scoperta, dell’attesa amorosa dove aspetti la rivelazione, qualunque essa sia, col cuore in tumulto.
L’innamoramento rispetto all’accoppiamento casuale crea un legame forte che ha garantito la sopravvivenza della coppia eterogenea e dei figli per un tempo sufficiente. E conservando il suo carattere di ibridazione basata su fattori estetici, emotivi, irrazionali, inconsci, capricciosi e spesso incomprensibili, ha garantito la diversificazione rompendo il gruppo chiuso e incestuoso che avrebbe provocato l’estinzione della specie.
L'incontro con il diverso e l'inatteso
Quando uno si innamora di una persona nuova, sconosciuta, diversa e imprevedibile, mette in gioco il suo mondo, lo rifiuta e si apre a quello dell’altro per procedere oltre. Nel suo libro un amore Dino Buzzati immagina un uomo di 50 anni borghese, incapace di trattare le donne, perbene, conformista, pauroso, inibito, che si innamora di una giovanissima prostituta che viene dai bassifondi di Milano e rappresenta quel mondo popolare femminile lontano, vivo, ardente, inaccessibile che lui non ha mai avuto il coraggio di cercare e lo costringe a congiungersi proprio con questo, a fondersi con questo. Solo così si completa di ciò che non aveva voluto avere ed essere. Come succedeva alla ragazzina perbene inibita che va con lo psicoanalista perché rappresenta l’infrazione del sesso, del proibito e si fonde fisicamente con lui, oppure il caso del professore che si innamora della hippy di sinistra libera sessualmente pronta a tutto che corregge la sua deformità borghese, lo completa dandogli, anzi imponendogli la parte mancante che irrompe in quel momento storico e cosi ne libera l’energia creativa. È il rimosso che emerge e si fonde con la tua natura istituzionale. Il diverso, l’opposto, il trascurato, il respinto, si impossessa di te ti domina ti divora.
Amore unilaterale e bilaterale
E l’amore questo lo fa tanto se è bilaterale come se è unilaterale. Quello unilaterale, proprio perché aspira vuole la reciprocità, la completezza che non realizza può essere molto più intenso di quello bilaterale. Nella nostra mente, nel corso dell’evoluzione si e formato un engramma che mette in moto il DUE e l’innamoramento. Questo engramma è una forza che tende al suo completamento e produce come risultato in chi non riesce, una spinta che può durare per molti anni. Ce ne danno un esempio il Libro sempre Dino Buzzati (un Amore ) e la straordinaria forza della dipendenza emotiva descritto da Cristina Cattaneo (L'Amore e il tempo, cap. 3) che può mantenere il livello parossistico anche per decenni.
Ma è solo nell’amore bilaterale che creando il DUE si mettono insieme due vite e ciò che esse simboleggiano e si produce la fusione dei due mondi che infatti si scontrano e si confrontano in continuazione.
Mentre l’amore unilaterale è fatto di desiderio, di spasimo, di angosciosa attesa, quello bilaterale è fatto di confronti con un succedersi di distanziamenti e di ritrovamenti, di sintesi di svelamenti e di idillio. Quello unilaterale resta immobile congelato nell’attesa, l’altro è un continuo rinascere.
E nell’amore unilaterale e nella dipendenza emotiva che ne consegue che noi vediamo emergere in modo indelebile la natura esclusiva della persona amata e il nostro bisogno di esclusività. L’innamorato unilaterale vuole solo quella persona che invece non lo vuole nello stesso modo. Nella dipendenza emotiva chi ama vede l’altro come un assoluto insostituibile, come divinità unica che dice “Non avrai altro dio al di fuori di me”. Ma l’altro invece non ha gli stessi sentimenti esclusivi e se ne va quando gli pare e torna solo quando gli fa comodo.