C’è un fenomeno che mi ha sempre impressionato, la straordinaria differenza che nel corso della storia c’è sempre stata fra l’edilizia sacra e quella quotidiana, in particolare con quella della gente comune.
Per prima cosa vengono in mente le piramidi egizie, costruzioni smisurate dovute alla volontà di sopravvivenza del faraone, in realtà anche templi e simboli che congiungono il cielo e la terra, il mondo dei morti e il mondo dei vivi.
La stessa dismisura la troviamo nelle cattedrali medioevali del Duecento. Per esempio Chartres, Friburgo o Cremona. Oggi non le chiameremmo nemmeno città, ma paesi, villaggi, perché avevano cinque, diecimila abitanti. Con un castello, pochi palazzotti, molte casupole, talvolta ancora con i tetti di paglia, con vie strette, maleodoranti, senza fogne. Eppure, al centro, ecco sorgere una immensa e stupenda cattedrale di pietra, con guglie che si innalzano a cento metri verso il cielo. Monumenti mirabili che ancora oggi ci affascinano e ci trasmettono emozioni profonde. Nelle cattedrali oggettivavano tutta la loro energia, la loro creatività, le loro speranze, le loro aspirazioni. Vi mettevano tutto ciò che di buono, elevato, nobile avevano nella loro anima. Vi rappresentavano una meta altissima, il divino, il morale.
Nell’epoca delle monarchie assolute i re si sono costruiti dei palazzi immensi di cui il prototipo è Versailles in cui affluivano i nobili che il re faceva divertire e teneva così sotto controllo. Non c’era nulla di elevato in queste immense costruzioni ma solo occasioni di svago divertimento, gioco, erotismo, vanità.
Se cerchiamo adesso il corrispondente delle piramidi, delle cattedrali e delle regge cosa troviamo? Il grattacielo che tende verso l’alto ma non perché vuole valori elevati, ma solo per poter emergere, per dimostrare il potere dell’impresa o della città o dello stato che lo ha fatto. Esso è ostentazione di potenza e di privilegio. Credo che l’esempio migliore sia Dubai, una città sorta dal deserto grazie a spese immense. Una città di grattacieli un immenso supermercato finanziario che fa da ponte fra l’occidente e l’Asia, simbolo di vita agiata senza bisogno di lavorare.
Forse la nostra classificazione è troppo semplice. Le piramidi rappresentano il rapporto fra il mondo dei morti e quello dei vivi. Le cattedrali lo slancio verso l’assoluto. Le grandi regge lo svago il gioco e la vanità. Gli ultimi grattacieli la ricchezza finanziaria. Tutti simboli che rimandano ad altro. Che cosa allora oggi ci indica il futuro, un modo di vivere, una meta?